Nel corso di questa esperienza collettiva definita “pandemia” e a seguito dei provvedimenti presi mirati a “difendere” le nostre esistenze dal pericolo biologico, alcun* compagn* hanno ritrovato i ritmi naturali, inforcando la zappa, contribuendo a sviluppare un progetto già informalmente attivo da anni.
Dal 2008 persone diverse che hanno attraversato in Boccaccio, si sono spinte fino alle propaggini ultime dello spazio, in fondo al campo di calcio: là, sulla superficie erbosa che era a sua volta un campo di calcio a 7, hanno dato forma alla propria immaginazione, usando testa, mani, braccia e cuore: ne è nato un orto, un giardino, una sperimentazione di permacoltura… non è ben chiaro cosa sia, di certo è un esperimento in cui si è provato a rappresentare un’espressione di convivenza tra uomo e natura. Un luogo dove stare bene, osservare, respirare, fare. Fiori, piante spontanee, ortaggi, uno stagno. Tutto incorniciato tra alberi da frutto e mura di capannoni abbandonati. La “normalità” fittizia alla quale la vita frenetica della città ci aveva abituato, immiserendo l’individuo nelle sue capacità promotrici, intellettuali e umane, ci ha esposto più o meno inconsapevolmente alla subordinazione di decreti e regolamenti last-minute. Resta a casa! Esci solo per la spesa! L’individuo è stato ridotto a “zombie” più o meno stipendiato, incapace di autogestirsi e di agire autonomamente nella tutela propria e degli altri. Invece noi crediamo nell’autogestione, nel rispetto delle sensibilità altrui e della natura, tanto perduta e maltrattata, quanto pronta a risorgere con una spontaneità sorprendente…. Fa parte dell’autogestione emanciparsi dalle logiche della produzione intensiva e del profitto, in tutti i suoi campi. Quell’attaccamento alla vita cavalcato dalla paura che ha fatto chinare le teste a tutti non è più importante della difesa dell’ambiente e delle tecniche di produzione, poiché è evidentemente direttamente collegato ad essa. Ci hanno minacciato con grane pecuniarie, ma l’unico reato concreto è lo sfruttamento ambientale e animale; il resto sono solo ricatti tra esseri umani che hanno perso il senso della loro esistenza.
L’autoproduzione non solo ci libera dalla compravendita capitalista e di sfruttamento, ma facilita un processo di evoluzione individuale e sociale, legato alla soddisfazione personale e quindi alla felicità. Siamo sicuri che la realizzazione personale si esprima tramite la socialità e anche in queste forme, nel rifiuto di un lassismo imposto, nella libertà di scelta e nel disporre un tempo scevro da ritmi dettati dal capitale e, per questo, denso di significato. Nel territorio che abitiamo, densamente popolato e costruito, è di fondamentale importanza disporre di questo spazio occupato, non solo per la terra, per l’orto e le altre attività che qui sono attive, ma soprattutto per la libertà di crearsi e viversi una comunità lontana dalla delega e dall’autorità. Senza l’occupazione nessuno di noi avrebbe potuto creare questo piccolo paradiso di libertà. Per questo continueremo a lottare per difendere questo luogo e a farlo vivere, insieme a tutti coloro che vorranno essere partecipi, con nuove idee e progetti, o anche semplicemente volendo dedicare un pò del proprio tempo a coltivare un desiderio di libertà.
FOA Boccaccio 003
Se sei interessato/a al progetto scrivici su FB o passa in assemblea lunedì sera alle 21.30.