La guerra in Ucraina ha riportato sul suolo europeo una situazione che non si presentava nelle nostre vite da molto tempo, una situazione che sembrava essere stata dimenticata a causa del progresso del capitalismo e la sua pace apparente. In realtà la guerra non se ne è mai andata. La corsa alle materie prime, l’inseguimento della potenza militare ed economica, lo scontro per il dominio sulle ultime risorse dimostrano non altro che questa guerra è una guerra tra due imperialismi (Russia e Nato), una guerra condotta dal capitale e dalle sue esigenze di ristrutturazione.
La guerra porta inevitabilmente dietro di sé delle immagini, le stesse da cui da mesi veniamo inondati sui nostri telefoni, computer e televisioni: è stata ovviamente rappresentata anche al cinema, a volte spettacolarizzata, a volte criticata, tante altre parodiata. Con una selezione di quattro titoli, in questo agosto monzese, vogliamo portare avanti un contro-discorso rispetto alla retorica guerrafondaia e belligerante delle istituzioni politiche e della stampa mainstream; attraverso una circolarità di sguardi, tematiche e tempi storici affermare che il cinema può disvelare l’orrore del militarismo, del patriottismo e del potere: dall’assurdità della guerra di trincea nella I guerra mondiale (“Uomini contro” di Francesco Rosi) fino al coinvolgimento sanguinario delle truppe americane in Vietnam (“Vittorie perdute” di Ted Post), dalla guerra dissimulata nelle “strade sicure” (“Allons enfants” di Giovanni Aloi) fino alla devastazione post-apocalittica del territorio ucraino (“Atlantis” di Valentyn Vasyanovych).Sappiamo che in tutte le guerre chi paga il prezzo più alto sono i civili, gli sfruttati e i lavoratori. Per questo stiamo dalla parte della diserzione, dalla parte di un cinema antimilitarista e antimperialista.