Il 13 luglio si è concluso al “Maracanà” di Rio de Janeiro il Mondiale brasiliano, il 13 settembre sul campo “Enrico Bracesco” di Monza si svolgerà la terza edizione del MUNDIALITO SOCIAL CAMP. Tra i due eventi, oltre a una significativa distanza spazio-temporale, intercorrono differenze profonde. Unico comune denominatore, il calcio.
Da una parte, archiviato lo spettacolo sportivo offerto per poche settimane, si paleseranno come eredità sgradita per la comunità brasiliana contraddizioni socio-economiche ancor più profonde rispetto a quelle già rilevanti che attraversavano il paese prima dell’avvento dei Mondiali, con lo spettro di un nuovo mega evento all’orizzonte, le Olimpiadi del 2016 proprio a Rio.
Dall’altra la crescita dell’appuntamento monzese, giunto alla sua terza edizione, ci induce a intravedere il punto di svolta del percorso fatto in questi anni in tema di sport popolare a Monza. Un concetto che significa una forte presa di coscienza rispetto al ruolo che la pratica sportiva può assumere nella società di oggi, come vettore di consapevolezza sui temi centrali dell’antirazzismo, dell’integrazione, dell’impegno e della coesione sociale, argomenti spesso lontani (o trattati in maniera assai superficiale o strumentale) dal calcio main stream che nei Mondiali ha trovato la propria vetrina planetaria.
L’esperienza acquisita in questo ambito nei tre anni di autogestione della nuova struttura che ospita le attività del Boccaccio necessita un salto di qualità e vorremmo che la scadenza del Mundialito 2014 costituisca il momento in cui dare una struttura più solida a questo vissuto, proiettandolo verso obiettivi più ambiziosi.
Ma torniamo per un’ultima volta in Brasile: la debacle della nazionale italiana ha generato una reazione a catena che ha portato alle dimissioni del Presidente della F.I.G.C. Giancarlo Abete e presumibilmente il prossimo 11 agosto si terranno le elezioni per designare un nuovo presidente federale. Sapremo allora chi guiderà la Federazione, oggetto in questi ultimi anni di profonde critiche relative alla cattiva gestione del mondo del calcio in Italia.
Non è un segreto per nessuno che il Boccaccio ha occupato e riqualificato proprio una proprietà della F.I.G.C. dismessa da anni, uno di quei tanti campi di periferia sui quali le politiche miopi (a cui facevamo cenno poco sopra) hanno smesso di investire, creando i presupposti per una graduale dismissione. E fu così che l’ex centro sportivo “Ezio Mauro” di via Rosmini venne abbandonato e il campo da gioco cominciò a popolarsi di alberi spontanei.
E’ stato in questo frangente che, nell’ottobre 2011, “abbiamo preso la palla al balzo” e, occupato la stabile, abbiamo iniziato subito a recuperare le strutture prima di una loro irrevocabile compromissione, dando vita a diversi progetti di sport popolare focalizzati sulle discipline del calcio e della boxe. Si palesa quindi un’altra dicotomia: la malagestione istituzionale contrapposta alla capacità dei soggetti sociali informali di farsi carico di processi virtuosi di autorganizzazione e intervento sociale.
Si è in questi anni una progettualità innovativa per la città di Monza, basata sulla gratuità, sul libero accesso, sull’antirazzismo e sulla connessione con le tante tematiche che attraversano la vita dello spazio sociale: è nel solco di questo percorso che intendiamo proseguire, confrontandoci soprattutto con altre realtà italiane che, con maggiore esperienza di noi, hanno consolidato progetti e vissuti significativi, recependo stimoli e provando a replicarli sul nostro territorio.
E’ con questo spirito che stiamo organizzando la terza edizione del Mundialito, che quest’anno si arricchirà di momenti di confronto nel corso della giornata di venerdì 12 settembre e poi, come consuetudine, si svilupperà come giornata sportiva sabato 13, per concludersi con un concerto serale.
FOA BOCCACCIO 003 e TRATTORIA BRACESCO