Dopo lo sgombero di martedì 26, mercoledì sera abbiamo portato i nostri corpi e le nostre voci nel centro di Monza, fuori dal palazzo del Comune. Con rabbia e determinazione un’assemblea di quasi 150 persone si è espressa sull’impronta repressiva che Giunta e Polizia hanno dato al governo del territorio, sulle esigenze e i desideri di chi vive realmente questa città e sulla volontà di cambiare radicalmente lo stato di cose presente.
Per iniziare abbiamo smontato le ridicole “giustificazioni” della Questura sull’urgenza dello sgombero di via Val d’Ossola per “motivi di sicurezza”: sappiamo che “l’ammaloramento” delle strutture è un pretesto con cui Polizia e Giunta Pilotto si liberano di ogni responsabilità politica riguardante lo sgombero, relegato a una questione “tecnica“.
Tante persone hanno poi raccontato di come abbiano trovato nel Boccaccio un luogo accogliente per dare forma ai propri progetti e a nuove forme di vivere insieme. La parte più giovane della città ha preso parola sull’inesistenza di spazi di socialità libera, di espressione artistica, di cultura, di possibilità di fare politica in prima persona, di luoghi sicuri per le persone LGBTQ+. Al contrario, si è messa in risalto la totale incapacità della Giunta, in tutte le sue articolazioni, di realizzare quel “cambio di ritmo” di cui si era riempita la bocca in campagna elettorale. Deserto sociale e culturale, speculazione edilizia, cementificazione, polizia: questa è Monza sotto le Giunte di centro-sinistra come di centro-destra.
Abbiamo sottolineato che gli ultimi due sgomberi del Boccaccio si devono inquadrare nella più ampia cornice politica nazionale: il governo Meloni, dal fantomatico decreto “anti-rave”, sta provando a colpire il mondo dell’autorganizzazione, con una ostilità particolare verso gli spazi occupati, come testimonia la circolare di Piantedosi sul tema e il post social del Ministro degli Interni proprio sullo sgombero del Boccaccio. Gli spazi occupati sono sotto attacco in tutta Italia, così come le possibilità di manifestare, scioperare e organizzarsi politicamente insieme. In un contesto di guerra e di crisi sociale, economica, ambientale e politica, a questo progetto servirà opporre tutta la nostra intelligenza e forza strategica da qui in avanti.
Mercoledì abbiamo compiuto insieme un altro passo per rivendicare collettivamente la necessità di avere spazi sociali liberi e autogestiti: la loro conquista e la loro difesa avranno bisogno del sostegno attivo da parte di tuttə. Qualcuno al microfono ha detto che “Non esistono soggetti passivi nella lotta” ed è nel solco di questa affermazione che stiamo imparando a conoscerci, costruendo nuove complicità, riabituandoci alla piazza, a vivere attivamente gli spazi della città e trasformarli.
Per questo, intervento dopo intervento, l’assemblea è sfociata spontaneamente in un corteo giovane e ribelle che ha attraversato il centro fino ad arrivare al NEI, reclamando a gran voce la necessità di occupare e vivere i pochi spazi di socialità libera rimasti in città. Alla faccia della repressione sbirresca e della vigliaccheria di questa Giunta.
A molto presto.
FOA Boccaccio 003
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