Volantino sul carcere

Qui di seguito pubblichiamo il testo del volantino distribuito in questi giorni in città, dopo il suicidio di un detenuto nel carcere di Monza.

 

Sono già 58 i detenuti che si sono tolti la vita dietro le sbarre in questo 2024, numero purtroppo destinato a salire e che negli ultimi anni è andato aumentando sempre più. A questi, si aggiungono i già 300 tentativi di suicidio dichiarati dal DAP (spesso sventati dagli stessi detenuti) e i 72 morti per cause, cosiddette, “naturali”: malattie e anni di stenti.

Sabato 13 luglio il 55° suicidio si consuma proprio in una cella del carcere di Monza: un 45enne di origine straniera si è tolto la vita soffocandosi con un sacchetto di plastica. Ovvie e scontate le solite dichiarazioni e i soliti piagnistei delle istituzioni e delle autorità, le stesse che mentre approvano un decreto “svuotacarcere” aumentano la lista dei soggetti carcerabili, in particolare i minori e le donne incinte, e il numero di reati puniti con la reclusione. Celle sovraffollate e servizi inesistenti, repressioni e pestaggi: questa la realtà del carcere e del suo mondo.

Lontano dagli interessi delle istituzioni e dagli occhi della cittadinanza, si continua a morire anche in un carcere come quello monzese che ha un tasso di sovraffollamento del 170%, in cui a fronte di una capienza regolamentare di 411 persone se ne trovano recluse 706.

Ma altrettanto spesso, e sopratutto con l’arrivo del caldo, si decide di rivoltarsi e alzare la testa contro le condizioni e le vessazioni che si è costretti a subire, giorno dopo giorno. Ben 9 le rivolte nel solo mese di luglio, l’ultima pochi giorni fa a Gorizia, a testimoniare una situazione per nulla pacificata.

Celle distrutte, materassi in fiamme, aggressioni agli agenti, parti di carcere in mano ai rivoltosi fino ad arrivare ai casi di alcuni CPR in cui i danni seguiti alle rivolte sono stati così massicci da determinarne la chiusura, a dimostrazione che la lotta paga e che il modo migliore per combattere il carcere è distruggerlo.

Lo Stato è presto corso ai ripari e si appresta a promulgare il nuovo “pacchetto sicurezza”, il famigerato DDL 1660, in cui le novità in tema carcerario sono una parte importante. Qualora passasse il Disegno Di Legge, tutte queste rivolte verrebbero punite con un aumento degli anni da scontare (fino a 8 anni si si è promotori) e che riguarderebbero tutti i detenuti che non si sono opposti. Nella definizione di “rivolta” rientrerebbe ogni tipo di insubordinazione e rifiuto di obbedire a un ordine delle guardie.

Tutte queste misure mirano a scoraggiare chiunque abbia voglia di lottare, chiunque non voglia subire in silenzio, non che fino ad ora lo Stato agisse con i guanti di velluto contro chi si trova prigioniero nelle sue mani: ci ricordiamo infatti come finirono le rivolte del 2020, appena scoppiata l’emergenza pandemica, quando le carceri si infiammarono per le ulteriori restrizioni e lo Stato rispose con 14 morti (archiviate rapidamente come causate da overdose, ma in realtà figlie di brutali pestaggi).

Le misure previste dal DDL1660 non fanno che aumentare le pene e punire sempre di più chiunque si ribelli, non solo dietro le sbarre, ma anche nella vita di tutti i giorni, portando avanti lotte per la casa, per il lavoro, per l’ambiente, per i propri diritti. E’ evidente la volontà del potere di reprimere, terrorizzare e punire chiunque non si voglia rassegnare ad un dominio sempre più arrogante e pervasivo, che impone le sue regole e pretende sudditi obbedienti e disposti al sacrificio senza scomporsi né porre obiezioni. Del resto siamo in guerra e quindi non si può turbare o creare scompigli in una società che si deve intruppare e credere a tutto quello che la propaganda propina.

Siamo solidali con chiunque si ribelli dietro le sbarre e non possiamo che sperare che il loro numero aumenti  e che mille fuochi si accendano dietro le sbarre, fino alla loro completa distruzione.

 

Contro il carcere e la società che lo crea.

 

Monza, 27 luglio 2024

 

FOA Boccaccio 003

boccaccio.noblogs.org

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