Inoltriamo comunicato sugli arresti di tre antifa italiani
in Francia il 6 giugno e sull’utilizzo di misure repressive anti-terrorismo. Chiediamo massima diffusione SULL’ARRESTO DI TRE ANTIFASCISTӘ ITALIANӘ IN FRANCIA E SULL’USO DELL’IAT Ci teniamo a sottolineare alcuni punti di questa vicenda perché si tratta di procedure particolari, su cui crediamo sia importante fare una riflessione collettiva. Non ci interessa solo la nostra esperienza personale, ma soprattutto le conseguenze che possono esserci per tuttә e la risposta che si può dare insieme. Chiediamo quindi massima diffusione. Dall’1 al 6 giugno a Parigi viene organizzata una mobilitazione internazionale per i dieci anni dall’omicidio fascista di Clément Méric. Queste giornate includevano la partecipazione alla manifestazione del movimento sociale contro la riforma delle pensioni, il pomeriggio del 6 giugno. La mattina del 6, cinque compagnә italianә vengono fermatә dalla polizia in una farmacia in un comune limitrofo a Parigi, diverse ore prima e a molti km di distanza rispetto alla manifestazione. Questo fermo, nelle sue modalità, non è sembrato affatto casuale. Senza saperne la ragione, e pur non essendo tecnicamente in arresto, lә cinque compagnә vengono ammanettatә e portatә prima in una questura di quartiere e poi in un commissariato centrale di Parigi (Bercy). Qui restano diverse ore senza ricevere spiegazioni e senza poter parlare con interprete e avvocatә. Due di loro vengono poi rilasciati, mentre tre rimangono in commissariato fino a sera. Una volta arrivate avvocata e interprete lә tre compagnә scoprono di essere oggetto, senza saperlo, di un’Interdizione Amministrativa del Territorio (IAT, divieto di stare sul territorio francese, di solito usato come misura anti-terrorismo) e quindi di essere “irregolari” nel Paese. Quattro giorni prima il Ministro degli Interni francese Darmanin aveva infatti emesso delle IAT che vietavano la loro presenza in Francia per dieci giorni, per evitare preventivamente la loro partecipazione alle giornate di mobilitazione. Questa IAT viene ufficialmente notificata loro solo la sera del 6, dopo circa nove ore di fermo. Il documento firmato dal Ministero insiste sulla preoccupazione che queste giornate, anche per la loro dimensione internazionale, «facciano temere la commissione di azioni violente […] oltre al rischio di scontri con i militanti di estrema destra» e in tale contesto vieta la presenza sul territorio di questә compagnә. Non si sa con certezza quante altre IAT di questo tipo siano state emesse in queste date e contro chi. Sappiamo solo che il 4 giugno Darmanin ha pubblicato un tweet in cui afferma di averne emesse 17, su indicazione dei servizi di intelligence, contro persone «venute dall’estero» in vista della manifestazione contro la riforma. Dopo questa comunicazione, la Prefettura fa trasferire lә tre compagnә in due diversi CRA (centri di detenzione amministrativa paragonabile ai CPR italiani) per essere detenutә in attesa di espulsione dal Paese. Come sempre accade, per tutta la durata degli eventi la polizia compie prevedibilmente diverse provocazioni e irregolarità, tra cui una delle più gravi è cercare di ostacolare più volte i colloqui con le avvocate. Inoltre, le informazioni date dalla Prefettura e dai CRA sono confuse e contraddittorie, rendendo difficile capire come si sarebbero evolute la detenzione e l’espulsione. Dopo due notti nei centri, grazie al supporto del Legal Team parigino e di tantә solidalә, lә compagnә riescono a presentare ricorso contro la propria detenzione ed espulsione. Durante le udienze le giudici dichiarano illegittima la detenzione nei CRA e l’espulsione forzata e decidono quindi per la loro liberazione la sera dell’8 giugno. Rimane comunque in vigore l’interdizione dal territorio francese fino all’11 giugno, e vengono quindi sollecitatә a lasciare la Francia il prima possibile. Il Legal Team ha intanto presentato ricorso contro la legittimità di queste IAT. Gli esiti si vedranno nei prossimi mesi. Alcune considerazioni su questo utilizzo dell’IAT: 1. non prevede l’obbligo di notifica in anticipo, per cui le persone che ne sono oggetto possono anche non saperlo fino al momento dell’eventuale fermo