Associazione a delinquere con finalità di occupazione e resistenza.

Nel linguaggio del potere la solidarietà e l’autorganizzazione diventano “racket” e “associazione a delinquere”: le pesantissime condanne in primo grado nel processo ai compagni e alle compagne di Giambellino impegnati/e nella lotta per il diritto all’abitare segnano un grave salto di qualità nel clima di generale criminalizzazione delle lotte. Siamo potenzialmente tutti/e a rischio, nelle battaglie studentesche, sul posto di lavoro, nei nostri quartieri e città devastati da crisi economica, sociale e climatica. E allora rispondiamo uniti/e, in primo luogo esprimendo solidarietà e complicità con chi è stato colpito da queste condanne, in secondo luogo proseguendo con ancor più determinazione nei percorsi di lotta intrapresi nei territori, nell’urgenza di ribaltare i rapporti di forza.

FOA Boccaccio 003

Qui di seguito il comunicato del Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio

Associazione a delinquere con finalità di occupazione e resistenza.

Arriva la #sentenza di primo grado del processo “Robin Hood”: un bel macigno.

Il #tribunale di #Milano, fattosi verbo attraverso i panni del giudice Giuseppe Fazio, decide di fare la storia: marchiare finalmente con una qualificazione giuridica delinquenziale il diritto naturale alla #resistenza e alla protesta.

Da 2 anni a 5 anni e mezzo, un totale di 30 ANNI di pena somministrati con la rapidità della lettura di un foglietto illustrativo, le condanne vanno oltre le richieste della Procura, dando corpo a quel micidiale precedente – da cui abbiamo messo in guardia fin dai nostri arresti – per tutti i movimenti di lotta per la casa, ora potenzialmente imputabili di “racket” e “associazione criminale” per le attività di solidarietà e mutuo soccorso verso chi viene marginalizzato dalle istituzioni, e quindi dalla società.

Per noi, tutte le persone hanno il diritto inalienabile ad avere un tetto sulla testa.
Tutte le persone hanno il diritto inalienabile ad una vita serena.

Qui, ai margini della città, le case sono vuote e riscaldate.
Delle decine di migliaia di persone che – smacco profondo, violenza umana – sono lasciate a marcire nelle liste d’attesa, sono sempre più grosse le fila di coloro che infrangono le barriere del “benpensare” per ristabilire ciò che gli è dovuto.

Una storia che va ben oltre la mediocrità di questo giudice e il nostro passaggio per le strade di periferia ci risponde da secoli che la legalità di un’azione non sempre coincide con la sua legittimità.

La nostra etica ci impone altre scelte. Sempre.

Noi non ci fermeremo.

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