Sono passati più di otto anni dalla notte in cui Dax veniva ucciso in via Brioschi a Milano da un gruppo di neofascisti.
Sono passati più di otto anni da quel 16 marzo 2003, da quelle lame infami.
Sono passati più di otto anni dai pestaggi dell’ospedale San Paolo, dove i compagni e le compagne di Dax accorsero per sapere come stava il loro fratello e che furono massacrati di botte dalle forze dell’ordine nelle corsie del pronto soccorso e nei pressi degli ingressi
dell’ospedale.
Quella notte, fascisti e polizia si macchiarono dei crimini più infami ai danni dei compagni e delle compagne, prima con le lame che uccisero Dax e ferirono un altro compagno, poi con i manganelli, le mazze da baseball, i calci e i pugni al San Paolo.
Quella notte ha costituito per tutti noi un momento dolorosissimo che resterà impresso per sempre nella memoria collettiva degli antifascisti, un momento che in tutti questi anni non ci siamo mai stancati di raccontare, di testimoniare, di denunciare, parlando di ciò che
avevamo visto con i nostri occhi, una realtà ben diversa da quella che raccontarono i media. E parlando soprattutto di chi fosse Dax, quali fossero le lotte che animavano la sua vita, come si declinasse il suo essere militante antifascista nella vita di tutti i giorni.
In questi anni, oltre all’instancabile testimonianza di ciò che era accaduto, abbiamo seguito da vicino anche le vicende processuali che hanno visto coinvolti alcuni di noi a seguito della mattanza del San Paolo. Numerosissime sono state le iniziative, costruite sempre in maniera autorganizzata, per sensibilizzare sulla vicenda e sostenere i
compagni coinvolti nei processi che lo Stato ha imbastito contro di loro.
Crediamo necessario continuare a riflettere su questi processi, anche e soprattutto con il passare del tempo, perché inesorabili le sentenze e i provvedimenti sanzionatori
(130000 euro sono i soldi che lo Stato e le Forze dell’Ordine chiedono come
risarcimento per i presunti danni subiti durante i pestaggi del San Paolo)
stanno colpendo chi già quella notte pagò un prezzo altissimo.
Non vogliamo lasciare soli i nostri compagni né smettere di denunciare l’assurdità e l’infamità di questo percorso processuale, prodotto di una logica repressiva a cui ci opponiamo con forza, costruendo reti di solidarietà attiva.