LA MIGLIORE DIFESA E’ L’ATTACCO: AVANTI NOTAV!
Martedi 21 giugno l’ennesima operazione repressiva si abbatte sul movimento NoTav per la manifestazione del 28 giugno 2015. 23 militanti coinvolti: 3 arresti in carcere (tra cui Fulvio, valligiano degli Npa di 64 anni che ha rifiutato di stare ai domiciliari); 9 domiciliari con tutte le restrizioni e 11 obblighi di firma giornalieri (tra cui 2 signore di 60 anni).
Con massimo rispetto, ammirazione e solidarietà guardiamo a quei compagni che hanno deciso di prendere la repressione per le corna rifiutando le misure cautelari così come è avvenuto a Torino settimana scorsa rispetto ai 12 divieti di dimora volti a colpire la lotta contro i CIE.
Speriamo che questa pratica porti a nuove prospettive da cui le lotte possano trarre forza.
La migliore difesa è l’attacco… avanti NoTav!
Pubblichiamo qui di seguito alcuni estratti di tre lettere (da notav.info ).
La prima è di Eddy, giovane studentessa universitaria ancora ricercata della polizia alla quale il Gip dietro richiesta della procura Torinese vorrebbe imporre la detenzione domiciliare con le massime restrizioni (impossibiltà a comunicare con l’esterno). Eddy è ancora libera, ma ha fatto arrivare il suo pensiero alla fiaccolata di ieri sera ed è stato letto a tutta la manifestazione.
“appartengo ad una terra che pur di crescere rigogliosa combatte e che, pur nella fermezza che questa battaglia impone, ha saputo muoversi, gettando radici tra i boschi, sentieri e strade, attraverso vicoli di cemento fino in mare aperto…Essere No Tav per me significa prendere in mano le sorti del domani in cui dovrò abitare.
Un domani che non intendiamo regalare docilmente a un profitto ignobile, allo sfruttamento e abbrutimento della vita,nostra e della terra che tutti abitiamo…
Quello che non ho è la voglia di festeggiare il mio 25esimo compleanno agli arresti domiciliari, privata della possibilità di uscire anche solo di parlare con i miei cari, di farmi forte dei miei affetti, delle amicizie profonde strette dentro e fuori la lotta. Per un poco sarò in giro per i boschi con Giacu o salperò a bordo di una nave pirata, oppure chissà dove…
Ma sarà tempo che passerò comunque da quel lato della vita di cui tracciamo la direzione insieme e che ancora segneremo con la determinazione dei nostri passi. Avanti No Tav, ora e sempre, fino alla vittoria!”
La seconda è stata letta da Giuliano stesso che dopo aver partecipato all’assemblea popolare di Bussoleno, ieri era alla fiaccolata (infrangendo gli arresti) ed ha voluto condividere il suo pensiero.
La misura è colma.
Nella volontà di metterci in mezzo alla costruzione del progetto dell’Alta Velocità ci siamo incontrati in tanti.
Iniziare a guardare in modo diverso la terra in cui si vive per capire se le trivelle stanno arrivando.
Alimentare il passaparola, prendere la macchina per riuscire ad accorrere in fretta.
Recuperare del materiale da buttare sulla carreggiata per bloccarla.
Preparare un tè per scaldare la notte tutti insieme.
Prendersi la Maddalena, organizzare collettivamente le giornate e vivere questo spazio rompendo la propria quotidianità.
Non avere paura di difenderlo insieme.
Riscoprire i sentieri e trovare nuove vie per arrivare al cantiere, sperimentare modi diversi per attaccarne le reti.
Stringersi attorno a chi per tutto questo viene punito e non lasciarlo solo.
La lotta qui ha cambiato la vita di molti di noi.
La lotta qui è riuscita a dare molto filo da torcere alla realizzazione dell’opera.
Proprio per questo ci hanno attaccato da più fronti: hanno fatto di un cantiere un fortino, hanno militarizzato la valle, hanno promesso compensazioni e deciso tavoli di trattativa per guadagnarsi gli indecisi; hanno provato a spaventarci con multe, misure cautelari e arresti.
In questo quadro s’inserisce quest’ultima operazione repressiva.
Il 21 giugno la polizia ha bussato alle porte di molti di noi per portare ancora misure cautelari e arresti. In questo momento in cui gli ostacoli fanno faticare la lotta, viene colpita l’ostinazione di 23 persone, qualcuno che in valle ci vive e qualcuno che ha deciso di esserci con costanza.
Se di prima impressione parrebbe che non si siano fatti scrupoli obbligando persino delle signore di settant’anni a presentarsi quotidianamente dai carabinieri e utilizzando misure straordinarie come l’arresto e l’isolamento dopo una perquisizione, in realtà – a ben vedere – c’è la volontà precisa di stroncare la lotta.
Se questa volontà ci è già chiara da tempo, se gli spazi per lottare sono sempre più risicati, se le nostre vite sempre con più facilità sono legate a delle carte di tribunale, è arrivato il momento in cui tutto ciò non si può più accettare.
La misura è colma.
Ecco perché ho deciso di non trasformare la mia casa in prigione, me stesso in carceriere e permettere di essere allontanato dai miei affetti e dalla lotta. Consapevole delle conseguenze di questo gesto e sulla spinta di chi a Torino già ha sperimentato una strada come questa e ha rifiutato le misure cautelari, questa è l’unica scelta che ho sentito di fare.
Una scommessa di chi è stato colpito e di chi in Val di Susa e altrove vorrà vederci un’occasione per rilanciare la nostra forza.
La terza di Silvano, detenuto ai domiciliari con le massime restrizioni.
“…ciò che ci muove è il nostro amore per questa valle e questa terra, che da troppo tempo sono violate da chi non ha ancora capito che il vero problema sono loro, la loro presenza, con il loro cantiere, con la loro arroganza, che hanno fatto della sopraffazione e della violenza l’unica arma per imporre un’opera devastante…Questo stato calpesta una valle intera…Questo stato cerca di privarci di ogni libertà, tenta di indebolire il movimento No Tav, di fronte alle proteste di una popolazione intera…questa è la risposta di uno stato che ha già perso…I No Tav non si arrendono, riprendiamoci la valle, riprendiamoci il nostro futuro…