polizia, trovandosi a essere irregolari in un paese straniero a propria insaputa; 2. questa misura, che può comportare arresto, detenzione ed espulsione, è preventiva, per cui non punisce un reato commesso vero o presunto, ma gioca solo sulla possibilità di commetterlo, sulla base del «comportamento personale» dei soggetti; 3. applica a militanti politicә procedure specificamente create per contrastare il terrorismo internazionale; 4. sfrutta i dispositivi europei di contrasto all’immigrazione per reprimere le lotte politiche e sociali. Questa misura è preventiva e amministrativa (non penale) per cui utilizza i CRA come struttura di detenzione, non potendo utilizzare un normale carcere; 5. si basa sulla cooperazione tra i governi e le polizie di diversi Paesi che da tempo collaborano nel tracciare lә militanti e controllarne gli spostamenti. Da quello che sappiamo, e anche secondo il Legal Team, non è comune che una IAT preventiva di questo tipo venga applicata in Francia al di fuori dell’anti-terrorismo, per colpire militanti politicә. Non si tratta certo del primo caso negli anni, ma negli ultimi mesi sembra che questo utilizzo si stia intensificando e normalizzando. Sembra essere l’inizio di un nuovo “laboratorio repressivo” dei governi, che sfruttano in modo creativo i dispositivi, le procedure e le strutture già esistenti in Europa. Questa strategia unisce l’utilizzo delle misure preventive, spesso usate contro chi fa militanza politica, con le misure di controllo e detenzione per immigratә irregolarә, con le pratiche di cooperazione tra governi e polizie nello spazio europeo, e con le prassi anti-terroristiche. Come spesso succede in questi casi, lavora in una zona grigia ai margini del proprio stesso diritto, andando oltre la legalità ordinaria per esercitare una repressione puramente politica. È pericoloso che si consolidi questa pratica poiché significa che, in qualsiasi momento, qualsiasi attivista che si trova all’estero potrebbe essere fermatә, detenutә ed espulsә senza aver commesso reati e senza poter prevedere in nessun modo il proprio arresto. Questa è chiaramente una strategia di intimidazione che cerca di scoraggiare gli spostamenti in Europa. Si tratta di un ennesimo attacco alla possibilità di creare reti di lotte e solidarietà internazionali, oltre che alla libertà di movimento delle persone che dovrebbe essere tanto cara ai democratici liberali. Per questo crediamo sia importante reagire. In questo momento gli stati europei stanno sperimentando modi nuovi di accanirsi sui movimenti sociali anticapitalisti, sull’antifascismo militante e sui gruppi ecologisti, andando a colpire sia le loro azioni sia le loro connessioni. Solo negli ultimi mesi l’abbiamo visto chiaramente in Francia, in Italia e in Germania. Si tratta di un ulteriore passo avanti nel tentativo di stroncare i movimenti esistenti e di prevenire la creazione di nuove reti di relazioni e solidarietà. In questo contesto, a livello mediatico e legale, i gruppi militanti vengono trattati come gruppi terroristici. Rifiutiamo il parallelismo tra le azioni di lotta, anche conflittuali, e le azioni terroristiche. Negli ultimi anni in Europa gli unici attentati omicidi di matrice politica, che hanno colpito in modo indiscriminato la popolazione e soprattutto le persone appartenenti alle categorie oppresse, sono stati fatti dai fascisti. Tutto questo avviene nel quadro di una battaglia per l’egemonia culturale che l’estrema destra europea sta portando avanti a più livelli contro l’antifascismo e i movimenti sociali in generale, e di un continuo attacco all’antifascismo e all’anticapitalismo militanti da parte dei democratici liberali. In questo scenario è essenziale continuare a portare avanti e a intrecciare le nostre lotte. Oltre al piano legale, riteniamo fondamentale sviluppare a livello collettivo sia la consapevolezza e l’analisi lucida di questa situazione, sia una risposta politica. Invitiamo intanto a segnalare ad avvocate e Legal Team e a far uscire pubblicamente altri utilizzi di questo tipo di misure. Rilanciamo anche la solidarietà verso tuttә le compagnә ancora detenutә e verso tutte le persone recluse nei CRA. LIBERӘ TUTTӘ-
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