Cospirazioni precarie

Mappa la metropoli precaria

– cartografie nelle metropoli precarie  Powered by Foa Boccaccio 003 & colsenter.noblogs.org

…a partire da febbraio, per tutti i mesi a seguire……precedendo e seguendo la long/lunga/ancha EUROMAYDAY008 che, già, scalda la primavera brianzola……cogliendo l’occasione dei festeggiamenti del compleanno bisestile del Santo Precario (celebrato alla FOA Boccaccio il 29/2)… 

I precari del Centro Sociale insieme alle precarie di colsenter.noblogs.org hanno promosso una campagna di volantinaggio e mappatura nei Call Center di Monza e Brianza, invitando i lavoratori a conoscere le lotte e le vittorie dei precari che si sono ribellati al ricatto, lasciandosi  ispirare dalla cospirazione precaria. 

Leggi sotto la cronaca di una giornata di volantinaggi, scritta da una colsenterista “scatenata”, segui e replica la cartografia della precarietà nella metropoli – scopri i segreti degli agenti dell’Intelligence Precaria! 

REPLICA QUESTA CAMPAGNA

BATTI IL TUO TERRITORIO

FOMENTA LA COSPIRAZIONE PRECARIA

MOSTRA AI PRECARI LA LUCE DEL SANTO

DI’ LORO CHE E’ POSSIBILE RIBELLARSI

CHE E’ POSSIBILE ROMPERE IL RICATTO DELLA PRECARIETA’

CHE E’ POSSIBILE VINCERE !!!!!!!

Prossimo appuntamento: 17 aprile 2008, h. 17,30, FOA Boccaccio (Monza). Aperitivo con i lavoratori dei Call Center (aggiornamenti su www.autistici.org/boccaccio)  

Cronaca di una giornata speciale. Per festeggiare il compleanno del Santo ci si scatena in balli forsennati, ma non solo: i ragazzi della FOA Boccaccio, ospitando il sabbah dei precari il 29 febbraio, hanno approfittato dell’occasione per lanciare una campagna di volantinaggi nei Call Center del territorio di Monza e Brianza.

