
Martedì 4 novembre 2025
Monza, via D’Annunzio ang. via Aquileia, h 17.30
CORTEO: CONTRO LA GUERRA E CHI LA PRODUCE
La Commissione Europea ci dice che dobbiamo essere pronti alla guerra entro quattro anni: il conflitto in Ucraina, che vede la NATO contrapposta a Putin, ha già un impatto diretto sulle nostre vite, ma nei prossimi anni la questione potrebbe aggravarsi drammaticamente se non si costruisce una solida opposizione agli interessi economici che si celano dietro alla guerra.
Fino a pochi mesi fa si chiamava “ReArm Europe”, oggi è stata ribattezzata “Readiness 2030”, ma la sostanza non cambia: la programmazione militare europea comprende, oltre al finanziamento alle armi, investimenti su infrastrutture, mobilità militare e guerra elettronica moderna. Un gigantesco affare per piccoli e grandi gruppi industriali, spese militari che paghiamo noi, investimenti pubblici che vengono sottratti alla spesa sociale.
Noi con la stessa reattività dobbiamo saper raccogliere tutto ciò che di vivo e politico è successo nelle scorse settimane per dire chiaramente NO ALLA GUERRA. NO AL RIARMO. NO ALLA PRODUZIONE BELLICA. NO ALLA MILITARIZZAZIONE nelle strade e nelle scuole.
Lo abbiamo affermato in tutta la Brianza durante l’Italian Raid Commando a maggio e di nuovo lo faremo il 4 novembre, durante la cosiddetta “Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate”, diventata con il Governo Meloni una celebrazione ancor più funzionale a promuovere pericolose retoriche guerrafondaie.
Ancora una volta saremo in piazza per ribadire il rifiuto di questa retorica e per consolidare la crescita del movimento contro la guerra, coinvolgendo sia il mondo del lavoro che della scuola, rivendicando il blocco degli investimenti militari e l’incremento delle risorse per scuola e sanità pubbliche!
Promosso da
Rete Lotte Sociali Monza e Brianza
Collettivi studenteschi di Monza
In vista del corteo CONTRO LA GUERRA E CHI LA PRODUCE del 4 novembre, pubblichiamo alcune riflessioni tematiche.
1. LA SCUOLA NON SI ARRUOLA.
Tagliare le spese militari, finanziare la scuola pubblica!

Lo spettro di un conflitto mondiale si allunga sulle nostre vite e getta la sua funesta ombra in tutte le pieghe della società. La normalizzazione della guerra investe il mondo della scuola, con l’obiettivo di abituare i più giovani a linguaggi e pratiche di guerra, affinché in futuro possano diventare “bravi patrioti” o silenziosa carne da macello.
E’ evidente il salto di qualità del piano strategico che porta dentro le scuole una forte ventata di nazionalismo e militarismo, abdicando al ruolo che le scuole dovrebbero avere di luogo promotore di pensiero libero e critico.
E’ dal 2014 almeno che esistono protocolli di intesa interministeriali che promuovono “cultura della sicurezza” e “cultura della difesa”: questa “promozione” avviene attraverso attività contro “il bullismo”, per “la legalità”, per l’orientamento e di alternanza scuola-lavoro che nascondono spesso la normalizzazione di culture della guerra.
Se in alcuni casi sono direttamente le forze armate che entrano nelle scuole, in altri sono le caserme a ospitare delegazioni di studenti organizzando attività di gioco o sportive che spesso simulano l’addestramento militare. O come recentemente successo anche in Brianza con la contestata iniziativa dell’ Italian Raid Commando, le scuole diventano basi operative per attività di vero e proprio addestramento militare. Inoltre non è raro che venga proposto di effettuare i percorsi di PCTO (la vecchia alternanza scuola lavoro) all’interno di industrie belliche o basi militari, come a Sigonella (SR) o Solbiate Olona (VA), in cui gli studenti effettuano addirittura attività di manutenzione di mezzi militari. Non mancano poi concorsi, premi, presentazioni di calendari e mostre su vicende belliche organizzate in sinergia tra il Ministero della Difesa e quello dell’Istruzione.
