dall’honduras – Alla terza settimana

Mercoledì 5 dicembre si è tenuta una conferenza stampa negli uffici
del COFADEH a Tegucigalpa, per denunciare le prevaricazioni e le
violenze che si accaniscono con sempre maggior frequenza contro i
soggetti e le realtà che compongono i movimenti sociali e di lotta
politica nella zona di Zacate Grande, penisola nel sud del paese.
Con il COFADEH, presenti l’associazione per lo sviluppo della
penisola, ADEPSA, le realtà che con queste fanno rete nel lavoro
quotidiano di denuncia, affiancamento legale, analisi e lotta politica
e i familiari di due giovani zacategni incarcerati da alcune settimane
con la denuncia di tentato omicidio (fasullo e pretestuoso) a una
guardia privata che lavora nella zona per uno dei più potenti uomini
del paese, che nella penisola e nelle aree attigue tiene progetti e
interessi che vanno dal turismo d’elite alla costruzione di una delle
“ciudad modelo”.
L’ultimo fatto grave in ordine di tempo è stata la tentata irruzione,
alcune notti fa, nel campamento degli osservatori e difensori dei
diritti umani a Puerto Grande, una delle comunità della penisola.
Un’irruzione che, fortunatamente fallita, in realtà è un’operazione di
intimidazione che cerca di minare l’operato di chi partecipa e
affianca i movimenti.
La lotta che i movimenti sociali e indigeni portano avanti è assai
complessa, per questo è necessario cercare di bucare il muro di omertà
e mistificazione che li circonda. Altrettanto complessa è quella di
Zacate Grande: oltre alla divisione interna alla comunità e a
scontrarsi con gli interessi di un cosidetto “intoccabile”, un grande
ostacolo, qui come altrove nel paese, è rappresentato dalla
magistratura, accondiscendente in molti casi al potere o semplicemente
messa in stato di inoperosità. Per il caso dei due ragazzi arrestati,
parliamo di arresto sommario, di detenzione di persone chiamate in
aula come testimoni che finiscono in galera come accusati, di carte
perse, di somme enormi per proseguire il caso, di giudici che non si
presentano in aula, rimandando la sessione in città distanti,
difficilmente raggiungibili dalle famiglie degli imputati.
Questo quadro parla chiaramente di quanto accade in Honduras: un paese
per nulla pacificato dopo il golpe del 2009, che anzi vive una
fortissima polarizzazione tra chi detiene ricchezza e potere e chi ne
è escluso, in cui i media diffondono un’immagine di coesione e
stabilità alle porte delle feste natalizie e in cui si conferma
l’ingerenza delle forze straniere, in primis quella dell’ambasciata
USA e delle multinazionali nordamericane.
Quello che si evince dalla lettura della INFORME DE LA COMISIÔN DE
VERDAD – trecento pagine di analisi sul golpe del 2009 uscite da
qualche settimana ad opera di una rete di soggetti e realtà di base –
la rete di relazioni, parentele e interessi che forma l’oligarchia
honduregna tiene uniti tutti questi punti, che rappresentano il
vertice della società, distantissimo dalla larga base sociale:
industria, banche, media, import-export, agro-business, politica,
forze armate, ambasciate, una rete compatta e quasi inespugnabile, che
mal sopportarono le tentate riforme di Zelaya e che arrivarono a
spingere per il golpe, da cui uscirono strutturalmente rinforzate.
Il nostro lavoro di monitoraggio e denuncia prosegue in queste
condizioni, ma non si ferma, rilanciando per le prossime settimane
incontri pubblici e continui presidi.

http://www.defensoresenlinea.com/cms/index.php?option=com_content&view=article&id=2365:ataques-contra-pobladores-de-zacate-grande-demuestran-absoluta-indefension-&catid=42:seg-y-jus&Itemid=159

 

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