I vestiti sono il simbolo dello sfruttamento delle masse, perciò ogni
vestito che indossiamo rappresenta una persona sfruttata ed un danno
ecologico al pianeta.
L’abito preconfezionato è un’imposizione del
sistema capitalistico per omologare e catalogare gli individui:
imparando a confezionarci gli abiti, potremmo liberare oltre che le
nostre menti, le nostre capacità manuali, per creare individualmente
un’esistenza migliore per la comunità. Nella storia, il proletariato ha
sempre provveduto a confezionare gli abiti più adatti alla propria
esistenza per praticità ed esigenze vitali. Non ha mai fatto così la
feccia dei padroni, rubando la vita alle operaie ed operai per
agghindarsi e pavoneggiarsi. Oggi, nella frenesia della nostra
esistenza, da altri programmata, non vogliamo o non possiamo più
ritagliarci il tempo per dedicarci a noi stessi, firmando condanne
all’ergastolo per milioni di lavoratrici e lavoratori, pur professando e
credendo fermamente ad un ideale di libertà che non prevede
sfruttamento, né tantomeno gerarchie o frontiere. Da questa analisi
dobbiamo riprenderci le tecniche e i lavori manuali che possono liberare
veramente noi e le persone a noi affini. Ognuno di noi ha una conoscenza
diversa e può condividerla con tutti, e questo è il primo e fondamentale
strumento di lotta ed emancipazione da un sistema capitalista. Nessuno
ci insegna più i fondamenti pratici per la nostra esistenza, abbiamo
tutto pronto, a portata di portafoglio, vendiamo la nostra vita,
prostituiamo le nostre esistenze per garantirci principalmente beni
effimeri, delegando ai nostri aguzzini la produzione di beni essenziali
quali alimenti, casa e vestiario, consentendogli una florida esistenza a
nostro danno.
Per questi ed altri motivi è nato e continua a resistere un corso di
cucito in uno spazio autogestito, che insieme ad altri corsi ed attività
proposte contribuiscono in modo concreto ad un’effettiva emancipazione.