Rappresentanti delle forze armate sono talvolta presenti all’interno delle classi sostituendosi alla figura dei docenti in attività didattiche come le cosiddette materie Stem (le discipline scientifico-tecnologiche), rispetto alle quali sta assumendo un ruolo centrale la Fondazione Leonardo, proponendo pacchetti educativi sia per gli studenti sia per la formazione dei docenti.
E ovviamente il 4 novembre i docenti delle scuole di ogni ordine e grado saranno invitati ad accompagnare i propri studenti e studentesse a celebrazioni che esaltano i valori della patria e del sacrificio.
Contro tutto questo apparato propagandistico scendiamo in piazza il 4 novembre, insieme a tutt* i/le docenti, lavoratori e lavoratrici della scuola, student* che generosamente si battono per contrastare questo indottrinamento istituzionale e che svolgono un ruolo fondamentale di resistenza alla retorica guerrafondaia.
Ma non solo: manifestare contro la guerra e le spese militari significa rivendicare investimenti maggiori per l’istruzione pubblica, per la messa in sicurezza dei plessi scolastici, per l’assunzione di precari e precarie in lista d’attesa da anni, per l’aumento dei salari degli insegnanti italiani, tra i meno pagat* in Europa.
Per approfondimenti: https://osservatorionomilscuola.com/
Rete Lotte Sociali Monza e Brianza
Collettivi studenteschi di Monza
2. FERMARE IL PROFITTO DELLA MACCHINA BELLICA.
Riconoscere e colpire i fabbricanti di morte!

La guerra, come si sa, è un gigantesco motore economico, sia per la sua capacità di far fronte alle crisi economiche, sia per le possibilità che offre di sperimentare tecnologie e forme di gestione della società.
Oltre ai veri e propri fabbricanti di armi, è importante riconoscere il cosiddetto “indotto”, che va dalle aziende sviluppatrici di spyware e software per la guerra ibrida ai microchip che servono per droni ed elicotteri, ai sistemi di sorveglianza (utilizzati diffusamente anche nel modello della Smart City).
È inoltre sempre più arduo distinguere tra applicazioni civili e militari, nell’era del cosiddetto “dual use”, in cui tutto è collegato attraverso strategie e meccanismi non sempre manifesti, non c’è reale differenza tra i due campi. Per fare un esempio concreto, anche l’industria dei videogiochi, apparentemente ludica, è in realtà profondamente legata con il settore militare.
Di fronte all’aggravarsi dei conflitti in corso, l’unica risposta del nostro governo è stata prendere la strada dell’economia di guerra, che sta portando profitti record nelle casse di Leonardo e delle altre aziende militari, che si trovano a beneficiare delle stragi di civili.
Anche sul territorio monzese sono presenti aziende legate alla guerra, in particolar modo in Brianza: se a Lecco è nota la vicenda della Fiocchi Munizioni, anche Monza “vanta” la presenza di aziende che dichiarano apertamente la loro collaborazione con Leonardo.
Oltre a queste aziende, facilmente individuabili, in quanto operanti allo scoperto, esiste una fitta rete di piccole start up, anch’esse direttamente coinvolte con l’industria bellica, su cui le informazioni sono spesso incomplete o non disponibili.
Per essere più efficaci nel nostro attacco contro il sistema guerra è quindi fondamentale comprendere chi trae profitto dai conflitti in corso, denunciando apertamente la collusione di tanti industriali e piccoli imprenditori di casa nostra con i massacri in atto.
Per questo il 4 novembre, ribadendo il nostro no alla guerra, vogliamo rafforzare il fronte di opposizione contro chi realizza profitti dal conflitto: il nemico è in casa nostra e che il modo migliore per colpirlo è nel suo portafoglio!
Contro la guerra dei padroni, per la lotta sociale!
Per approfondimenti: https://www.atlanteguerre.it/…/dossier-le-catena-della…/
Rete Lotte sociali Monza e Brianza
Collettivi studenteschi di Monza








