GAZA STORY

SABATO 10 GENNAIO 2009

 

FOA BOCCACCIO IN CENTRO MONZA PER UN’INIZIATIVA DI CONTROINFORMAZIONE

SU QUANTO STA ACCADENDO NELLA STRISCIA DI GAZA

 

CON BRANI SELEZIONATI DA

http://guerrillaradio.iobloggo.com/ 

 

IL BLOG DI VITTORIO ARRIGONI, L’UNICO ITALIANO RIMASTO NELLA STRISCIA DI GAZA. LE SUE PAROLE SULLO STATO D’ASSEDIO POSTO DALLE FORZE ARMATE ISRAELIANE FANNO CAPIRE, ATTRAVERSO UNA CRONACA NUDA E SENZA FRONZOLI, CIO’ CHE STA REALMENTE ACCADENDO.NIENTE A CHE FARE CON L’IPOCRISIA COMPLICE DEI NOSTRI MEDIA NAZIONALI.

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COMUNICATO FOA BOCCACCIO 

Due settimane fa è cominciata l’operazione “Piombo Fuso”: sotto gli occhi distratti dell’opinione pubblica mondiale, resi più buoni dalle consuete celebrazioni natalizie, tutti i reparti dell’esercito israeliano hanno riversato il loro tremendo potenziale distruttivo sulla Striscia di Gaza.  

Fino ad ora si contano 800 morti di cui almeno 250 bambini, più di 3500 feriti, intere famiglie spazzate via per sempre, popolazione terrorizzata, ospedali al collasso, infrastrutture ed edifici pubblici irrimediabilmente distrutti, scuole ed università bombardate, migliaia di case frantumate…   

Il triste elenco degli obiettivi del massacro israeliano potrebbe continuare per diverse pagine.  Quindici giorni di guerra stanno letteralmente cancellando la  Striscia di terra più famosa al mondo, sotterrandola di macerie, rabbia, paura, disperazione, fanatismo, odio, terrore ed ipocrisia. Ancora qualche altra settimana di bombardamenti e di operazioni militari terrestri e a Gaza non resterà più niente e nessuno.

Ci chiediamo se in fondo non sia sempre stata  proprio questa la fine  prevista per questo fazzoletto di terra, dopo circa mezzo secolo di balbettanti soluzioni diplomatiche, di carnevalesche conferenze di pace, di inutili risoluzioni delle Nazioni Unite e di ridicole Road Map. Si è forse finalmente trovata la tanto sperata “soluzione finale” per la Striscia di Gaza? E’ questa la sentenza definitiva attesa da un milione e mezzo di persone costretto a vivere in una prigione a cielo aperto lunga 40 km e larga non più di 10, scontando la sola colpa di essere palestinese?

A noi pare di sì. 

Un martellante fuoco incrociato proveniente dal mare, dal cielo e dalla terra, che si abbatte giorno e  notte sui 360 km quadrati con la densità demografica più alta al mondo, non può essere considerato in nessun modo legittima difesa, né tantomeno un mezzo lecito per garantire il diritto di Israele a vivere in sicurezza.

 Bombardare indiscriminatamente civili e miliziani, colpire ospedali, impedire i soccorsi ai feriti, distruggere scuole, radere al suolo abitazioni, abbattere moschee, chiudere ogni via di fuga ed ostacolare il costante accesso di aiuti umanitari è un’operazione che risponde  in tutti i suoi aspetti alla logica di una  strategia terrorista. Il massacro degli abitanti di Gaza è il prezzo che il governo israeliano, spalleggiato dal complice silenzio delle potenze occidentali, ha deciso di far pagare ai membri di Hamas ed ai loro sostenitori interni ed internazionali.  

Risiede in queste due  semplici  considerazioni l’accusa che rivolgiamo all’ipocrisia che si cela dietro alla trasposizione mediatica dei fatti (di RAI, Mediaset e stampa nazionale) a cui siamo sottoposti da giorni e che ci presenta questa guerra come una sorta di lotta tra il Bene ed il Male, nella quale si contrappongono i democratici  Israeliani ed i fanatici di Hamas. L’operazione “Piombo fuso” sarebbe, dando retta ai media, la resa dei conti tra questi due punti di vista  inconciliabili, sarebbe un’operazione chirurgica per abbattere il potere di Hamas e liberare i Palestinesi di Gaza dai loro dittatori terroristi, colpevoli tra l’altro di avere rotto una fasulla tregua semestrale. La realtà dei fatti è assai diversa e le motivazioni dell’azione israeliana vanno cercate altrove.

