IL FUOCO NON SI È SPENTO
Questo 25 aprile ci trova a lottare contro il governo più a destra nella storia del paese. Si sente spesso dire che ormai la lotta tra fascismo e antifascismo sia cosa passata e che questa celebrazione sia una ricorrenza vuota. Sappiamo che non è così. Il fascismo oggi non è solo un richiamo nostalgico al passato: da un lato esistono ancora diversi gruppi esplicitamente neofascisti; dall’altro negli anni i maggiori partiti di destra hanno adottato linguaggi e politiche molto vicini a quelle fasciste. Questo crea un clima culturale e delle politiche che incidono materialmente sulla vita di tuttə e soprattutto delle comunità marginalizzate. Qualche giorno fa, per esempio, Meloni ha affermato che il problema economico in Italia non si risolve con “i migranti” ma mettendo a lavorare quella che ha definito “riserva inutilizzata”: le donne, ovviamente intese come bianche e italiane. Mettere al lavoro questi corpi risolverebbe anche il calo demografico e impedirebbe così quella che Lollobrigida, sempre qualche giorno fa, ha chiamato “sostituzione etnica”. Le politiche patriarcali per la natalità (di cui abbiamo già avuto un assaggio con proposte di legge anti-abortiste) e i discorsi di odio razzista nascondono decenni di politiche volte a distruggere lo stato sociale e le tutele per chi lavora. La disoccupazione femminile, i lavori di cura sottopagati e invisibilizzati, il gender gap, la difficoltà di conciliare i tempi di vita e lavoro non sono responsabilità di chi migra in Italia ma il frutto di precise politiche neoliberali. Inoltre, quello sulla “sostituzione etnica” è lo stesso linguaggio dei suprematisti bianchi che in questi anni hanno commesso attentati terroristici in tutto il mondo. A livello internazionale, negli anni il terrorismo di estrema destra ha aggredito e spesso ucciso moltissime persone colpendo le comunità migranti, lgbt+ e musulmane. In Italia nel 2018 a Macerata il candidato leghista Traini sparò all’impazzata in pieno centro e ferì sei uomini africani; nel 2011 a Firenze Casseri, attivista di Casapound, uccise a colpi di pistola due ragazzi senegalesi, Samb Modou, e Diop Mor. Oltre a questi casi più eclatanti accade spesso che individui e gruppi fascisti vengano trovati in possesso di armi, o che vengono alla luce dei loro ipotetici progetti terroristici ed eversivi e contatti con gruppi paramilitari neonazisti internazionali. Qualche settimana fa, a Reggio Emilia, un fascista è stato sorpreso da alcunə antifascistə mentre, armato di pistola, scriveva su un muro. Non intendiamo creare allarmismo o esagerare la portata di questi fenomeni, ma pensiamo sia importante mantenere alta l’attenzione per contrastarli. Questi attentati, pur sembrando casi isolati, sono l’estrema conseguenza di una battaglia culturale e politica portata avanti dall’estrema destra a livello internazionale: collaborando con i media mainstream ha creato un clima culturale reazionario e violento e promosso leggi sempre più discriminatorie. Basti pensare alla recente dichiarazione dello stato d’emergenza per l’immigrazione, che comporterà un’ulteriore regolamentazione dei flussi migratori e il potenziamento delle strutture per il rimpatrio, o al tentativo di criminalizzare la GPA e togliere diritti a figli di coppie omogenitoriali. In questo contesto essere antifascistə oggi significa sia combattere i gruppi neofascisti radicati nelle nostre città, sia opporsi e a queste narrazioni e agende politiche. Riteniamo che questo non sia possibile alleandosi alla sinistra istituzionale e liberale. Quest’ultima non è riuscita a costruire un discorso contro-egemonico e una politica di liberazione e giustizia sociale, conservando le strutture di potere del ventennio e abbandonando la spinta rivoluzionaria che ha animato le lotte partigiane. Mentre la sinistra tradisce questa eredità, la destra porta avanti da decenni un attacco “anti-antifascista” contro la memoria della Resistenza e i valori del 25 Aprile. Emblematiche sono ad esempio le ridicole dichiarazioni di La Russa sull’azione di via Rasella. Non a caso, l’antifascismo militante in Italia è sempre stato duramente represso sia da destra che da sinistra con la ridicola retorica del “fascismo degli antifascisti”, paragonando le azioni antifasciste agli attacchi squadristi. Lo sappiamo bene anche a Monza, dove in anni recenti azioni antifasciste sono state condannate dalla sinistra locale. Nella nostra città, nonostante la presenza militante dei gruppi neofascisti sia diminuita, esistono delle associazioni socio-culturali appartenenti a quell’area e con rapporti diretti con Fratelli d’Italia e la Lega. Inoltre, a Monza la scuola è un terreno di scontro fondamentale per la lotta antifascista: è proprio lì che i gruppi e partiti neofascisti stanno provando a infiltrarsi tentando di arruolare giovani e fare propaganda. Per questo è importante la nascita e crescita di collettivi studenteschi in grado di togliere terreno a questi gruppi. Non lasciamo nessuno spazio ai fascisti e continuiamo a costruire insieme immaginari e pratiche alternative e rivoluzionarie. MONZA ANTIFA-
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