La mitraglia sul campanile

FOA Boccaccio 003 presenta:
La mitraglia sul campanile
Escursione sul Monte Alben, lungo il sentiero partigiano Martiri di Cornalba.

Domenica 1 dicembre 2024

Camminata partigiana a Cornalba (BG) fino a Baita Cascinetto.

Ritrovo ore 7:00 in via Procaccini a Monza oppure direttamente a Cornalba (BG) alle 8:45 (p.zza della Chiesa).

Camminata semplice, adatta a tutt*. Dislivello +600mt. Pranzo al sacco.
Insieme a noi ci saranno alcuni accompagnatori di ANPI Valle Brembana che approfondiranno la vicenda storica legata ai Martiri di Cornalba.

In caso di maltempo l’escursione è rimandata a data da definirsi.

Per info e adesioni: semperahei@anche.no

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Esattamente 80 anni fa, tra il 25 novembre e il 1 dicembre 1944, a Cornalba (Bg) avveniva il tragico rastrellamento fascista della Brigata Partigiana “24 Maggio” ad opera della 612a compagnia “Ordine Pubblico” comandata dal capitano Aldo Resmini, il fascista più temuto della bergamasca per le numerose torture, sevizie ed uccisioni, non solo di partigiani, ma anche e sopratutto di civili, e dai fascisti della Guardia Forestale di San Pellegrino Terme.

I partigiani morti furono 15. I più giovani avevano 17 e 18 anni. Il più anziano, il comandante, 28. L’età media era di 22 anni.

Il titolo della giornata non è casuale, ma ricalca esattamente il vigliacco modus operandi dei fascisti, che piazzarono in cima al campanile una mitraglia, falciando tutti quei partigiani che, scattato l’allarme rastrellamento, stavano scappando verso le baite dell’Alben usate come basi d’appoggio.

Insieme ad ANPI Valle Brembana abbiamo deciso di ripercorrerne i luoghi e gli eventi, partendo dalla chiesa di Cornalba per arrivare fino a Baita Cascinetto, luogo della seconda parte del rastrellamento.

Partigiani. Sempre. Oggi come allora.

CENNI STORICI:

Nell’autunno 1944 a Cornalba si trovava la sede del Comando della brigata partigiana 24 Maggio di Giustizia e Libertà mentre il grosso della formazione era invece stanziato nelle baite sul monte Alben. La mattina del 25 novembre 1944 un’autocolonna di una sessantina di militi fascisti appartenenti alla 612ª Compagnia Ordine Pubblico, comandati dal famigerato capitano Aldo Resmini, risalì la Valle Serina proveniente da Bergamo per raggiungere Cornalba e dare inizio al drammatico rastrellamento. Gli assalitori, informati anche da una spia, giunti sul posto iniziarono un fuoco intensissimo con alcuni mortai, almeno due mitragliatrici (di cui una collocata sul campanile della chiesa) e diverse armi leggere in direzione dei sentieri che portano sul monte Alben e che in quel momento rappresentavano le uniche vie di salvezza per i fuggitivi (partigiani e giovani del posto). Giuseppe Biava, Barnaba Chiesa e Antonio Ferrari furono i primi partigiani a morire. Fermati sulla corriera di linea Zambla-Bergamo, dopo essere stati riconosciuti, vennero giustiziati sul posto. Giacomo Tiragallo “Ratti” (il comandante della formazione partigiana), Gino Cornetti (un giovane di Cornalba di appena 17 anni), Giovanni Battista Mancuso, Giuseppe Maffi e Piero Cornetti (di 18 anni, fratello di Gino) furono colpiti a morte nel loro disperato tentativo di fuga. Il tenente Franco Cortinovis e il capitano Callisto Sguazzi, dopo essere stati catturati, vennero interrogati, brutalmente picchiati e quindi assassinati con ferocia. Il paese venne messo a ferro e fuoco con intimidazioni, soprusi e minacce di rappresaglia ripetutamente rivolte contro una popolazione del tutto inerme. Al termine del rastrellamento vennero portati via  e incarcerati quattro giovani della zona. Causa le torture e le sevizie subite, uno di loro, Lorenzo Carrara, abitante a Serina, morirà due anni dopo all’età di 21 anni.

Solo una settimana dopo il primo rastrellamento, il giorno primo dicembre, ebbe luogo un secondo rastrellamento, questa volta ad opera della Guardia Forestale di San Pellegrino Terme. I militi fascisti, informati anche in questo caso da una spia, si diressero sul monte Alben dove i partigiani superstiti avevano raccolto presso una baita, detta del Casinet, il materiale ancora a loro disposizione. Nei pressi del passo della Crocetta, lungo una mulattiera che va da Corone (frazione di Serina) verso Dossena, Celestino Gervasoni incrociò, con alcuni altri partigiani, un gruppo di rastrellatori. Ne nacque uno scontro a fuoco durante il quale Celestino venne colpito mortalmente. Poco dopo, sul monte Alben, vennero colti di sorpresa cinque partigiani che erano a guardia alla baita. Mario Ghirlandetti e i partigiani russi Angelo, Carlo e Michele (dei quali non si è mai risaliti alla vera identità) vennero sopraffatti dal nemico e caddero sotto il fuoco degli assalitori. Un altro partigiano russo, Scialico, venne ferito e portato a Serina dove, nella notte, l’ostetrica del paese con l’aiuto di una famiglia riuscì a liberarlo, curarlo e tenerlo nascosto fino alla liberazione.

La Brigata 24 Maggio dopo i due tragici rastrellamenti, che l’avevano portata sull’orlo della disgregazione e dello scioglimento, riuscì a riprendersi grazie anche all’arrivo del nuovo comandante, Fortunato Fasana “Renato” (che si era già distinto come ufficiale per le sue capacità militari e organizzative presso la formazione GL Camozzi che operava in Valle Seriana). In breve tempo la 24 Maggio diventò una delle più importanti e combattive formazioni di tutta la Resistenza bergamasca tanto da ricoprire un ruolo di primo piano nella liberazione di Bergamo che avvenne nei giorni dal 25 al 28 aprile 1945.

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