Il nuovo regolamento di polizia urbana, approvato la scorsa settimana dalla giunta monzese, ha suscitato aspre critiche da più parti, anche tra alcuni sostenitori del sindaco che l’hanno considerato estremo. In effetti tal regolamento andrà ad incidere su tutti gli aspetti della vita quotidiana, dalla socialità alle semplici faccende casalinghe, risultando quindi fin troppo limitante. A renderlo ancor più fastidioso la dichiarazione del sindaco che annuncia che il livello di insicurezza percepito è maggiore di quello reale. D’altra parte compaiono divieti che hanno poco a che fare con la sicurezza, bensì con l’estetica, l’immagine della città, il decoro. La giunta, proclamando di voler aumentare la sicurezza percepita e confondendo sicurezza e decoro, impone allora una serie di divieti inutili e buoni solo a criminalizzare qualunque comportamento: niente “bivacco”, niente birra in giro, niente giochi per strada, niente musica, niente panni stesi sui balconi.
Ci sembra allora importante discutere di questo regolamento. Perché ci tocca tutti, ma soprattutto perché abbiamo sempre sostenuto un modo diverso di stare in città, convinti che la fiducia e il rispetto reciproci, la socialità libera e spontanea siano sufficienti a vivere la città in sicurezza.
Alcuni spunti di riflessione per stimolare il dibattito:
Qual è l’effetto di questo regolamento? Chi penalizza maggiormente?
Questo regolamento limita una socialità libera e spontanea? Perché farlo?
Quale modello di sicurezza propone questo regolamento? Che cos’è la sicurezza?