[betlemme3]sentendo il muezin

ciao a tutti,
altro giorno intenso in betlemme e vi scrivo mentre
puntuale il muezin (si scrive cosi?) fa da colonna sonora a questa
serata afosa.
e incredibile,passiamo con una facilita incredibile dagli uffici
delle rappresentanze piu significative del territorio, veniamo accolti
con la massima disponibilita e cogliamo la grande esigenza di queste persone
di eslicitare i problemi di queste terre.
la prima cosa che mi viene in mente in rapporto alla nostra situazione in italia
e proprio sul ruolo di rapprentanza che queste persone rivestono:
parlano a nome di un popolo e non si percepisce alcun disagio nel parlare
con un politico locale, diversamente da quanto mi insegna la mia esperienza italiana,
a prescindire dai colori politici.
vox populi, davvero.
anche perche tutti, nelle diverse sfumature degli schieramenti,
dicono le stesse cose.
ogni problema e direttamente collegato con l occupazione israeliana
e si puo risolvere solo con la fine di essa.
che si parli di terreni espropriati, di case abbattute, di collegamenti bloccati
e spostamenti resi impossibili dal muro, di disoccupazione e di mancanza di acqua
(oggetto specifico del nostro documentario)…senza parlare dei tanti martiri,
come li definiscono qui, delle quotidiane oppressioni concrete subite dai singoli
ai check point o negli arresti notturni improvvisi.
piccolo aneddoto a proposito, tanto per rendere l idea della quotidianita di queste
faccende. ieri sera eravamo in casa (siamo nel centro di betlemme) a guardare un film
e hashraf ad un certo punto si alza dal divano, lasciando arak e narghile, esce e torna
dopo qualche minuto. noi non ci faciamo caso.
oggi ci spiega che era uscito perche era in corso nei paraggi un operazione israeliana
e lui aveva sentito pochi secondi la voce dell altoparlante dei
militari ed e uscito giusto per verificare la situazione. noi non ci
siamo accorti di nulla, ma qui ci hanno fatto l orecchio.
l operazione si e conclusa con i soliti arresti preventivi. 
il discorso e di una semplicita disarmante, tanto che rischia di diventare ripetitivo,
ma da qualsiasi parte si voglia cominciare ad analizzare i problemi, la radice
affonda sempre nell oppressione del governo israeliano e dei coloni in particolar modo.
stamattina dopo tre ore di interviste di palazzo tre giovani ragazzi di hanno accompagnato
per le vie del campo profughi di dehishe, uno dei tanti figli dell
occupazione israeliana del 1948. centianaia di bambini per le strade ed
una situazione umanitaria e sociale molto piu difficile rispetto al
resto della citta, meglio girare con qualcuno del posto anche se a noi
la situazione e sembrata comunque tranquilla. qui nel 2002 gli
israeliani hanno fatto un vero e proprio macello, ingiustificato, con
arresti, uccisioni e soprattutto distruzioni.
nel pomeriggio invece abbiamo attraversato betlemme insieme ai ragazzi che stanno
facendo il workshop video nel media center di hashraf.
altra bella esperienza e nuova testimonianza dell intraprendenza di questo popolo:
il tema del video che realizzano e la convenzione sui diritti dei bambini e fanno
in giro per la citta interviste alla gente. tanti di loro hanno preso in mano la videocamera
per la prima volta ieri.
stasera spero di rivedere gli altri che tornano a betlemme dopo la trasferta a nord:
credo proprio che ne abbiano di cose da raccontare dato che sono stati in due posti
particolarmente delicati, jayyus e qualquila, dove il muro ha creato i presupposti
di un forte sentimento di resistenza nei confronti degli israeliani.
ieri sera mi sono cimentato in cucina: pasta e olive per il nostro piccolo gruppo,
giusto per ricambiare in parte la grande ospitalita co cui siamo stati accolti.
non e venuta male…la cucina di hashraf assomigia terribilmente a quella del boccaccio…
domani giornata piena: in mattinata ci muoviamo verso il settlement piu vicino a noi,
il territorio dei coloni israeliani. in una notte hanno raso al suolo la foresta di una delle colline
piu suggestive e ci hanno costruito in poco tempo un insediamento per i coloni, ben protetto
oggi dal muro. e incredibile come si riconosca a kilometri di distanza
quando un agglomerato urbano e di pertinenza israeliana…sembrano dei
villaggi turistici, villette di tre piani, strade larghe, tutto molto
curato…pero domani vogliamo vedere da vicino.
poi nel pomeriggio probabilmente giriamo un video ad un gruppo hip hop locale
proprio ne campo di dehishe, niente  che vedere con il rap pettinato di casa nostra. 
per ora e tutto, o perlomeno m fermo qui che si sta andando a mangiare.
peccato che di sera non si possa uscire.
 
un abbraccio 
 

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