Sui fatti di Fermo

Due note di aggiornamento in merito al comunicato che pubblichiamo qui di seguito:
1. Il comunicato del CSOA Officina Trenino 211, datato 7 Luglio, riporta che i due responsabili sono a piede libero: ad oggi, 8 Luglio, uno dei due risulta fermato con l’accusa di omicidio preterintenzionale a sfondo razzista.
2. Come prevedibile, nel giro di una giornata è iniziato il carosello delle smentite, delle ritrattazioni e delle mezze giustificazioni. Il giornale “Il Resto del Carlino” ha pubblicato una testimonianza decisamente poco affidabile (accreditata a una donna già nota ai giornali per aver visto nel 2014 dei “cinesi armati di retini intenti a catturare gatti”…) che ribalterebbe la vicenda. Onorevoli e senatori si chiedono se, in qualche modo, il ragazzo nigeriano non se l’è andata a cercare e deducono che in ogni caso è colpa dell’immigrazione. Giornali e social network seguono a ruota queste dichiarazioni, sospettando dello straniero e giustificando il “bravo ragazzo” italiano. Noi sappiamo che la verità è un altra: Emmanuel è stato ucciso da un razzista e che ciò è stato possibile con la complicità di tutti coloro che tollerano la xenofobia, il razzismo e il fascismo, che sempre di più fanno parte della “normalità” delle nostre città.

Giovedì 7 luglio ore 21,30 Assemblea Pubblica al Csoa Officina Trenino, Viale della Vittoria 211, Porto San Giorgio.

SULLA VILE AGGRESSIONE E UCCISIONE A FERMO DI EMMANUEL, RICHIEDENTE ASILO DI 36 ANNI.

Nel primo pomeriggio del 5 luglio, a Fermo, a pochi passi da Piazza del Popolo, viene aggredito di fronte alla moglie, Emmanuel, richiedente asilo fuggito dalla Nigeria e dalle persecuzioni di Boko Haram. Il motivo dell’aggressione è evidente: la sua compagna viene chiamata scimmia, l’uomo si volta e inizia l’aggressione, gratuita, verbale infine fisica e devastante.
L’uomo cade a terra sotto reiterati colpi di spranga ed entra subito in coma, ma la violenza continua con calci e pugni, tanto che la parte destra della testa e del corpo di Emmanuel è completamente tumefatta. Il giorno dopo il giovane viene dichiarato clinicamente morto. Ironia della sorte, fuggito dalle bestie fasciste dell’isis, viene ucciso dalle bestie fasciste indigene: bianche, poco “ariane” ma ben inserite nel contesto sociale della città.
La notizia viene fatta trapelare il giorno successivo, per decisione della struttura in cui la coppia era ospitata, della prefettura e del commissariato, questo per evitare rivolte degli altri richiedenti asilo.

Gli assassini sono in due e sono a piede libero:

Uno dei due è legato a doppio filo con l’estrema destra, lo ricordiamo in prima fila al tentativo di comizio di Matteo Salvini a Porto San Giorgio, lo conosciamo anche come personaggio tollerato negli ambienti della curva fermana. Si sa come vanno le cose oggi, due braccia forti e una voce in più per un coro, fanno sempre comodo, non importa se sei nazista, questa non è più una pregiudiziale, almeno nell’ambiente fermano dello stadio di oggi. La narrazione lo vuole anche sotto il palco lo scorso anno, esultante per l’elezione dell’attuale giunta fermana: in quell’occasione esultarono un pò tutti, sia a destra, sia a sinistra, ma questa è un’altra storia.
Dell’altro personaggio nulla si sa, su Fermo in queste ore è scesa una cappa densa di omertà , non ci sono testimoni alle 14,30 in pieno centro. Quindi i due fenomeni in questione sono tutt’ora incredibilmente a piede libero. Stranezze e barbarie della tranquilla e pacata provincia.

I neofascisti fermani:

L’ambiente neofascista fermano è relativamente giovane, ma perfettamente integrato nel tessuto sociale della città: c’è una sede studentesca a Fermo e forti legami con Ascoli, un manipolo di “bravi” ragazzi utili all’ipocrisia di chi ora si sveglia di colpo e dice che “qui”, queste cose non devono accadere e anzi, non sono mai accadute. Ne siamo sicuri? Non serve un libro di storia per ricordare Kadar a cui fu spaccata la testa dopo essere stato apostrofato come “sporco negro”, oppure Mustafà e Avdyl, che furono uccisi dal proprio datore di lavoro, imprenditore fermano, per aver preteso la paga che gli spettava. Senza contare le intimidazioni ai danni di studenti e militanti passate in sordina come ragazzate, mezze risse o come dice oggi il sindaco di Fermo: “frizioni, tensioni e umori tra fazioni che nella nostra città non esistono”, chiaro il concetto?

L’omicidio del 5 Luglio, rappresenta il prodotto di questo atteggiamento di tolleranza verso la xenofobia, uno stomachevole perbenismo verso il razzismo, che ormai non è più il cuore pulsante solo delle zone periferiche metropolitane o dei grandi agglomerati urbani, ora tutto questo appartiene anche alla nostra tranquilla provincia, ora sono qui.

MA CI SIAMO ANCHE NOI, CHE LOTTIAMO PER RESTARE UMANI.

Csoa Officina Trenino 211 viale della vittoria 211, Porto San Giorgio.

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Una risposta a Sui fatti di Fermo

  1. Nunzio scrive:

    Mai stato a Fermo.

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