Siamo i precari e le precarie che si ritrovano da mesi negli Stati generali
della precarietà, e che da gennaio stanno preparando uno sciopero precario, uno
sciopero dentro e contro la precarietà che dimostri che se ci fermiamo noi si
blocca il paese. Abbiamo intrapreso questo cammino con le mobilitazioni per il
diritto all’insolvenza, la partecipazione allo sciopero dei migranti e alle
battaglie contro il razzismo istituzionale, la Mayday di Milano, l’agitazione
dei precari dell’editoria al Salone del libro di Torino, l’attività dei Punti
San Precario, le giornate di piazza contro Brunetta, l’occupazione del teatro
Valle a Roma, le mobilitazioni in Val di Susa e quelle studentesche dello
scorso autunno, l’assemblea del 10 ottobre a Roma in difesa dei beni comuni. Il
23 luglio, a Genova, ci siamo incontrati per rilanciare questo percorso e per
affermare, verso lo sciopero, il punto di vista precario.
Il nostro prossimo appuntamento è alle porte: ci rivedremo il 25 settembre a
Bologna per la Costituente dello sciopero precario, una grande assemblea aperta
a tutti i precari e le precarie, nativi e migranti, così come a movimenti,
sindacati, attivisti che vogliono partecipare a questo processo. Si tratta di
una prospettiva che già travalica i confini nazionali: a Bologna discuteremo
insieme della nostra partecipazione alla giornata di mobilitazione globale del
15 ottobre, lanciata dagli indignados spagnoli. Noi ci saremo perché crediamo
che oggi più che mai la lotta alla precarietà e alle politiche di austerity
debba avere una dimensione transnazionale. Non ci interessa segnalare la
necessità di un’alternativa politica e di un ricambio di governo, né candidarci
a occupare quel posto. Ci interessa che anche in quell’occasione i precari e le
precarie possano essere protagonisti, e che la costruzione di quella data sia l’
occasione per accumulare la nostra forza e per colpire l’onnipotenza dei
profitti.
Nei mesi passati abbiamo avuto modo di discutere dei contenuti delle nostre
lotte: un reddito di esistenza incondizionato e un nuovo welfare; il diritto di
insolvenza per chi non può essere in grado di pagare la crisi; la rottura del
legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, che sulla pelle dei
migranti fa vedere la faccia transnazionale della precarietà. La posta in gioco
oggi è quella di fare un passo avanti: a Bologna vogliamo discutere di come
costruire legami tra uomini e donne che sono allo stesso tempo uniti dalla
comune condizione di precarietà e separati dalle divisioni che fanno la forza
delle imprese. La posta in gioco è quella di ripensare e riprendere in mano la
pratica dello sciopero nell’era della precarietà. Non è una sfida da poco:
quelli che intendono raccoglierla si vedranno a Bologna il prossimo 25
settembre.
Stati generali della precarietà