Atterravo un mese fa, 16 novembre. Pochi giorni dopo si sono tenute le elezioni primarie dei principali partiti, con le quali si sarebbero scelti i candidati alle municipalitá, al congresso nazionale e i candidati alla presidenza della Repubblica per le elezioni di novembre 2013. Primarie che stanno causando un terremoto: non sono ancora certi infatti i conteggi relativi al Partito Nazionale, quello maggiormente coinvolto con l’oligarchia e i golpe. É ormai certo che ci sono stati brogli e compravendita di voti. A fronteggiarsi, la parte più conservatrice, storicamente al potere, e quella dei nuovi ricchi, arricchiti con le riforme neoliberiste degli ultimi 15/20 anni (NAFTA, area di commercio C4, maquillas). E dopo che, in questi giorni, il potere esecutivo -legato al grupo di potere storico- ha imposto un nuovo gruppo di magistrati -licenziando quelli scomodi- che si suppone debbano analizzare la situazione e stabilire la veridicitá delle accuse, anche i media più moderati parlano ormai di golpe tecnico. Fatto certamente grave, che conferma come in questo paese di 8 milioni di abitanti la rappresentanza sia una questione di facciata, dove gli unici interessi che contano sono quelli di poche famiglie, delle multinazionali e della casta dei militari, che non hanno bisogno di legittimare il loro operato attraverso elezioni o altre forme di partecipazione, ascoltando únicamente interlocutori interessati e privilegiati. Come si inserisce la societá in questo quadro è una domanda cui non so dare una risposta certa. Frequento quasi esclusivamente persone inserite nella lotta política di movimento, esterna a percorsi classici e più istituzionali. Fuori, ad esempio, da LIBRE, partito che ha raccolto e per molti versi normalizzato le istanze che venivano da quei milioni di persone che erano per le strade nei giorni del golpe 2009. E in questo paese così ricco di contraddizioni, malato di dirigismo e sempre alla ricerca di un vertice, di líder e caudillos, proprio LIBRE presenta alla presidenza per le elezioni 2013 la moglie del golpizzato presidente Zelaya, offrendo il fianco alle critiche da sinistra e dai movimenti. E se le persone che frequento sono spesso molto formate e consapevoli, la sensazione che siano troppo poche e che poco possano fare è forte. Nel frattempo le informazioni passate dai media nazionali possono essere usate come termometro per valutare il grado di libertá di espressione e di dissenso. E il risultato è preoccupante. Se non si parlasse ora di golpe e guerra tra i poteri dello stato, ci sarebbe la solita cronaca nera, che cela in questo modo problemi molto più gravi, che chiamerebbero in causa direttamente chi ha la responsabilitá di amministrare lo stato. In questa continua propaganda, oasi di libertá di pensiero e parola sono i blog e le radio libere, comunitarie e indigene, molto diffuse sul territorio, che lavorano in condizioni sempre al limite, tra uccisioni di giornalisti, sabotaggi, problema burocratici o interferenze da parte dei potenti ripetitori delle radio religiose, che muovono milioni di utenti. È possibile che le elezioni del 2013 risveglino entusiasmi e appartenenze, ma un anno político è lungo in Honduras e molte cose possono ancora capitare.
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