Apprendiamo dalla stampa locale, con i soliti articoli vomitevoli in difesa dei secondini e del sistema-carcere, che mercoledì 10 agosto un ragazzo di 24 anni, Mohamed, si è tolto la vita nel carcere di Monza.
Sembra inoltre che Mohamed fosse sottoposto a un regime di “grande sorveglianza” poiché incline ad atti di autolesionismo.
Quando il giorno dopo si è sparsa la voce all’interno della casa circondariale, i suoi compagni si sono rifiutati di rientrare nelle celle iniziando, con una forte battitura sul cancello della sezione, una protesta per la mancanza di un’adeguata assistenza sanitaria ed educativa. Sempre i giornali ci informano invece che stamattina un altro detenuto ha appiccato il fuoco a un materasso dell’infermeria, mentre ieri un ragazzo recluso nel reparto psichiatrico ha provato a impiccarsi per richiedere i suoi medicinali. Mentre i secondini si lamentano per un “carcere senza regole”, sappiamo che è proprio l’arbitrarietà la base di istituzioni totali in cui, lontano dagli occhi di tutti, si praticano i peggiori abusi sulle persone costrette a passare anni della loro vita dietro le sbarre. Ricordiamo che a Monza è in corso un processo (in origine per reato di tortura) contro 5 agenti della polizia penitenziaria imputati per lesioni aggravate e violenza privata contro un detenuto.
Quello di Mohamed è il terzo suicidio del 2022 a San Quirico, dopo quelli di gennaio e febbraio di due uomini di 46 e 33 anni. Ad oggi le carceri italiane hanno indotto al suicidio già 51 persone.
Come dopo ogni tragedia, l’ipocrisia delle istituzioni non si è fatta attendere: così il capo del DAP (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) Carlo Renoldi, ad estate inoltrata, ha riunito i suoi per discutere del problema del caldo che rende ancora più invivibili le condizioni dei detenuti e delle detenute,organizzando inoltre delle visite in alcuni istituti penitenziari a Ferragosto con tutti i vertici del dipartimento.
Anche a Monza, un politicante locale, facendosi portavoce della Polizia penitenziaria, ha proposto al sindaco una “Commissione straordinaria” per arginare la situazione “fuori controllo” di San Quirico.
Senza scomodare tutta la storia delle carceri italiane, ci sono bastati gli ultimi due anni di pandemia per capire che lo Stato non è interessato in alcun modo a risolvere le drammatiche condizioni in cui sono costrette a vivere migliaia di persone all’interno degli istituti penitenziari, garantendo a tutti e tutte benessere e sicurezza.
Come ci insegnano le detenute e i detenuti, l’unica sicurezza è la libertà!
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