Dopo 3 settimane lascio il pueblo di Puerto Grande, le terre occupate
e le minacce, i campi di mais e il Pacifico.
L’ultimo bagno è stato solitario, quando il sole stava scendendo
dietro le isole del golfo di Fonseca verso il Nicaragua e la marea era
già bassa, rendendo l’acqua più torbida e fangosa.
Alcuni bambini mi hanno dato per certa la presenza di un grande
coccodrillo tra queste mangrovie, per cui ho guardato a lungo e con
circospezione i riflessi piombo delle deboli onde.
Sarà vero come veri saranno gli squali di cui raccontano i loro
genitori. A ogni età un timore. A ogni età un senso del limite.
E se davvero penso alla parola “limite” non posso non pensare alle
migliaia, milioni di chilometri di filo spinato stesi per tutto
l’Honduras. Lo trovi ovunque, in città o in campagna, per impedire
furti o delimitare proprietà e campi. Le mie vicine al campamento,
grandissime luchadores che mai si sono tirate indietro davanti alle
minacce o ai manganelli, non lo usano nemmeno per protezione: l’hanno
teso alto, per stenderci i panni. Rigorosamente lavati a mano, con
l’acqua che qui arriva ogni 4 giorni. Ogni “casa”, anche la loro che è
fatta di fango qualche palo di mangrovia e tanti teli di plastica, ha
una piccola vasca di cemento dove tenerla. E con questa acqua si fa
tutto: si beve, si cucina, ci si lava, si lava.. e qui riecco il filo
spinato, che usano anche per stendere il pesce ad essiccare.
Sono tronchi, pali o alberi vivi che tengono questo filo ben teso. E
proprio gli alberi sono l’altro elemento che mi resta in mente in
questo primo mese di permanenza. Giganteschi, con tronchi imponenti,
che parlano di un passato ricco di boschi e foreste, prima che la
deforestazione attuale prendesse piede. E come il filo corre
orizzontale, questi monumenti viventi di una imponenza monumentale,
con chiome di un’apertura senza pudori, sono uno schiaffo di vita e di
verticalità, resa ancora più evidente dall’architettura della maggior
parte dei paesi e pueblo, in cui quasi tutte le case hanno solo il
piano terra.
Con questo post saluto quindi il sud, rovente e povero, con gente
pronta a far due chiacchiere, stesi sull’amaca, e a scherzare su
tutto, morte compresa.