A poco più di una settimana di distanza dallo sgombero e dalla rioccupazione della FOA Boccaccio, condividiamo alcune riflessioni maturate a freddo nel corso di queste concitate giornate.
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La grande attenzione mediatica suscitata dallo sgombero di via Rosmini
11 ha evidenziato ancora una volta le enormi contraddizioni insite nel
progetto “Casa della Montagna”. Non ripetiamo quanto già scritto
nei mesi scorsi sulla collusione tra questo progetto e tristi logiche
speculative mentre riteniamo doveroso condividere alcuni ragionamenti sul goffo
tentativo messo in atto in questi giorni da parte dei vertici del CAI
di Monza per salvare la faccia di fronte a un’operazione evidentemente
squallida e meschina.
La retorica vittimistica sugli ostacoli da superare “lungo il
sentiero per la cima”, l’ossimoro per cui si pretende di “liberare uno spazio occupato”, nonché il patetico ritornello sul futuro
progetto aperto a giovani della città nascondono l’evidenza di una
scelta infame: se sgomberare il Boccaccio (unico spazio di libera
aggregazione sul territorio monzese) è il punto di svolta di un
progetto che si vuole vendere come “sportivo e aperto alla
cittadinanza”, allora è evidente come la sezione monzese del CAI
rappresenti un modello tossico di fare associazionismo, spregiudicato
e asservito alle leggi di mercato.
Divenuti proprietari di uno “storico prato” si preparano a cancellarne
l’identità fisica (che invece era stata una nostra prerogativa
conservare) con una colata di cemento e l’abbattimento delle strutture
preesistenti.
La vetrina sui “futuri progetti” del CAI di Monza ha in
questi giorni riguardato anche la prossima inaugurazione del “nuovo”
rifugio del Brentei in Trentino: anche questa circostanza, dal nostro
punto di vista (ma non solo), mette in luce la vocazione predatoria e
imprenditoriale della premiata ditta Cossa & co. L’ampliamento di un
rifugio a 2000 metri con spazi di lusso e sale da pranzo non ha nulla
a che vedere con un’idea di alpinismo autentica. Si tratta invece di
un intervento invasivo e che deturpa il paesaggio montano.
Questo per dire che continueremo nei prossimi mesi a monitorare ciò che accadrà sull’area di Via Rosmini, continuando a denunciare un processo di trasformazione urbanistica nocivo per tutti e tutte.
Nel contempo è questa l’occasione straordinaria per guardare con grande fiducia alle numerose bande di giovani che, a partire dal corteo e dalla rioccupazione, hanno
contribuito concretamente a dare forma al nuovo Boccaccio di via Timavo. Pensiamo sia questo il vero “protagonismo giovanile” di cui molto spesso si parla a sproposito.
Allo stesso tempo, con questo testo vogliamo ringraziare tutte quelle realtà che, solidarizzando con il Boccaccio, hanno preso posizione, non solo contro lo sgombero, ma contro le scelte del CAI di Monza: lo sgombero di uno spazio sociale storico è indubbiamente una questione politica pubblica e cittadina. Per questo motivo invitiamo ancora chi volesse, a diffondere e sottoscrivere questo comunicato, e a prendere parola sul tema, contribuendo al dibattito su quanto accaduto.
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FOA Boccaccio 003
via Timavo 12, Monza