comunicato sullo sgombero di sabato

ENNESIMO SGOMBERO NELLA METROPOLI MILANESE

Sabato 6 dicembre la FOA Boccaccio di Monza, insieme con alcuni studenti delle scuole monzesi, ha cercato di riprendere casa. Nonostante l’organizzazione dei ragazzi del Boccaccio sia stata impeccabile, l’occupazione è durata poco. Troppo poco, anche solo per poter accendere qualche luce all’interno dell’ex fabbrica di via Arnaldo da Brescia, e aprirla a un quartiere che da 30 anni la vede chiusa e abbandonata.
Che cosa ha interrotto questa esperienza sul nascere?
Prima di rispondere, ripercorriamo i fatti di sabato 6 dicembre.

I fatti di sabato 6 dicembre.


h. 11,00. Ritrovo dei militanti nei pressi dello stabile che ha ospitato fino a luglio la FOA Boccaccio di Monza. Alcune motociclette dei carabinieri ronzano intorno al gruppo. Forse insospettiti dall’insolito assembramento, forse allarmati da una gola profonda (il confine tra paranoia e prudenza è stretto e scivoloso), temono una sortita tra le mura di via Boccaccio.
Si sbagliano.
In quel momento un gruppo di ragazzi del Boccaccio entrano nello stabile di via Arnaldo da Brescia, già aperto da ignoti nei giorni precedenti.

h. 12,00. All’arrivo dei militanti, che hanno presidiato l’ingresso stando sulla strada, vengono contattati i proprietari dello stabile, la Digos, la politica locale e i media. I volantini circolano per la città, dai palazzi del quartiere alle scuole superiori di Monza: «il Boccaccio ha ritrovato casa».
I funzionari di polizia accorrono sul posto, e dimostrano poca elasticità nella trattativa fin dai primi minuti: «non tollereremo la vostra presenza all’interno», ci dicono.

h. 15,00. Arriva la proprietà. L’atteggiamento da chiuso si trasforma in possibilista. Si arriva a fissare un appuntamento per mercoledì 10 dicembre.

h. 17,00. Nonostante l’apertura della proprietà, i funzionari mantengono un atteggiamento ostile, e dichiarano: «abbiamo la denuncia pronta sul tavolo, ci sarà lo sgombero in giornata».


h. 18,30. Arrivano i funzionari della Digos di Milano, e a poca distanza un pullman di poliziotti antisommossa, una trentina di carabinieri, e un numero imprecisato di volanti. In tutto, si possono contare un centinaio di persone, tra polizia e carabinieri.
Gli occupanti abbandonano lo stabile, e un piccolo corteo, completamente accerchiato dalle forze dell’ordine, si dirige verso l’Arengario. I funzionari monzesi impediscono di arrivare sotto il Comune.

Burattini e burattinai. Il gioco delle responsabilità.
Sabato 6 dicembre l’amministrazione locale non ha fatto nemmeno in tempo a manifestarsi. Probabilmente gli esponenti della Giunta Mariani saranno stati colti da un frugale Sms mentre erano in vacanza a Sharm El Sheik, ma prima di trovare il tempo di preoccuparsi la situazione era già stata risolta.
Ci aveva pensato la Questura.
Mentre il problema posto dalla FOA Boccaccio è squisitamente politico (liberare spazi di socialità alternativi attraverso la riqualificazione delle aree dismesse), la sua rivendicazione è stata gestita come un problema tecnico. Un problema di legalità. Un problema di ordine pubblico. E l’esito è semplice: intervento della forza pubblica. Sgombero.
Al contrario della Taz di luglio, quando il ruolo del leone è stato giocato dalla Giunta ciellino-leghista, in questo frangente la volontà politica (serva delle seggiole romane scaldate da leghisti forcaioli e fascisti in doppiopetto) di sopprimere prematuramente la rivendicazione della FOA Boccaccio si è concretizzata negli uffici della Questura milanese, con il benestare del commissariato monzese. Quest’ultimo infatti, memore delle pressioni politiche subite in occasione della Taz di luglio, non ha voluto mettersi di nuovo contro l’amministrazione locale. E, come un Fido amico, ha obbedito ancor prima che Romeo, Allevi o le solite ochette starnazzanti dell’Esagono cominciassero a schiamazzare.
La Questura di Milano, una volta ottenuto il parere positivo dai colleghi monzesi, ha allegramente accolto l’invito a reprimere: così come a Pero (quando poche settimane prima la Questura ha sgomberato il tentativo di occupazione del collettivo la Fornace, che denuncia da anni le speculazioni dell’Expo), così come agli Obei Obei (che la Moratti ha deciso di soffocare dopo centinaia d’anni di storia), le divise blu hanno mostrato il pugno duro. Dal passato recente di Milano acquista rilievo la struttura di una strategia repressiva decisa ad azzerare conflitto, criticità e dissenso. E Monza non ne è esclusa. Anzi, ne è un laboratorio pilota, essendo governata da una Giunta rozza e ignorante, che non conosce il dialogo e la diversità. Una Giunta la cui massima aspirazione è tenere pulite le vetrine del centro, sfavillante vetrina di cartapesta dietro alla quale si nascondono gli scheletri della crisi economico-finanziaria, che non viene affrontata con contromisure sociali adeguate, mentre si continuano a sistemare amici e clienti a suon di speculazioni edilizie (qualcuno sta mantenendo attenzione sui progetti di via Boccaccio 6? Noi sì, e non ci faremo sfuggire nulla di ciò che avviene in – e intorno – all’ambito 61). Cosa ci si può aspettare d’altronde da una Giunta che lascia a marcire le scuole monzesi: mentre l’ISA cade a pezzi (chiedetelo agli studenti, che si sono visti crollare – letteralmente – in testa una porta settimana scorsa), la Giunta taglia i fondi, aggiungendo tagli ai tagli del Governo. A dimostrazione della comunità di intenti tra il Governo e la nostra Giunta, basti ricordare il recente il party organizzato all’Urban Center con il Ministro Gelmini, evidentemente un mentore per la il sindaco Mariani e i suoi amichetti.
Infine, questa Giunta che governa la città di Monza è responsabile della stagnazione delle politiche giovanili, causata dall’incapacità di un Assessore che non conosce le strade e i giovani di Monza (se non quelli che frequentano i circoli di tennis e di golf, tra un aperitivo e una serata da 300 euro), e che si preoccupa solo di stringere mani e affari con l’imprenditoria giovanile sponsorizzata dai capitali di Confindustria e della Compagnia delle Opere. Pensiamo all’ex Macello, e ai progetti ideati dal team della Sassoli.

La FOA Boccaccio rilancia
La FOA Boccaccio non demorde, e continua la sua ricerca di spazio: nuove occupazioni illumineranno il territorio, fino a quando non troverà casa.
La FOA Boccaccio rilancia, e ribadisce la sua presenza attiva sul territorio, il suo ruolo di motore di rivendicazioni, di agenzia locale del conflitto.
La FOA Boccaccio continuerà a essere presente nelle mobilitazioni della metropoli, portando il suo contributo nelle lotte che vibrano nel tessuto sociale.
Il 12 sarà una grande giornata di mobilitazione. La FOA Boccaccio sarà a Monza, a conquistare spazi di visibilità, a ricordare alla città che un’esigenza inespressa l’attraversa irrequieta, in cerca di compimento, in cerca di spazio.
…we still feel like rioting

FOA Boccaccio 003

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