Riflessioni post assemblea pubblica

IN QUESTA CITTA’

Ringraziando tutte le persone e le realtà intervenute, condividiamo alcune sintetiche riflessioni sull’assemblea pubblica tenutasi martedì 12 luglio presso la FOA Boccaccio, rilanciando fin da ora per martedì 20 settembre un nuovo momento di confronto cittadino sui temi emersi.

Aggiornamenti da via Rosmini: il MOSS si mangia anche il civico 13 e si trasforma in impresa immobiliare.

L’assemblea si apre aggiornando sulla situazione di via Rosmini: si è appreso che i gestori del MOSS (impresa di ristorazione che ha acquistato insieme al CAI il civico 11 e fatto sgomberare il Boccaccio) hanno fondato una società immobiliare denominata CAMPO MAURO SRL. Hanno di conseguenza esteso il proprio intervento acquistando anche sul fabbricato confinante (il civico 13), con dichiarato intento di procedere con progetto di edificazione a fine residenziale. In questo contesto, la tanto declamata “Casa della montagna” (poco più di una sala riunioni ricavata all’interno degli stabili) si conferma l’aspetto più marginale di tutta l’operazione, il consueto (e maldestro) tentativo di celare un’imponente azione di profitto immobiliare privato dietro al volto spendibile dell’associazionismo. Una barzelletta a cui non ha mai creduto nessuno.

In via Timavo fioriscono partecipazione e autorganizzazione.

Un anno di occupazione consegnano un bilancio confortante sulla partecipazione dei giovani monzesi all’esperienza di autogestione: dallo sgombero di via Rosmini è stato possibile incanalare la rabbia per lo spazio perduto in un nuovo percorso di costruzione politica collettiva in via Timavo. Lo spazio, inteso come esperienza politica e non come mero contenitore, è percepito come indispensabile all’interno di una città dormitorio e repressiva. Per le attività proposte, sia di approfondimento che di aggregazione, il Boccaccio si conferma al centro della geografia e delle abitudini di un’ampia fetta della popolazione giovanile della città. Nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, una nuova generazione di persone si è lasciata coinvolgere e ha dato il proprio contributo alla crescita del percorso. Anche grazie alle recenti mobilitazioni studentesche contro l’alternanza scuola-lavoro, nuove forme di protagonismo politico hanno fatto vivere lo spazio sociale. Adesso si avverte l’urgenza di proiettare queste nuove relazioni e attività al di fuori delle mura di via Timavo.

Nel deserto di Monza.

É opinione comune che le situazioni più significative e stimolanti si debbano generare all’esterno per contaminare il resto della città e moltiplicare le occasioni in cui sperimentare pratiche di autogestione. Le domande su come procedere in questa direzione rimangono aperte e necessiteranno di nuovi momenti di confronto per trovare risposte condivise, ma è diffusa l’esigenza di rinnovare e intensificare la comunicazione politica per veicolare i contenuti a una platea più ampia possibile. Altrettanto condiviso è il bisogno di attivarsi all’interno di una città morta e soffocante, sempre più vuota di contenuti e desertificata nelle relazioni, dove le possibilità di socialità e intrattenimento dal basso sono continuamente represse e svilite dalle forze dell’ordine e dalle politiche istituzionali. Cementificazione, controllo sociale, dittatura del profitto, assenza di iniziativa culturale e di spazi di libera espressione sono i fronti più caldi sui quali si intende proseguire ad agire, che si sommano alla grave situazione politica nazionale e internazionale.

In Italia e nel mondo

Dalla guerra alla crisi climatica, passando dall’inflazione alla truffa del PNRR, l’assemblea pone il proprio sguardo sulla necessità di costruire una comunità politica consapevole sulla complessa contingenza nazionale e internazionale: soggetti organizzati e individualità saranno chiamati a una determinata capacità di mobilitazione nei prossimi mesi e occorrerà moltiplicare l’impegno sia per presidiare questioni locali sia per porre lo sguardo alla situazione globale.

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