L’eccidio della Pianca

FOA Boccaccio 003 presenta:

escursione in Valsassina con commemorazione dei 16 partigiani uccisi dai nazifascisti nel dicembre 1944

 

L’ECCIDIO DELLA PIANCA

31 dicembre 2024

Camminata partigiana da Maggio al Culmine di San Pietro, con arrivo al baitone della Pianca

Ritrovo ore 7.30 a Monza (parcheggio McDonald’s viale Lombardia 175) oppure alle ore 8.30 al cimitero di Maggio, comune di Cremeno (Lc).

550 m di dislivello: camminata semplice adatta a tutt* (indossare scarpe da trekking).

Pranzo al sacco.

Per info e adesioni: monzantifascista@inventati.org

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Dopo la bella escursione in Val Serina del 1 dicembre, sul sentiero Martiri di Cornalba, nuova uscita in montagna alla riscoperta di vicende e storie della guerra partigiana, in un percorso che ci porterà al 25 aprile 2025, ottantesimo anniversario della Liberazione. Questa volta saremo in Valsassina a ricordare l’eccidio della Pianca, ossia i drammatici fatti del dicembre 1944 che portarono all’uccisione dei giovani partigiani monzesi Silvio Perotto, Mario Pallavicini, Giuseppe Pennati della 55° Brigata Garibaldi F.lli Rosselli.

CENNI STORICI

Il ciclo delle operazioni di rastrellamento, iniziato in Valsassina, nell’ottobre del 1944, raggiunge il suo culmine nell’inverno. Il 30 dicembre 1944, la prima compagnia del 1° battaglione mobile dell’XI Brigata nera “Cesare Rodini” di Como, al comando del Maggiore Mario Noseda, blocca ogni via di accesso al baitone della Pianca, sotto Culmine San Pietro, a cavallo tra Morterone e la Val Taleggio. Nelle prime ore del mattino entrano nella baita, sorprendendo 34 partigiani. Non viene sparato un colpo, i partigiani vengono allineati all’esterno e qui Franco Carrara, un partigiano della 86° Brigata “Issel”, tenta una fuga disperata, ma viene immediatamente ucciso: la prima raffica lo ferisce e fa rotolare il suo corpo lungo il pendio; viene poi raggiunto dai militi che lo finiscono, lasciandolo nella neve. Tutti gli altri partigiani vengono legati con il filo elettrico usato per la ricetrasmittente, ed in colonna vengono portati a Introbio. Qui vengono sottoposti a interrogatorio e il giorno successivo caricati su due camion, tra cui anche il comandante “Mina” (Leopoldo Scalcini). Secondo la ricostruzione ufficiale che emerge dagli atti del processo contro Mario Noseda, “Mina” viene ucciso durante il viaggio da Introbio a Barzio. 10 partigiani vengono fucilati davanti al cimitero di Barzio, mentre sta accorrendo il parroco. I corpi dei partigiani, spogliati delle scarpe, degli indumenti e senza alcun segno di riconoscimento sono sepolti in un’unica fossa. I camion ripartono e si dirigono verso Maggio, dove altri tre partigiani (Beltramelli, Rocco e Ronchetti) vengono fatti sfilare tra le case e poi fucilati al cimitero. Un convoglio prosegue poi per Como dove i restanti partigiani vengono in seguito tradotti a Milano nel carcere di San Vittore, da lì alcuni verranno deportati.

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