Partigiani sulle Grigne

Nuovo appuntamento in vista dell’ottantesimo anniversario della Liberazione

FOA Boccaccio 003 & APE Milano presentano

Escursione ad anello in Val Meria sui sentieri della 89a Brigata Garibaldi Poletti

PARTIGIANI SULLE GRIGNE

30 marzo 2025
Ritrovo ore 7.30 Monza (Parcheggio McDonald’s, viale Lombardia 175)
Ritrovo ore 8.30 Frazione Somana – Mandello (parcheggio Strada di Sonvico)
Dislivello + 880 m
Pranzo al sacco

Info e adesioni: monzantifascista@inventati.org

boccaccio.noblogs.org

https://ape-alveare.it/ape-milano/

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Cenni storici

All’annuncio dell’Armistizio, avvenuto per radio la sera dell’ 8 settembre 1943 e diffuso sui giornali
della mattina seguente, le montagne che stanno alle spalle di Lecco vedono salire parecchie decine di
persone. Sono in particolare ex militari in fuga dalle caserme, ex prigionieri di guerra (russi, slavi,
inglesi, greci, americani, francesi) fuggiti dal campo di prigionia e di internamento di Grumello al
Piano, “nella bergamasca”, ma anche antifascisti che si sono esposti dopo il 25 luglio 1943 (data
della caduta di Mussolini), durante i quarantacinque giorni del governo Badoglio.
Arrivano a Lecco aiutati nel loro fortunoso viaggio dalla popolazione che offre loro abiti civili e dai
ferrovieri che li indirizzano, non li denunciano e non fanno loro pagare il biglietto.
Il gruppo delle Grigne però, con il ballatoio dei Piani Resinelli, appare a molti militari sbandati
come il più semplice da raggiungere. La linea ferroviaria Milano-Lecco e il tratto lungo il lago,
permettono infatti una vicinanza con la metropoli milanese e la sua cintura industriale tale da
facilitare la fuga.
Inoltre va ricordato che molte famiglie della città, spesso milanesi più benestanti, sono già
sfollate durante la guerra nei nostri paesi; esse conoscono, assieme ai primi gruppi di operai, le
nostre montagne da escursionisti.
Infine le molte baite e i rifugi delle Grigne, con i loro sentieri, consentono comunque un’
opportunità di accesso e di ricovero; la naturale accoglienza che le genti di montagna usano
spesso avere anche nei confronti degli estranei o degli ex villeggianti di un tempo, garantiscono
loro la possibilità di sopravvivere.
Ai Piani Resinelli si arriva facilmente da Lecco, salendo prima a Laorca e da qui lungo la val
Calolden, ma anche da Ballabio lungo la Valgrande. Diversamente, arrivare in val Meria o in val
d’Era, sopra Mandello del Lario, o raggiungere Esino è un po’ più disagevole , ma ci si sobbarca
volentieri la fatica pur di essere fuori dalla città. Per i giovani sbandati di Lierna, Abbadia,
Mandello del Lario, la scelta di salire in montagna è spesso semplicemente andare a vivere nelle
proprie baite (i caselli): a Era o in Gardata, in Versarico, in Calivazzo, all’Alpe di Lierna.
Se subito dopo l’8 settembre 1943 c’è la fuga di fronte all’ignoto e parecchi, anche di loro, vanno
in montagna ad aspettare gli eventi perché non sanno cosa succederà, nella primavera del ’44, tra
i bandi di arruolamento della Repubblica di Salò e la convinzione per molti che la fine del conflitto
sia ormai vicina, le montagne si riempiono di giovani e no, diventano un luogo ideale per
aspettare la fine della guerra.
Se per i locali ci sono i “caselli”, chi arriva dalla pianura si accampa invece preferibilmente nei
rifugi: qualcuno all’Elisa, qualche altro al Releccio (poi denominato Bietti e oggi Bietti-Buzzi),
qualcuno alla Capanna Monza (oggi Bogani), nel vallone di Moncodeno dietro la Grigna
settentrionale sopra l’omonimo alpeggio.
Le testimonianze raccolte nel territorio di Mandello del Lario dalla ricerca dell’ “Itinerario della
memoria” parlano di gruppi sparsi in Manavello, al cròtt del Quàder, al Sileccio, Cornone,
Ruvescàla, in Versarico, mentre forze più consistenti sono a Era e in Gardata, dove ci sono più
caselli attrezzati.
Quando però le aspettative sulla fine della guerra svaniscono, nell’autunno 1944, anche a seguito
di pesanti rastrellamenti nazifascisti, tra gli uomini fuggiti in montagna si diffonde il panico; deboli
sul piano ideale, rispetto ad altre formazioni più politicizzate e più organizzate, le forze partigiane
delle Grigne vanno in crisi. Gli uomini vengono allora lasciati liberi dai Comandi di brigata di
abbandonare la formazione. Chi può scende in paese in qualche azienda disponibile, come succede
alla Moto Guzzi o alla Carcano di Mandello del Lario, altri rientrano nei ranghi accettando di
arruolarsi nelle varie strutture della Rsi. Quasi tutti cercano comunque un modo per rientrare
senza pagare uno scotto molto alto, utilizzando anche l’amnistia che Mussolini promulga il 28
ottobre del 1944 o la mediazione di qualche sacerdote. Qualcuno tenta di resistere in montagna il
più a lungo possibile, poi scende a valle per cercare di entrare possibilmente nella Todt, una
organizzazione tedesca creata per lavori di interesse militare, impegnata in numerosi interventi
nella zona del Ticino. Probabilmente è così che vengono catturati e fucilati Nessi Giacomo, Cerasini
Guido, Nasetti Antonio, Nogara Luigi, Fanteguzzi Rolando a Binasco il 12 dicembre del 1944

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