Chi devasta e chi saccheggia è lo stato
A più di due anni di distanza dai fatti dell’11marzo di Milano, il 13
Novembre 2008, avrà inizio il processo di cassazione per i 15 compagni
condannati a 4 anni di carcere per aver partecipato al corteo che tentò
di impedire la sfilata neofascista di fiamma tricolore.
L’imputazione per devastazione e saccheggio, l’applicazione del concetto di concorso morale e, conseguentemente, la lunga custodia cautelare, possiedono un significato politico inequivocabile: delegittimare e
reprimere ogni realtà di movimento che voglia muoversi al di fuori del quadro di compatibilità istituzionale. A Milano come a Genova, dove abbiamo visto infliggere pene superiori ai 10 anni sempre per
devastazione e saccheggio.
A fronte di questa stretta repressiva è apparsa evidente la complessiva impreparazione di coloro che dovevano occuparsi di dare una risposta. L’erosione degli spazi di libertà individuale e collettiva, non sono altro che il risultato della sistematica reiterazione da parte del potere di questi teoremi normativi da “stato di eccezione”: è
soprattutto attraverso l’elaborazione di pratiche di resistenza solidali e soprattutto rivendicative che possiamo contrastare le politiche di delimitazione della partecipazione portate avanti da quello stesso
ordine costituito che ci vorrebbe trasformare in individui docili e disciplinati.
11 marzo 2006, a cinque giorni dall’anniversario dell’assassinio di Dax, alcune centinaia di antifascisti/e scesero in piazza per opporsi alla parata neofascista della fiamma tricolore autorizzata dalla prefettura
e dalla questura di Milano, protetta da un consistente schieramento delle forze dell’ordine.
Mentre gli antifascisti si dirigevano verso porta Venezia, luogo da cui è poi partita la marcia della fiamma, scoppiavano scontri tra polizia e manifestanti.
Il bilancio dei rastrellamenti che seguirono alle cariche fu di 43 persone fermate tra cui tre minorenni. I compagni e le compagne fermati furono trasferiti in varie carceri della provincia. Venticinque rimasero in prigione per più di quattro mesi con l’accusa di concorso morale in devastazione e saccheggio.
I limiti espressi nella gestione della piazza non possono delegittimare o svilire le motivazioni che ci portarono ad opporci ai fascisti: proprio da questa analisi vogliamo costruire una rete di solidarietà, che sia
anche e soprattutto rivendicativa, nei confronti dei compagni e delle compagne che affronteranno, in terzo grado di giudizio, una possibile condanna a 4 anni e circa 5000euro di multe per i danneggiamenti che si verificarono durante il corteo. Crediamo sia importante sostenere e promuovere sin da ora un’insieme di
iniziative di autofinanziamento a livello nazionale, ovunque ve ne sia la possibilità, per sostenere i compagn* inquisit*.
Invitiamo tutte le realtà e tutti i singoli soggetti a promuovere autonomamente, secondo le proprie specificità, qualsiasi iniziativa per far fronte alle spese legali del processo per i fatti dell’11 Marzo2006.
L’assunzione di responsabilità, da parte di tutt*, davanti all’eventuale conferma della condanna, e la capacità/volontà di non lasciare soli, con i loro debiti e con le loro condanne i compagn* inquisiti significa rivendicare la giustezza del loro essersi messi in gioco in prima persona.
Vogliamo dedicare ogni iniziativa alla memoria di Valentina, arrestata e condannata per i fatti di quella giornata. Il suo sorriso ci accompagna nella lotta.
LibereRibelli
libereribelli@inventati.org