[Comunicato MayDay] – I Say May Day May Day

 L’IMMOBILE si muove!

 

 
 

Oggi, in occasione della May Day, sono salito sul carro dell’inedita
accoppiata formata dai Monzesi della Foa Boccaccio e dagli studenti
dell’Asso: due realtà che si occupano di spazi sociali, di
riappropriazione di diritti, di saperi, di cultura, di autoproduzioni.

 
Sgomberato, abbattuto, comprato e abbandonato per poi esser rivenduto a prezzo maggiorato, oggi  ballo alla street del precariato:
 
Difendetemi – Occupatemi – Autogestitemi – Riappropriatevi di me!

Ve lo grido a squarciagola per rompere il silenzio di chi ha chiuso gli occhi, di chi s’è rintanato, di chi si è arreso all’idea che il tema della casa e degli spazi sociali venga sistematicamente ignorato o criminalizzato dai politici, subordinato alle dinamiche speculative di banche ed agenzie.
Non voglio esser precario col rischio di crollare, abbattuto dalle ruspe del mercato immobiliare, e dalla repressione  che vuole sgomberare chi dentro me ancora da vita ai propri sogni.
Non voglio esser strumento del ricatto sociale, col mutuo da rincorrere o l’affitto da pagare!

Difendetemi – Occupatemi – Autogestitemi – Riappropriatevi di me!

Anche questo è opporsi alla morsa della precarietà. E’ riappropriarsi non solo di luoghi fisici ma soprattutto della vostra vita, della rappresentazione e del senso che  realmente ha; significa animare luoghi lontani dall’interesse privato dove creare fascino, stile, senso e conflitto attraverso la condivisione di competenze, conoscenze, attitudini e passioni.

 

Perché io son la casa che voi desiderate, sono lo spazio che andate ad occupare, sono la stanza che serve per studiare!
Io son progetti e sono desideri, io sono affetti, conflitti e relazioni.

Io sono un punto fermo per organizzare, partecipare,

per cospirare!!

 


Domani saremo alle 15:00 in porta ticinese alla May Day parade, il primo maggio dei precari.

Ci troverete al nostro carro insieme agli studenti di asso http://asso.noblogs.org ,
a danzare, gioire, urlare la nostra rabbia!
MALEDIRE L'IN/CIVILTA' DELLE IMPRESE,
SVELARE LE IPOCRISIE DEI GOVERNANTI,
ALIMENTARE LA COSPIRAZIONE PRECARIA!
Milano – porta ticinese – ore 15  I say May Day  May Day

