CON DAX E LE DONNE RIBELLI NEL CUORE

CON DAX E LE DONNE RIBELLI NEL CUORE
Venerdì 16 marzo, a quindici anni dalla Notte Nera di Milano, l’assassinio di Davide “Dax” Cesare e gli scontri all’ospedale San Paolo, saremo come sempre in via Brioschi. Ritorneremo in quelle strade per ricordare che il fascismo uccide e le forze poliziesche lo proteggono, per non dimenticare Dax, assassinato, gli altri feriti, tra cui Alex ridotto in fin di vita, e le decine di compagnx accorsi all’ospedale, pestati a sangue dalle squadracce di sbirri. Manganelli polizieschi e lame fasciste quella notte hanno colpito congiuntamente, lasciandoci segni indelebili e la mancanza di un compagno. Un compagno che amavamo e a cui vogliamo rendere omaggio, oggi come ieri, intrecciando la sua storia con quella di altre persone uccise da fascisti o dalle forze repressive del capitalismo.


Fin dal primo istante, il 16 marzo del 2003, il volto di Dax si affianca a quello di Rachel Corrie, morta a 23 anni, quello stesso giorno, in Palestina, travolta da un tank mentre con il suo corpo difendeva delle case palestinesi nei territori occupati. Fin dal primo istante abbiamo condiviso il dolore per la morte di una donna che, in un’altra parte del mondo, stava lottando contro l’occupazione israeliana. Quest’anno torniamo a ricordarla e ad attraversare i confini per condividere storie di donne. I volti di Dax e Rachel si affiancano a quelli di altre donne che nel mondo hanno lottato contro fascismo, patriarcato e capitalismo.
Heather, militante antifascista uccisa nell’agosto scorso da un suprematista bianco al termine di un raduno di estrema destra, in Virginia, USA;
Beti, direttrice del Centro de Apoyo Comunitario Trabajando Unidos, uccisa nell’aprile 2010, insieme al compagno Juri da paramilitari, nel Municipio Autonomo di San Juan Copala, Messico;
Berta, coordinatrice del Consejo de las Organizaciones Populares y Indigenas de Honduras, uccisa nel marzo 2016 da sicari delle multinazionali durante la lotta contro la costruzione di una diga;
Macarena, militante mapuche assassinata nell’agosto del 2016, come Berta, da sicari delle multinazionali durante una battaglia per la difesa del territorio;
la Comandanta Ramona, compagna zapatista che ha combattuto per la costruzione di un’alternativa al modello neoliberista in Chiapas, mancata nel gennaio del 2006;
Sakine, fondatrice del PKK, Fidan, rappresentante del Kurdistan National Congress (KNC), Leyla, giovane attivista del PKK, uccise nel gennaio 2013 tramite l’esecuzione di sicari, a Parigi, e tutte le şehid kurde che cadono combattendo in Siria e in Iraq, dove la rivoluzione ha come presupposto la liberazione delle donne dal millenario dominio patriarcale. Un dominio che ogni giorno in tutto il mondo uccide, in quella strage silenziosa chiamata femminicidio. Per questo ricorderemo anche tutte le donne assassinate dalla violenza maschile.
L’anniversario mette l’antisessismo al centro della lotta antifascista e anticapitalista. Ritrovando nella dignità e nel coraggio di queste donne, un esempio che alimenta prospettive di cambiamento e liberazione. Quella dignità e quel coraggio che abbiamo visto nelle nostre madri, Rosi, Heidi, Stefania, Patrizia, e in tutte quelle che, dall’Argentina al Messico, hanno raccolto l’eredità dei loro figli e delle loro figlie.
“Ci chiamavano le pazze, e qualcuno pensava che fosse un’offesa. Certo, ci mettevano dentro tutti i giovedì, e noi ritornavamo. Ci dicevano, eccole lì, le pazze. Le arrestiamo e loro ritornano. Ma noi sapevamo di essere pazze d’amore, pazze dal desiderio di ritrovare i nostri figli… E poi, perché no? un po’ di pazzia è importante per lottare. Abbiamo rovesciato il significato dell’insulto di quegli assassini. Non ci offendeva più che ci chiamassero pazze. Per fare quello che abbiamo fatto, quello che continuiamo a fare, dobbiamo essere un po’ pazze. La follia è importante. A volte sono proprio i pazzi, insieme ai bambini, quelli che dicono la verità.” Hebe de Bonafini, presidente delle Madri argentine di Plaza de Mayo.

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