Andiamo a L’Aquila dopo 16 mesi dal terremoto, in agosto: risalendo l’Italia abbiamo deciso di vedere la città con i nostri occhi e stare con i ragazzi del 3e32. Non è un luogo comune: vedere dal vivo L’Aquila fantasma, poter far scorrere lo sguardo sulle crepe dei muri e rendersi conto di quante case sono vuote da mesi, crea amarezza e indignazione. Sono sensazioni che telegiornali e fotografie non suscitano, perché allungano le distanze fisiche, ma soprattutto emotive. Riesci a renderti conto che qui la gente viene presa per il culo apertamente, che qui il marcio dell’Italia ha raggiunto l’apice. La città è ricolma di militari ad ogni angolo delle strade.
Il 20 novembre 2010 ci torniamo.
Il Comitato No Expo organizza un pullman per partecipare alla manifestazione nazionale, il solo in partenza da Milano e dichiara “la crisi di questa città è la crisi di un intero sistema e quanto vivono è un modello che rischia di riproporsi, in dimensioni e modalità ancora più drammatiche. Manifestare a L’Aquila non significa solo essere a fianco di circa centomila persone. Significa soprattutto capire che le catastrofi oggi rappresentano sia la nuova frontiera dell’arricchimento, sia la forma di governabilità, il modello con il quale imporre l’ordine attraverso lo stato di emergenza. E’ il modello utilizzato in Campania per i rifiuti o in Val di Susa col TAV e che sotto altre forme vivremo nella città vetrina di Expo 2015”
È stato un corteo straordinario, che è riuscito ad esplodere di rabbia e ad implodere di tristezza in un equilibrio emozionante che ha invaso perfino la zona rossa della città. L’esercito è assente, a voi di tirarne le conclusioni. Siamo arrivati in piazza Duomo alle 17, sotto ad una pioggia incessante. Gli interessanti interventi dal palco, la raccolta firme per la legge di iniziativa popolare per la ricostruzione e la musica spontanea sotto ai portici pieni di gente non erano ancora terminati quando abbiamo preso la via del ritorno.
“Sono tanti segni che ci dicono che la vita continua e, a dispetto di tutto, produrrà intelligenza.” dal post di Sabina Guzzanti, 21 Novembre 2010