Vista la mia esperienza nei Call Center, ho dato la mia disponibilità ad accompagnarli nell’impresa … la  cosa è andata più o meno così…  Chiedo il supporto della neonata rete di lavoratori di vari Call Center di Milano e hinterland: tacito consenso, il blog lancia l’iniziativa e  firma il volantino. Ora ci sono tutti: Boccaccio, Intelligenze precarie, colsenteristi uniti e (aggiungo) scatenati. Il giovedì raggiungo Monza in orario; MrX (del Boccaccio) è lì in stazione ad aspettarmi. Ha lavorato per diversi anni in una delle più grandi realtà sul territorio nazionale nell’ambito dei Call Center, per una delle maggiori compagnie telefoniche. Solo ora, dopo circa due anni dalle sue dimissioni, si sta “disintossicando” (testuali parole) da quel lavoro e dallo stress accumulato. Siamo  stressati quanto un operaio alla catena di montaggio, mi viene da pensare, e mi chiedo quante volte questo ha influito sulla mia vita privata, nel rapporto con persone care, amici e conoscenti. Ma non è facile rendersene conto. Solo dopo, quando te ne vai, lo capisci. Secondo MrX, spesso, decidi di andartene perché lo stress accumulato pone un aut-aut definitivo: o ci si tiene la testa o ci si tiene il lavoro. Meglio perdere quest’ultimo.Ormai sto diventando una habituèe del percorso Milano-Monza, per seguire le udienze di questi mesi contro l’esternalizzazione del Call Center Wind di Sesto S.G. Non essendo riuscita a pranzare prendo al volo un panino. Prima di iniziare coi volantinaggi, partiamo in missione esplorativa, per farci un’idea di cosa è presente sul territorio. MrX ha una lista di Call Center recuperati sul web: alcuni di questi li conosciamo, altri non li abbiamo mai sentiti. Decidiamo di andare di persona a vedere con chi ci troveremo a collaborare, per mappare il territorio e farci un’idea di come (e dove) concentrare i nostri sforzi. A caso decidiamo di cominciare con la Praesto in Viale Campania. Un viale grande, ad alto scorrimento, in periferia. Facciamo molta fatica ad individuare la sede. Chiediamo informazioni a degli anziani nel giardino di un’abitazione: «Mi scusi, sto cercando lavoro e mi hanno detto che qui in zona c’è un call center…»; «Un col che? Cusa l’è?»;«Sa, uno di quei centri di telefonia, tipo centralini…».Gentili e comprensivi, rispondono che in quella casa abitano solo dei pensionati: inizio ad immaginarmi vecchietti che lavorano in scantinati rispondendo al telefono… ma no, normalmente chi lavora in questi posti è giovane, anche se, effettivamente, la situazione sta subendo una graduale ma significativa mutazione. Da lavoretto per studenti in cerca di quattro denari che possano garantire un minimo di indipendenza economica, è diventata una vera e propria occupazione, se pur continui a restare mal retribuita. Con fatica troviamo il luogo; un ragazzo, nel poco verde antistante l’anonima palazzina (un mix curioso fra la casa della famiglia Adams e una sede aziendale), ci chiede diffidente il motivo del nostro interessamento. Estraiamo con successo la tecnica del “cerco lavoro”: lui allora si sbottona un poco, precisando che si tratta di un’attività marginale, non del suo vero lavoro, ma che gli fa comodo. Difficile capire se dice la verità. Spesso ammettere di essere un callcenterista (o meglio, un’impiegato nel campo delle telecomunicazioni) comporta un certo senso di disagio. Un tipico atteggiamento di chi fa questo lavoro, che viene considerato un espediente temporaneo, un’ultima spiaggia segata dal senso di colpa per non avere avuto successo nell’arrampicata sociale (o così vorrebbero farci credere). In realtà è un lavoro duro, stressante, appesantito da meccaniche né imputabili direttamente ai lavoratori né da loro stessi controllabili. È un lavoro sottopagato ma dignitoso. E chiunque abbia passato abbastanza tempo in un Call Center lo sa. Il ragazzo ci invita a salire ed a parlare con i titolari: siamo interessati a vedere il posto, per capire come sono le condizioni di lavoro in una unità così piccola. Saliamo al secondo piano, ed entriamo in un appartamento di tre stanze (a quanto possiamo vedere). Poche postazioni ed una signora che lavora. Ci viene incontro uno dei due titolari, e ci descrive l’attività che si svolge in quella minuscola realtà lavorativa. Contratto di lavoro a progetto e ritenuta d’acconto. Attività di outbound mirata al procacciamento di appuntamenti con promotori finanziari. MrX fa diverse domande, sa il fatto suo e fa un’ottima impressione. Lo assumerebbero se volesse, ma credo che di quel tipo di lavoro non ne voglia sapere più nulla. Ce ne andiamo. In quel piccolo appartamento vige un regime familistico: identificazione di chi ci lavora con i destini di impresa. Le realtà di questo tipo, nel territorio di Monza e Brianza, sono moltissime.  Difficile cavarne un ragno dal buco.Si aggiunge a noi MissP (sorellastra di MrX … ma questa è un’altra storia… ) e la passeggiata continua Ci dirigiamo verso il  secondo Call Center della lista: MST, o qualcosa di simile. Suoniamo il citofono di un complesso abitativo stile anni ’70: ampio giardino, più scale, diversi piani. Aprono il cancello del giardino condominiale. Sbagliamo scala, ma di nuovo una gentile ed anziana signora abitante al piano rialzato ci indica la retta via per raggiungere l’ingresso giusto. Anche in questo caso siamo di fronte a un’abitazione adibita ad uso ufficio. Salutiamo gentilmente la signora alla reception, che ci risponde: «Pronto?» … deformazione professionale. Avrà superato i cinquanta e una tinta di capelli che fa concorrenza ai semafori. Riutilizziamo la tecnica (ormai collaudata) della richiesta di lavoro, e la signora si sbottona: ci racconta che lì lavorano intorno alle dieci persone (soprattutto casalinghe, per arrotondare), che vendono una rivista. Non riusciamo a scorgere fisicamente il luogo della prestazione lavorativa. Siamo accolti in corridoio, e qui si rimane. Riusciamo nuovamente però a carpire qualche informazione utile. Ripartiamo e il terzo, IMP, ha negato al citofono di essere un call center. Recuperati i volantini e i city al Boccaccio, si aggiunge MrM e andiamo a Mediacall a Concorezzo. Finalmente troviamo un ambiente + consono,  che fa al caso nostro: 300 persone, assistenza telefonica per i circuiti creditizi, ambiente abbastanza giovane.Il posto giusto per iniziare la campagna!!!! Distribuiamo volantini e qualche City Pocket ai ragazzi più interessati, chiaccheriamo coi lavoratori e studiamo con loro gli orari migliori per tornare nei giorni successivi. Le altre tappe toccate dalla campagna sono: Televoice di via Mentana, battuta da MrD e MissC, nella cui performance sono stati rilasciati diversi comunicati. Anch’esso un ambiente giovane… molto giovane.MrG si occupa invece del call center Fastweb, in cui è attualmente impiegato.  Io mi occupo del call center esternalizzato di Wind di Sesto S.G., mentre MrX si occupa di Transcom di Cernusco S/N, nel quale ha lavorato. Purtroppo sono rimasti pochi colleghi a cui rilasciare informazioni, ma riesce a mantenere un contatto con i rappresentati sindacali e dell’RSL ed gli riesce di appendere in bacheca i volantini Scopre purtroppo con amaro dispiacere che tutti i lavoratori a progetto sono rimasti senza lavoro.  Il contratto non è stato rinnovato, ed in vista non ci sono nuove assunzioni. I colleghi con contratto a tempo indeterminato si sono visti negli ultimi anni cambiare il CCNL (da commercio a telecomunicazioni). Dalla padella alla brace, come si suol direI turni sono ora spalmati su sei giorni lavorativi settimanali invece dei cinque giorni ai quali ci si era ormai quasi abituati, nonostante “qualche variazione” degli orari subite negli anni precedenti  (“Preferireste forse un trasferimento nelle sedi di Bari o Lecce?”). To be continued…

boccaccio@autistici.org

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