Ci
rivolgiamo Ai precari e alle precarie, ai lavoratori e alle
lavoratrici. Ai nativi ed ai migranti, uomini e donne. Ai
contorsionisti della flessibilità, alle equilibriste del quotidiano. Ai
cocoprecarizzati, alle interinali, alle false partite IVA, ai precari a
tempo indeterminato e ai garantiti chissà fino a quando. Agli studenti,
ai ricercatori, alle ricercatrici ed alle precarie della formazione e
dell'informazione. A tutti/e quelli/e che cercano reddito e salario, a
tutti/e coloro che pretendono diritti.
Let's Mayday Per la settima volta la Milano precaria grida Mayday !
L'urlo
che sette anni fa ha squarciato il silenzio imbarazzato dei media, e di
ogni istituzione, di destra come di sinistra, che avvolgeva la
questione precaria, si è trasformato oggi in una potente evocazione, in
un riferimento unico, in una tappa imprescindibile della politica
nazionale.
Ogni Mayday
costituisce storia a sé, lo si sa, ma nell'arco del tempo il
protagonismo dei precari e delle precarie si è fatto sempre più
evidente assumendo una centralità che si è emancipata
dall'intermediazione di sindacati, partiti e centri sociali. Nell'anno
che ha ribadito l'inaffidabilità dei partiti “radicali” e lo
smarrimento del movimento, precari e precarie hanno trovato modi e
tempi per auto-organizzarsi nella rappresentazione di piazza e
nell'evoluzione del percorso che unisce una Mayday all'altra.
La Mayday
007 parla di conflitto Da sempre siamo convinti che la precarietà
costituisca un elemento di crisi non solo nella società, ma anche nei
movimenti sociali, politici e sindacali che cercano di attraversarla e
cambiarla. E la Mayday ha
dimostrato proprio questo. Chi vuole agire contro la precarietà non può
non fare i conti con i meccanismi che la generano. La precarizzazione è
un fenomeno complesso, un mix micidiale di atomizzazione, ricatto e
consenso. Il crescente protagonismo dei precari è il frutto di un
percorso che ha saputo, partendo dalla narrazione collettiva, generare
un processo virtuoso che ha sostituito l'azione visibile, ma molte
volte estemporanea, che ha preceduto molti primi maggio, in
un'accumulazione continua di volontà, talenti e passioni che a loro
volta hanno generato sempre maggiore partecipazione. La radicalità
risiede nelle relazioni, si diceva due anni fa. La radicalità oggi, lo
ribadiamo, sta nella capacità di tradurre le frustrazioni, l'isolamento
e i ricatti che i precari vivono quotidianamente su un piano nuovo dove
la delusione verso l'in/civiltà delle imprese si trasformi in
complicità fra i precari e nel quale si sappia rinnovare il conflitto
per fare fronte allo spiazzamento in cui la precarietà ci immerge.
La Mayday
007 parla di rivendicazioni Pensiamo che la tutela del contratto a
tempo indeterminato per chi vive una reale subordinazione siano ancora
un riferimento importante per le rivendicazioni dei precari e delle
precarie, ma siamo convinti che la struttura sociale, caratterizzata da
questa forma di "stabilità", non possa più riprodursi oggi. La Mayday
rivendica la generalizzazione dei diritti e invoca la continuità del
reddito come elementi fondamentali per disarmare il ricatto permanente
a cui precari e precarie sono sottoposti/e. Ma è importante fare almeno
una precisazione: il governo del centro-sinistra è debole e non vuole
cogliere le implicazioni di una diffusione a macchia d'olio della
condizione di precarietà. I tavoli sugli ammortizzatori, sulle pensioni
e sui nuovi diritti propongono un'articolazione complessa di
"soluzioni" che si dirigono verso orizzonti che ci spaventano. La
scelta di ammortizzare la precarietà anziché pensare a un insieme di
misure, diritti, e tutele tali da rafforzare la posizione dei precari
mostra un intendimento preciso: si vogliono tutelare i processi di
precarizzazione – e quindi di profitto – attraverso i quali le aziende
si stanno arricchendo, ammorbidendone tuttalpiù gli effetti più
nefasti. Si vuole curare il sintomo senza preoccuparsi del male,
sperando che il malato se ne dimentichi. La continuità del reddito
invocata dalle decine di migliaia di partecipanti alle Mayday
Parade di questi anni, può tradursi in un'opportunità, anziché in una
ennesima catena, se consente ai precari di scegliere, di rifiutare i
lavori peggiori, e quindi, implicitamente, di confliggere per
migliorare le proprie condizioni. Ogni altra proposta definisce una
traslazione della precarietà, ma non certo una diminuzione della sua
intensità. Poco importa se siamo precari nella vita per i ricatti del
