ANCHE NOI ASSOCIATI E DELINQUENTI.
Solidarietà e complicità con compagni e compagne di Giambellino arrestati.
Giovedì mattina in Giambellino si è consumato un grave attacco ad una delle tante esperienze di lotta e autorganizzazione radicate nei quartieri popolari milanesi. 9 arresti, 5 case e uno spazio sociale sgomberati sono il pesante bilancio dell’operazione poliziesca che ha colpito il Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio.
Un’infamante campagna mediatica ha tentato di legittimare questo processo di criminalizzazione attraverso l’assurdo accostamento delle pratiche del Comitato al fenomeno del racket, allineandosi pienamente al teorema del pm Basilone (già noto per l’accanimento nei confronti degli arrestati del 1 maggio 2015), che collocherebbe i compagni arrestati al vertice di una “associazione a delinquere”.
E’ evidente che questo tipo di intervento costituisce, sul territorio milanese, il primo significativo tentativo di mettere in pratica il diktat securitario e repressivo di Salvini, declinatosi a inizio settembre con la famigerata circolare ai prefetti (https://boccaccio.noblogs.org/post/2018/09/11/sulla-circolare-di-salvini/) e poi definitivamente sancito dal Decreto Sicurezza. L’operazione si inserisce quindi in un quadro nazionale di guerra dichiarata ai migranti, alle reti solidali, a chi lotta a fianco dei più deboli: proprio nella giornata di giovedì, 16 componenti del Comitato Prendocasa di Cosenza ricevevano notizia di essere inquisiti per associazione a delinquere, sempre nel contesto della lotta per la casa.
Sul banco degli imputati finisce la lotta per il diritto all’abitare, ossia quel mix di pratiche e assunti teorici che da sempre appartiene al dna dei movimenti antagonisti e di chiunque abbia a cuore una società fondata sulla giustizia sociale. Se è questo che rende un gruppo di compagni e compagne una “associazione a delinquere”, sia chiaro che ci sentiamo anche noi associati e delinquenti. In una parola, complici.
Questa operazione è un colpo basso a cui occorre reagire con forza e determinazione, affinché da subito si blocchino gli ingranaggi della repressione e non si presti il fianco a nuove manovre o nuovi sgomberi che, su queste basi, potrebbero riguardare ciascuno di noi.
E’ con questo obiettivo che nella serata di giovedì centinaia di solidali si sono ritrovati in piazza Tirana e hanno attraversato in corteo il quartiere, rivendicandosi il percorso di lotta che da anni anima il Giambellino, un percorso fatto di solidarietà, autorganizzazione, socialità, resistenza, sport popolare, pratiche di mutuo soccorso che, alla luce del sole, costituiscono una risposta concreta alle logiche speculative e alla malagestione del patrimonio di edilizia popolare cittadino.
L’attività di questo tipo di comitati rappresenta inoltre un importante argine al tentativo di razzisti e populisti giallo-verdi di cercare consensi nelle periferie: da San Siro a Corvetto, dalla Barona a viale Padova, la mappa dei quartieri resistenti milanesi rappresenta indubbiamente un cruccio personale per Salvini. La “sua” città, da nord a sud, è attraversata da esperienze antirazziste che quotidianamente operano in contrasto aperto con le parole d’ordine del Ministero (come ampiamente testimoniato dalle migliaia di persone in piazza il 2 dicembre contro il Decreto Sicurezza e l’apertura di un CPR in Corelli).
Invitiamo quindi tutti a seguire con attenzione quanto accadrà nei prossimi giorni a Milano, con particolare riferimento al proseguo della lotta dei Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio, e ci uniamo al coro di solidali che chiede l’immediata liberazione dei compagni e della compagne agli arresti domiciliari.
FOA Boccaccio 003