La richiesta da parte del Ministero degli Interni di procedere in tutta Italia con una campagna di sgomberi indiscriminata conferma la volontà da parte di Salvini e del suo governo di rendere ancora più aspra la guerra ai poveri, agli emarginati, a tutti coloro che vivono in condizioni di profonda marginalità sociale. Il paradigma legalitario non accetta tentennamenti e si prepara a reprimere forme autorganizzate di solidarietà, cooperazione e giustizia sociale.
Già il precedente governo, con il famigerato decreto Minniti-Orlando, ha fornito a sindaci e prefetti un efficace strumento di repressione e controllo sociale destinato a colpire i più deboli, gli individui “indesiderati”, molto spesso quindi migranti o soggetti impegnati nel contrasto alle politiche securitarie. Quelle fantomatiche “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città” sono tuttora fattori di discriminazione sociale e limitazione di libertà: contro di questi ci battiamo ogni giorno, costruendo occasioni di libera aggregazione e confronto negli spazi urbani in cui viviamo.
Con la circolare indirizzata ai prefetti pochi giorni fa la stretta securitaria fa un salto di qualità (e quantità) e si registra la volontà da parte dello Stato di intensificare gli interventi con ausilio di forza pubblica per porre fine ad esperienze di occupazione abitativa (e non), interventi che in tutta Italia potrebbero riguardare decine di migliaia di persone. Nessuno si pone domande sull’origine della scelta dell’occupazione da parte di queste persone, nessuno mette in evidenza le cause di questo fenomeno, né tantomeno ci si pone in maniera adeguata domande su quali opzioni alternative offrire a chi verrà sgomberato. Quello che conta è mostrare i muscoli, soddisfare un’opinione pubblica intossicata dal populismo leghista, costruire consenso attaccando il nemico più debole, ossia coloro che in questo complicato contesto socio-economico occupano l’ultimo gradino della scala sociale. Continua a leggere