IL KURDISTAN CHIAMA MA IN POCHI ASCOLTANO
giovedì 14.01.16 FOA Boccaccio 003, PRESENTAZIONE DEL PROGETTO ROJAVA RESISTE
Mai come in questo momento l’espressione “silenzio assordante” può descrivere meglio l’atteggiamento dei media e delle istituzioni europee di fronte al massacro che le forze di polizia e l’esercito turco stanno perpetrando a discapito della popolazione curda.
In tutto il paese l’uso spropositato della forza contro la popolazione civile è all’ordine del giorno, la guerra che Erdogan sta combattendo non è rivolta solo contro i compagni e le compagne del Pkk ma è diretta contro tutte le persone libere che hanno deciso di partecipare al progetto del confederalismo democratico vivendo l’autodeterminazione e l’autorganizzazione quotidianamente, compiendo scelte e partecipando ogni giorno al processo di democrazia diretta che si sta sviluppando sempre più dal Rojava al Bakur.
La repressione non ha tardato ad arrivare dopo la vittoria del’AKP alle elezioni del 1 novembre ma in quest’ultimo mese la situazione è degenerata oltre limiti che non si vedevano neanche durante il conflitto degli anni ’90.
Molti rioni del quartiere di Sur nella città di Diyarbakir (Amed) sono sotto coprifuoco h24 da 49 giorni, con un’interruzione di sole 17 ore; la regione del Botan è completamente militarizzata ed è impossibile sapere con certezza cosa stia esattamente accadendo nelle città di Cizre e Silopi che da 29 giorni sono sottoposte a coprifuoco, si stima però che siano stati uccisi almeno 70 civili e che lo Stato abbia iniziato a giustiziare sul posto la popolazione. Questo il caso eclatante delle 3 attiviste giustiziate a Silopi ( http://www.retekurdistan.it/2016/01/uccise-dalle-forze-dello-stato-turco-3-donne-militanti/ )
Le esecuzioni sommarie si sono trasformate in esecuzioni di massa il 10 gennaio nella città di Van quando 12 ragazzi dall’età compresa tra i 18 e i 25 anni sono stati giustiziati sul posto dopo un’operazione poliziesca che prevedeva la perquisizione di decine di appartamenti. I nomi dei ragazzi ancora non vengono resi pubblici, tutti i corpi presentano un foro di proiettile in fronte o alla nuca sparato da distanza ravvicinata e tutti erano vestiti in abiti civili.
Giovedì 14 gennaio in Boccaccio discuteremo della situazione in Bakur insieme ai compagni\e del progetto Rojava Resiste e proveremo a organizare un incontro via Skype direttamente con un nostro contatto all’interno della città di Cizre per sentire dalla sua viva voce impressioni sugli sviluppi futuri.
Il Kurdistan sta chiamando, a noi il dovere di ascoltarlo!
Biji berxwedana Kurdistane!