 

          Con una densità abitativa così alta non è possibile alcuna operazione militare “chirurgica”. Se poi vengono utilizzate armi illegali al fosforo bianco e sistematicamente colpiti ospedali, ambulanze, mercati, moschee e scuole appare chiaro che è in corso un’operazione di pulizia etnica, più che uno conflitto armato tra soggetti politici rivali.      

          Chiudere per anni una terra ed una popolazione tramite un assedio contrario a qualsiasi diritto internazionale, imponendo un embargo illegale e costringendo a subire quotidianamente scientifici  abusi e violenze, non potrebbero essere considerate condizioni accettabili per una tregua da nessuna persona al mondo dotata di un minimo di amor proprio.

          Hamas è stata votata democraticamente nelle elezioni palestinesi del 2006 e gode dell’appoggio di larga parte della popolazione di Gaza: Hamas e Gaza, che ci piaccia o no, oggi formano un binomio. Voler distruggerne uno, vuole dire necessariamente volere distruggere anche l’altro. 

          Le imminenti elezioni politiche israeliane della prossima primavera sono stati un forte incentivo a spingere la coalizione che sostiene il governo Olmert, in gravissima crisi di consenso, a cercare di recuperare favore elettorale tramite l’intrapresa militare nella Striscia di Gaza. E’ cosa nota che, in un paese militarista come Israele, mostrare il pugno di ferro su questioni di sicurezza fa sempre recuperare voti preziosi!

          La carneficina di Gaza è un messaggio molto chiaro nel braccio di ferro mediorientale che vede fronteggiarsi da una  parte  Israele, USA e Paesi Arabi moderati  e dall’altra l’Iran, la sua cerchia di alleanze sciite e possibili simpatizzanti con ambizioni egemoniche. Ancora una volta si sacrificano le vite di migliaia di Palestinesi sull’altare di  contese  politico-strategiche globalmente considerate più rilevanti, di certo più importanti della convenienza e della volontà della comunità internazionale di mettere fine ad un conflitto che insanguina da decenni  una  terra che si affaccia sul mar Mediterraneo e che è tanto cara alle religioni di  tutto il mondo.             

 

Mentre il mondo aspetta un cambiamento di rotta della squadra di Barak Obama, il silenzio assordante del prossimo presidente degli USA non può che essere letto come un appoggio esplicito alla strategia israeliana: chiudere con la parte più radicale della politica palestinese e costringere chi sopravviverà alla carneficina, stremato ed umiliato, ad accettare qualsiasi condizione in futuri accordi di pace. Mentre le diplomazie di tutto il mondo stanno giocherellando intorno all’inferno di Gaza, invertendo colpevolmente chi è aggredito con chi aggredisce, chissà per quanti altri giorni ancora i tremolanti appelli ad un cessate il fuoco immediato verranno seppelliti dai rumori del fuoco israeliano e dalle grida di vendetta della  resistenza palestinese.

 

Riteniamo inaccettabile un’informazione così di parte, una lettura del conflitto così falsa ed a senso unico, fatta propria anche dal nostro governo ipocrita ed incompetente: per questo motivo noi del centro sociale BOCCACCIO, che conosciamo la Palestina perché da anni, partecipando a progetti e carovane di cooperazione sociale e sportiva, abbiamo imparato a conoscerne la ricchezza culturale, le contraddizioni, l’ospitalità, la dignità tipica di un popolo in lotta per la propria sopravvivenza, abbiamo deciso di distribuirvi questo fascicolo in cui riportiamo le pagine del diario di guerra che l’unico italiano rimasto nella Striscia di Gaza scrive quotidianamente sul suo blog guerrillaradio.iobloggo.com.

Leggere, difendere e diffondere questo prezioso contributo è il nostro modo per testimoniare a tutto il popolo palestinese che anche a Monza qualcuno è schierato, senza squallidi giri di parole, al suo fianco. 

 

FOA BOCCACCIO 003

boccaccio@autistici.org

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