Sono quasi passati dieci anni dalla tragica notte del 16 marzo 2003 e oggi ci ritroviamo in una situazione umana e giudiziaria simile a quella passata.
Fortunatamente l’aggressione ha avuto un esito meno grave, anche se potenzialmente poteva essere mortale.
Per noi la dinamica dei fatti è molto chiara oggi, come chiara lo era il giorno dopo l’uccisione di Davide Cesare nel 2003.
Allora, con tenacia ferrea, riuscimmo a smascherare le menzogne di Stato subito incentrate sulla de-politicizzazione dell’accaduto sminuito in concerto anche dai media in una “rissa tra punk” e riuscimmo ad abbattere la grave falsità di “sequestro di salma da parte degli amici e amiche del deceduto Davide Cesare Dax”, che giustificava le cariche nei riguardi dei compagni e compagne presenti presso l’ospedale San Paolo di Milano.
Perchè questo parallelismo?
Perchè la ferita aperta dieci anni fa nell’antifascismo militante ancora sanguina e la nostra determinazione insieme alla ricerca delle responsabilità di coloro che inneggiano a violenza, razzismo, omofobia e squadrismo sono diventate perentorie.
La cultura dei coltelli porta morte e i luoghi che la diffondono sono sempre più numerosi e chiari. Nonostante gli appoggi della destra istituzionale milanese e lombarda, non riusciranno a spogliarsi delle responsabilità politiche che hanno avuto in questa vicenda. Le sedi squadriste dei fascisti devono essere chiuse, senza se e senza ma, senza la minima tolleranza.
Oggi non piangiamo un compagno come dieci anni fa solo per il “caso”.
Il nostro compagno è fisicamente imponente; la sua “pellaccia” ha resistito e solo la fortuna non ha portato al peggio.
Vogliamo chiarire qualche punto rispetto all’accaduto di domenica nella metro della Stazione Centrale alle ore 16:15 circa, tra i due boneheads e il militante antifascista. Senza scendere nei dettagli, lavoro che lasciamo agli inquirenti (verso cui la fiducia è limitata), riteniamo altresì fondamentale dire due parole agli amici, amiche, compagni, compagne e a tutti coloro che in questi anni abbiamo conosciuto e con cui abbiamo coltivato forti legami.
I nazifascisti erano due, hanno ingaggiato un corpo a corpo sulla banchina della metro verde, accoltellando con 3 colpi d’arma bianca il nostro compagno, fendenti che hanno causato lacerazioni di fasce muscolari addominali e sfiorato per pochi millimetri l’arteria aorta.
I due hanno inseguito il ferito fino alla banchina della metro gialla, sempre nella Stazione Centrale, rimostrando le armi e cercando di infliggere altri colpi, il tutto verosimilmente sotto le telecamere di videosorveglianza. Per fortuna, il nostro compagno ha trovato riparo in un bar.
Lasciamo a voi altre interpretazioni legate alle documentazioni reali di medici e prove video che andranno a incidere sulla lealtà e l’azione di questi due individui.
Il punto che sottolineiamo è che non ci interessa catalogare questi personaggi in una o in un’altra squadraccia milanese: restano membri della stessa servitù fascista.
SENZA MEMEMORIA NON C’E’ FUTURO, CONTRO IL FASCISMO TOLLERANZA ZERO
I compagni e le compagne di Dax – Milano, 5 dicembre 2012