COSA C’ENTRA L’AUTORECUPERO con la lotta contro cemento e speculazione.
Domenica #AGISCI, secondo appuntamento di LABYRINTHUS, si concretizzerà in una giornata di lavori di autorecupero dello stabile di via Timavo 12.
Cosa c’entra un’iniziativa di questo tipo con la lotta alle trasformazioni urbanistiche in atto?
1) Occupare un’area abbandonata da decenni, su cui la proprietà si immagina di costruire un quartierino di palazzine di lusso da 3 piani, significa affermare esplicitamente la nostra contrarietà a un modello di sviluppo urbano basato esclusivamente sul cemento e il nuovo residenziale.
2) Innescare un processo di coinvolgimento della comunità per la ristrutturazione degli stabili e la loro riconversione ad attività di stampo aggregativo, costituisce un efficace esempio di partecipazione diretta da parte degli abitanti di una città (nella fattispecie i più giovani) nella ridefinizione di uno spazio proprio a essi dedicato.
3) I processi di autorecupero avvengono in maniera completamente autofinanziata e autorganizzata, sottraendo questo tipo di intervento a meccanismi di valorizzazione economica, che stanno alla base di ogni operazione di speculazione.
Insomma tutti/e ci sporchiamo le mani, ma nessuno/a lo fa per i soldi, bensì per provare a ridisegnare un angolo di città su principi ecologici e solidali.
In questa area, come in decine altre disseminate a Monza, si assiste a ipotesi edificatorie tutte uguali, figlie di una visione di città che la Giunta Allevi intende affermare a colpi di piani attuativi, delibere e, infine, varianti al PGT vigente.
Occupare una di queste aree significa dimostrare che esse dovrebbero tornare alla comunità: i “legittimi proprietari” hanno infatti già ampiamente estratto profitto da questi luoghi nei decenni in cui costituivano insediamenti produttivi. Per quale motivo costoro si dovrebbero arricchire ulteriormente attraverso la concessione edificatoria?
Oltre a porci questa domanda vogliamo sfatare un altro mito: da decenni la classe politica locale ha dipinto imprenditori edili, archistar e grandi immobiliari come presunti artefici del benessere della popolazione. Ribaltiamo questa storia e cominciamo a dire con chiarezza che l’operato di questa gente nuoce oggi gravemente alla salute della città di Monza. In una città con crescita demografica inesistente da quarant’anni e un patrimonio di migliaia di unità abitative sfitte, è evidente che oggi costruire nuove palazzine non contribuisce in nessun modo al benessere della comunità monzese, né risponde a bisogni reali del territorio, né tantomeno può rappresentare il concetto di “rigenerazione urbana”. Viceversa genera interventi profondamente nocivi sia da un punto di vista ambientale che sociale, funzionali esclusivamente a tutelare i profitti dei costruttori e dei privati proprietari.
E’ dunque importante prendere coscienza che dobbiamo attrezzarci a contendere a questi signori ogni metro quadrato su cui grava la minaccia di speculazione. La giornata di domenica è un pezzo di questa battaglia, che confidiamo altri/e continuino ad alimentare in ogni quartiere della città.
Vi aspettiamo!