Car* compas,
e`pressoche` passata una settimana dalla partenza.
Non e’ volata, ma e’ stata piena.
Come ci scrive Rita, in una situazione linguisticamente piu` complessa
della mia, non poter comunicare e` frustrante.
Spero di non aver sottovalutato troppo questo aspetto, visto il ruolo
che mi si prospetta. Per fortuna non sono solo, sto con gente che e`
qui da un po’ e che ha ben chiara la situazione.
Sono stato un paio di giorni a Tegus, facendo conoscenza delle persone
e delle realta` che definiscono il progetto in cui mi trovo.
Poi mi sono spostato in una zona indigena tra i monti a est.
Situazione completamente differente, sotto ogni punto di vista.
Banalmente, si puo` passeggiare liberamente, mentre nella capitale e’
sconsigliato in molte zone e sempre di notte.
Qui a La Esperanza sta una rete di realta` indigene chiamata COPINH,
che anche avvalendosi di una radio cerca di portare avanti progetti
culturali e politici, dalla questione della violenza sulle donne
-diffusissima- alla difesa del territorio, alle questioni prettamente
politiche, sia locali che nazionali. Tanto per dire, nessuna delle
realta` che mi danno copertura ha accettato la realta` politica nata
dal golpe del 2009.
La lotta territoriale che al momento mi si dice essere imminente
riguarda la costruzione di una diga in una valle vicina. Non ho visto
nulla in giro sull’argomento.. non so, forse ne parlano in radio.
Forse la rete Climate Camp dovrebbe spostarsi qui dopo il meeting. Ne
sarei felice ;).
Da poco sono invece arrivato sul Pacifico, a Zacate Grande, in una
sorta di arcipelago.
Locazione ancora piu` agreste/bucolica/di mera sussistenza se non di
poverta`.. e politicamente piu` sfumata. Dieci comunita` sparse su un
territorio molto vasto, con questioni di lotta che vanno dall’accesso
alla terra coltivabile a quello al mare, mettendo insieme interessi
dei contadini e dei pescatori (che spesso sono la stessa persona).
Anche qui, la presenza del COFADEH -realta’ che cerca di monitorare
casi di violenza, rapimenti, omicidi nel paese- ha proprio questo
fine. In questi posti la vita vale poco ed e` tristemente facile
diventare un obiettivo se ci si espone pubblicamente.
A Zacate e dintorni il potere e` nelle mani di alcune famiglie,
latifondisti e alcuni politici nazionali, che vorrebbero trasformare
questa zona in un grande resort turistico.
Qui dovrei stare un paio di settimane, ci sono diverse persone
minacciate; noi dovremmo monitorare.
Questo sulla carta, per ora.. la situazione non e` particolarmente strutturata.
Spagnolo e caldo permettendo, anche le ore di nullafacenza passeranno.
Intanto domattina accompagnamo un campesino sotto minaccia, aiutandolo
nella raccolta del mais che coltiva.
Sveglia all’alba.. indi, adios!