eccomi finalmente approdata nell’ultima tappa del nostro viaggio.
dopo aver salutato Nablus e Ramallah con un po’ di malinconia
ci siamo dirette a Beit Ommar, una citta’ nei pressi di Hebron,
che conta 17 mila abitanti e in cui ogni sabato c’e’ una piccola manifestazione
simbolica dove si costeggia uno dei 4 settler che lo circondano.
la settimana scorsa e’ stato publicato un report sulla situazione della citta’
e sull’arresto del caro Youssef, che oggi ci ha accolto e accompagnato per tutta la mattinata
(http://italy.palsolidarity.org/2013/01/02/attacco-a-beit-ommar/).
nonostante la pioggia e la grandine la manifestazione e’ stata molto incisiva,
soprattutto per la pioggia che mi ha ridato il sorriso , gioendo del fatto
che i soldati israeliani che ci accerchiavano avevano un peso addosso che era il doppio del normale.
dopo esserci rifocillati un momento bevendo the con salvia e ascoltando il racconto dei presenti,
tra cui il sindaco della citta’ che insegna nell’universita’ di Hebron,
siamo approdati a Hebron e molto velocemente, attraverso il check point, lasciando giu’ gli zaini e ripassando
il check point(davvero fastidiosa come cosa), siamo andati a seguire il “settlers tour”, ossia il tuor che i coloni
che abitano in una parte del centro di Hebron fanno ogni sabato. grandi pezzi di merda! e sapete perche’?
perche’ non solo questi infami occupano illegalmente una citta’, militarizzandola, ma ne fanno cio’ che vogliono e quando vogliono,
protetti dall’esercito che nemmeno ti fa avvicinare.
i soldati israeliani bastardi hanno anche il coraggio di scherzare. non avranno piu’ di 25 anni, a parte i poliziotti,
e ti prendono in giro, scherzano, ti fanno l’occhiolino, le foto e i sorrisini.
in quel momento avrei voluto tanto dargli una gomitata in faccia, ma non vivo qui, non sono palestinese
e ci si deve sempre ricordare che ogni azione ha una conseguenza e purtroppo chi paga, paga per tanto.
e a pagare non siamo noi internazionali.
prendendo un ampio respiro e guardando avanti, domani accompagneremo i bimbi a scuola.
ripensando a oggi invece mi crolla la stanchezza addosso, piu’ per la rabbia che per altro.
ma le risa e la gioia di vivere qui non manca mai e l’essere insieme agli altri internazionali
ci permette di conoscere e confrontare le differenti culture e situazioni politiche…
isomma l’unica speranza che ho e’ che spero che domani ci sia l’acqua calda per la doccia.
Welcome in Palestine
(A S A B: all settlers are bastards)
vale/ste/annagiulia