mercato del lavoro o se lo siamo per i ricatti combinati di
quest'ultimo e di un welfare che ci inchioda al dovere del lavoro a
qualunque costo.
Dal
conflitto al reddito passando per i cinque assi della precarietà
Sappiamo bene anche che la precarietà parte dal lavoro per permeare nel
sociale ovvero nell'insieme di gesti, relazioni e scelte che ognuno di
noi compie giorno per giorno, per necessità, per volontà, per
sensibilità o per costrizione. In questo senso i cinque assi della
precarietà rappresentano perfettamente l'orizzonte a cui guardare. La
casa, oramai diritto proibito non solo per i precari, gli affetti, la
formazione, l'accesso ai saperi e ad una mobilità libera, gratuita e
compatibile con il nostro ambiente vitale, rimangono campi di
intervento e conflitto fondamentali, che nelle diverse declinazioni
incontrano ed attraversano da sempre la Mayday.
Così come le tematiche dell'antiproibizionismo e dell'autoderminazione
sulle quali il governo, che subisce l'offensiva clericale, si è
dimostrato senza il carattere necessario per mantenere le promesse
fatte. L'autoderminazione di sé, dei propri piaceri/desideri e la
giusta pretesa di controllo sul proprio corpo sono istanze che non
accettano inter/mediazione e vanno rivendicate attraverso la
cospirazione dei soggetti.
La Mayday 007 parla di diritti, cittadinanza e nuove civiltà
Le
campagne securitarie, i richiami all'ordine e alla legalità, la
bossi-fini e i CPT costituiscono un perno fondamentale con cui si
ricatta una parte importantissima del tessuto sociale: i migranti. Il
vincolo tra lavoro e diritti di cittadinanza è una gravissima forma di
barbarie e di ingiustizia che umilia ed esaspera le differenze,
rendendo sempre più difficile la tanto millantata integrazione. I
migranti oggi sono l'espressione più evidente di cosa significa
precarietà di vita, e di come la fame di profitto delle imprese,
bisognose di manodopera, non conosca limiti: il loro diritto al
reddito, alla casa, alla salute, all'istruzione è, per legge, sotto il
controllo delle imprese. E sempre attraverso la richiesta legalità,
viene loro impedito di emanciparsi da questo giogo, come avviene in
Lombardia per i proprietari del phone center, che dall'oggi al domani
dovrebbero perdere la loro unica fonte di reddito e tornare alle
ricerca di un contratto di lavoro. La precarietà non si esprime in
maniera omogenea, ma è l'esercizio premeditato di diverse strategie che
colpiscono le molteplici parti del corpo sociale dividendole e
compartimentandole. Il neoliberismo ha bisogno dello scontro di
civiltà. L'unico scontro che ci interessa è quello che contrappone due
intendimenti differenti sul modo per costruire una società differente:
la strada dei diritti o la via della legalità. Ognuno scelga ora senza
ambiguità, la propria priorità; quale dei due termini costituisce la
leva principale attraverso la quale muovere il proprio impegno e
determinare le proprie visioni. Per noi resta chiaro che la legalità è
sempre iniqua e che la conquista dei diritti sociali passa attraverso
l'esercizio del conflitto. A Milano dove il disagio, la rabbia,
l'esclusione crescono di giorno in giorno assumendo via via forme
sempre più incontrollabili, l'amministrazione contrappone la pretesa
che tutto ciò non sporchi o non occupi i marciapiedi del consumo o le
strade dello shopping. Questa spudorata equiparazione ci è lontana
nella maniera più assoluta. E' necessario affermare i diritti di
cittadinanza, abolire i CPT, cancellare la Bossi-Fini e tutte le leggi
discriminatorie.
La Mayday 007 parla d'Europa Anche quest'anno la Mayday
attraversa le città europee perché l'Europa è lo spazio pubblico da
costruire come ambito sociale e conflittuale per superare la condizione
precaria. L'Europa che ci immaginiamo è molto diversa da quella
monetaria che l'ipocrisia del nuovo millennio ha partorito. All'interno
di essa vogliamo proporre una nuova politica di welfare, che fissi
criteri sociali uniformi per nativi e migranti, riduzione delle
tipologie contrattuali atipiche, fissazione di un salario minimo orario
che prescinda dalla condizione lavorativa e garanzia di continuità di
reddito per tutti e tutte. L'EuroMayDay? è oggi uno dei processi
costituenti della nuova idea di Europa, radicale, libera sociale e
sostenibile.
Mayday Mayday 1° maggio 007 Milano, Porta Ticinese – ore 15.00 http://www.euromayday.org 
 

 

 

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