Le grosse padelle che guardano il cielo di Niscemi, Sicilia, non
servono per offrire oasi artificiali di sosta a uccelli migratori.
Sono giganteschi radar, sono gli occhi e le orecchie con cui gli Stati
Uniti guardano e ascoltano il mondo. Un mondo che desiderano
assoggettato al loro controllo e alle loro necessità di accaparramento
e consumo.
Servono per ammazzare, per guidare da migliaia di chilometri di
distanza velivoli di offesa e monitoraggio chiamati droni, aerei senza
pilota che uccidono “in modo intelligente” e che, quando vengono
abbattuti, non lasciano nella cosiddetta “opinione pubblica” quel
senso di disagio ed egoistica contrarietà che nascono così spesso
dalla morte di chi porta la divisa del nostro stesso colore.
Al contempo, a Niscemi come in Val Susa, e così in sempre più luoghi
in Italia, assistiamo a una crescente militarizzazione del territorio,
segno evidente di come istituzioni delegittimate stiano affrontando
questa stridente normalità di abuso e impopolarità in modo
emergenziale. E quindi, per l’ennesima volta, ascoltando anche le
parole di pace di alcuni ministri italiani favorevoli a questo
progetto di guerra, assistiamo a come il linguaggio sia il più potente
strumento di costruzione della realtà.
Incontrando sabato 2 febbraio alcuni attivisti No MUOS cerchiamo di
trovare un dizionario in cui le parole abbiano finalmente senso e ci
aiutino a descrivere e comprendere quello che succede in Sicilia, in
Italia e nel mondo, mentre la guerra impazza.