I segnali lanciati con i cortei contro lo sgombero di via Aspromonte 12 (quello pomeridiano studentesco e quello serale) e la successiva rioccupazione di via Durini 19 sono stati molto chiari. Indietro non si torna: lo spazio sociale a Monza, la sua esistenza, sono dati di fatto che diamo per consolidati.
Tutto il resto sono chiacchere di un talk show a cui non abbiamo interesse a partecipare, ma che guardiamo dall’esterno, negli intervalli del nostro lavoro quotidiano.
Vediamo come in consiglio comunale la compagine di Mariani cerca di destreggiarsi maldestramente di fronte alla forza messa in campo dalla F.O.A. Boccaccio, rifugiandosi nelle solite argomentazioni di carattere legalitario e nelle fandonie di presunti alfieri della sicurezza cittadina.
Il dato politico che emerge chiaro da settimane di mobilitazione è uno solo: la forza propulsiva delle idee e le energie che scaturiscono dalla nostra determinazione nel perseguire gli obiettivi sono aumentate e divenute capaci di abbattere gli ostacoli che questa Amministrazione ha cercato di porre sulla nostra strada.
Occorre sottolineare che finora tutto è avvenuto senza alcun turbamento dell’ordine pubblico, incidente, o disagio per la città, ma solo attraverso una strategia ben pianificata, frutto dell’intelligenza collettiva di centinaia di persone (studenti, lavoratori, disoccupati) che individuano pratiche e linguaggi in funzione degli obiettivi che ci si pone.
Però la rabbia accumulata in otto anni di repressione e sgomberi, di progetti mutilati sul nascere o dopo anni di consolidata validità, di trattative affossate, avrebbe legittimamente potuto declinarsi in altra maniera.
E’ chiaro che se qualcuno proverà ancora, in preda al delirio legalitario, ad affrontare “manu militari” le problematiche che solleviamo, che sono di natura sociale, culturale, politica, la risposta della piazza potrebbe essere diversa, calibrata su un accanimento inaccettabile nei nostri confronti.
L’ottavo sgombero non sarà tollerato: da via Durini ce ne andiamo solo se un nuovo spazio sarà pronto ad accogliere le nostre attività.
Dateci l’Apollo, dateci i magazzini di via Aspromonte 12, dateci uno spazio comunale qualsiasi (e ce ne sono tanti) così non dovrete preoccuparvi della nostra “incolumità” nell’attuale sede del Boccaccio, da alcuni definita “fatiscente”. Ci siamo stancati di proprietari che si ricordano dell’esistenza di questi spazi solo se qualcuno prova a recuperarli, per poi rivolerli indietro e lasciarli ancora a marcire (sorte destinata a tutti gli spazi che abbiamo toccato). Alla fatiscenza facciamo fronte col nostro lavoro quotidiano di recupero, perché noi questi luoghi li facciamo rivivere, non li danneggiamo, come l’ass. Villa ha affermato recentemente. Si vada a fare un giro in via Boccaccio 6 per verificare qual è lo stato dello stabile da quando è stato sgomberato.
Comunque per ora siamo in via Durini 19 e continuiamo nei nostri percorsi: il Boccaccio c’è e continua a operare, esprimendo contenuti e parole d’ordine chiare. Oggi, 6 maggio 2011, giornata di un controverso sciopero generale parliamo di lavoro e lo facciamo a modo nostro, sottolineando in primis la necessità di trovare nuove forme di sciopero che tornino a far male a chi ci ha reso precari, sfruttati, incarcerati nella dinamica di un’esistenza priva di prospettiva di reddito e diritti. La critical mass che abbiamo organizzato e che ha attraversato in maniera creativa la città, toccando alcuni luoghi simbolo di quelli che chiamiamo “assi della precarietà” (lavoro, casa, affetti, saperi, mobilità), è una piccola prova di “sciopero precario”, un esperimento per testimoniare che con fantasia e capacità di comunicazione si possono superare strumenti di lotta ormai incapaci di ridefinire i rapporti di forza tra chi produce ricchezza e non ne gode (noi) e chi invece la accumula sfruttandoci.
In questa giornata abbiamo anche deciso di inaugurare un nuovo spazio pubblico all’interno della F.O.A. Boccaccio: il Cafè Precario (http://boccaccio.noblogs.org/post/2011/05/05/inagurazione-cafe-precario).
Vogliamo che sia luogo di transito e di confronto tra tutti coloro che non si riconoscono nella Monza che viviamo oggi e in generale nel regime esistenziale a cui troppi si stanno abituando. Servono luoghi di conflitto, laboratori per studiare forme di lotta e ambiti di condivisione di saperi, conoscenze, esperienze. Servono luoghi collettivi, dove organizzarsi e pensare come utilizzare il nuovo spazio, facendo ripartire i percorsi nati in tre settimane di occupazione all’interno dello stabile di via Aspromonte 12. Speriamo dunque che questo Cafè sia un luogo di questo tipo.
F.O.A. Boccaccio 003
Via Durini 19, Monza
boccaccio.noblogs.org