LA VAL SUSA PAURA NON NE HA

Percorriamo in macchina la strada buia di
montagna che porta verso Chiomonte e il campeggio che presidia la valle da
decine di giorni. La manifestazione del 3 luglio servì proprio a fermare il
cantiere della TAV e a conquistare lo spazio per poter piantare le tende e
rendere permanente la lotta. Parcheggiamo a bordo strada e capiamo subito che
c’è movimento. Ascoltiamo: la battitura per tenere all’erta le forze del
disordine è già attiva da ore, tutti battono ritmicamente con bastoni i
guardrail, e la risposta dall’altra parte arriva con gettate di idranti
orticanti e lacrimogeni. Questi contengono gas CS, vietato nei conflitti
internazionali e lanciati qui in Val di Susa, contro dei civili che difendono
la propria terra dalla devastazione ambientale ed economica che provocherà la
TAV. Altro che black block, fatidico corpo paramilitare di rango internazionale
che si materializzerebbe magicamente in tutte le situazioni un po’ scottanti
per impedire la globalizzazione! Ci siamo noi sotto i fumogeni nocivi: ragazze
e ragazzi che si armano di limoni e trattengono il respiro per arrivare al
campeggio per non restare intossicati, valligiani non più giovani che prestano
cure a chi viene colpito da fumogeni sparati ad altezza uomo, donne che di
giorno e di sera cucinano per le centinaia di persone che presidiano la zona
nel campeggio NoTav.

 

Come dirà poi Heidi Giuliani nel corso del suo
intervento al campeggio: “per trovare dell’informazione libera bisogna scavare
molto…un giornale…le prima pagine erano tutte foto di persone mascherate: ma
guarda un po’, se ti devi difendere dai lacrimogeni che cosa fai? ti metti il
rossetto o ti metti qualcosa davanti alla bocca?” (link video: http://www.youtube.com/watch?v=JnrPSsa7lAk ).
L’indossare una maschera non implica essere un anarchico violento e pericoloso,
come vengono descritti coloro che sono in valle. Ci sono intere famiglie,
perfino i bambini, lì a difendere la loro terra e il loro futuro.

Dissipatosi il fumo nocivo dei lacrimogeni,
respirato in grandi quantità da tutti i presenti, giovani o meno, militanti o
meno, della valle o meno, con le maschere o con i fazzoletti, torna la
tranquillità, ma c’è sempre chi sta di vedetta affianco al fuoco per ogni
evenienza e per tutta la notte. Nel campeggio si tiene alto il morale con
musica e danze e si sostiene continuamente l’economia locale utilizzando
prodotti locali, come il vino, che subirà un arresto a causa dei fumi chimici
che impestano il terreno e compromettono i raccolti futuri.

La vita nel campeggio è fatta di informazione e
partecipazione alla resistenza continua: sono continui gli aggiornamenti dei
movimenti a quello che è stato trasformato in un fortino, turni in cucina,
turni di pulizie, turni di vedetta, turni di battitura, arrivi degli alpini che
sostengono il movimento NoTav in barba al ministero che li ha chiamati come
rinforzi, arrivi di personaggi come Heidi Giuliani che tengono alto lo spirito
e la voglia di resistere.

 

Noi, Foa Boccaccio, come tante altre realtà e
singoli, provenienti dall’Italia ma anche dalla Francia, perché non solo al di
qua del confine trova dissenso la TAV, sosteniamo e continueremo a sostenere la
causa dei valsusini, sia in valle, partecipando concretamente alle iniziative e
sia nel nostro territorio, diffondendo informazione e denunciando ogni sopruso
e violenza ricevuti da polizia, carabinieri, squadre speciali (i Cacciatori)
come arresti e stati di fermi, identificazioni umilianti con foto di ogni segno
particolare del corpo, violenze fisiche come i fumogeni sparati ad altezza
uomo, utilizzo di armi chimiche illegali che causano danni di salute
permanenti.

 

Per restare aggiornati: www.notav.info

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