Ennesimo suicidio nelle carceri italiane: un detenuto italiano di 40 anni si è ucciso ieri nel carcere di Santa Maria Capua Vetere inalando il gas della bomboletta per cucinarsi e riscaldarsi cibi e bevande. Era un tossicodipendente italiano di 47 anni. E’ il 18esimo suicidio negli istituti penitenziari italiani dall’inizio dell’anno.
Negli ultimi dieci anni (2000-2009), i detenuti suicidi nelle carceri italiane sono stati 568, mentre nel decennio 1960-69 sono stati "soltanto" 100, con una popolazione detenuta che era circa la metà dell’attuale: in termini percentuali, la frequenza dei suicidi è quindi aumentata del 300%. I motivi di questo aumento sono diversi: 40 anni fa i detenuti erano prevalentemente criminali "professionisti", spiega Ristretti Orizzonti, mentre oggi buona parte della popolazione detenuta è costituita da persone provenienti dall’emarginazione sociale, spesso fragili psichicamente e privi delle risorse caratteriali necessarie per sopravvivere al carcere.
La media europea dei suicidi in carcere è di 1 detenuto ogni 1.000 circa e l’Italia è allineata a questo dato. Però bisogna considerare che nel complesso della popolazione italiana avviene un suicidio ogni 20.000 abitanti, mentre in Paesi come la Francia, la Gran Bretagna e l’Olanda si registra una frequenza pressoché doppia, quindi da noi è maggiore lo scarto tra popolazione libera e detenuti.