Nelle ultime settimane, abbiamo appreso dai giornali di una serie di operazioni di polizia volte al controllo della libera socialità in piazza Carrobiolo. Ci è sembrato spropositato in una situazione simile, ovvero adolescenti che passano il sabato sera in una piazzetta della città, il numero di persone identificate (un centinaio in due sere), ma ieri abbiamo avuto modo di appurare quanto nelle piazze monzesi la polizia metta in scena un vero e proprio teatro dell’assurdo.
Alcunx di noi erano casualmente in piazza Carrobiolo con davanti uno scenario piuttosto desolante: una piazza vuota e silenziosa, semplice luogo di transito per qualche passante che portava fuori il cane.
Solo verso le 23 la piazza si è lievemente animata con l’arrivo di una dozzina di ragazzi e ragazze, in maggioranza minorennx. Un gruppo di amicx qualunque che, tra una chiacchiera e una risata, si preparava a passare un tranquillo sabato sera.
Ma è stato verso mezzanotte che è entrata in scena la vera anima della festa. Uno sbirro in borghese, seguito da 3 volanti di Polizia e una del NOST (Nucleo Operativo Sicurezza Tattica, ovvero i “super-vigili” di Allevi); una decina di agenti in tutto, con al seguito l’immancabile cane antidroga Narco, che hanno subito proseguito a identificare tutti i presenti, in quella piazza gremita di ben 15 ragazzinx… quasi più agenti che persone.
Al netto di un numero così esiguo di persone in piazza, che tra l’altro non stavano procurando nessun disturbo, abbiamo chiesto spiegazioni all’agente che dirigeva l’operazione (che poi abbiamo scoperto essere nientemeno che il Vicequestore) . Le risposte sono state tra il patetico e il drammatico. “Un normale controllo di polizia” è ben presto diventato un “Potrebbe esserci un latitante” – d’altronde i centri storici, soprattutto le piazze telecamerate, sono il rifugio ideale per chi è ricercato dalla polizia, non è vero? -. Dopo aver perso svariato tempo alla ricerca di fantomatica droga per terra e sugli alberi e nonostante il cane Narco non avesse segnalato la presenza di alcuna sostanza, le guardie hanno fatto avvicinare due minorenni alla loro macchina per un grande classico della polizia: l’autoperquisizione. Chiaramente questa non ha dato nessun risultato. Sembrandoci sempre più eccessivo questo “zelo” abbiamo continuato a chiedere se non fosse esagerato questo trattamento nei confronti di quel gruppo di adolescenti, ricevendo risposte sempre più assurde del tipo “Pensi se qua ci fosse una ragazzina fuggita di casa… con la mamma che la cerca e piange!” –
Inutile dire che ogni nostra domanda ha ricevuto risposte che andavano da un “ah ma lei è avvocato?” e un “guardi che la denuncio per oltraggio”; la qual cosa ha definitivamente chiarito cosa stesse accadendo: una retata repressiva con lo scopo di spaventare un gruppetto di minorenni e fare tornare quella piazza al silenzioso deserto che era prima. La socialità che diventa un problema di ordine pubblico, perché nella città del decoro o vai a spendere molti soldi in un locale o te ne stai a casa. È questa la sicurezza nella Monza di Allevi e del nuovo questore Odorisio: l’esercizio della forza, i controlli arbitrari, le paternali sull’uso di sostanze, la repressione di qualsiasi occasione di socialità spontanea. Alla faccia dei discorsi sul disagio giovanile post-pandemia!
Dopo l’identificazione, i presenti sono stati allontanati dalla piazza, a due di noi è stata data una multa per consumo di bevande alcoliche in strada – addirittura due birre da 33! L’ordine è stato ristabilito, i monzesi possono tornare a dormire sogni tranquilli.
“Ma vi sembra normale tutto questo?” è stata la domanda, un po’ ingenua, che abbiamo infine posto agli agenti. Pronta la risposta di uno dei vigili: “no”.