Giovedì 15 dicembre è stata ospitata presso una libreria di Monza la presentazione d libro Le strade della teppa. Le orecchie ci si sono rizzate subito perché il tema ci interessa molto, consapevoli di come questa città mantenga con la cosiddetta “teppa” un rapporto ostile e di aperto conflitto, ma soprattutto per il curioso fatto che a presenta l libro ci fosse un’assessora dell’attuale giunta comunale.
In un contesto sociale borghese, pregiudizioso e securitario come Monza è estremamente facile essere consideratə “teppa”, qualsiasi cosa questo termine significhi: basta essere unə adolescente (meglio se maschio e magari di origine nordafricana) e passare il fine settimana a cercare di divertirsi in centro per diventare -appunto- “teppa”, se non addirittura vero e proprio membro di una “baby gang”.
proprio lo spauracchio della “baby gang” che ha portato l’attuale assessore alla sicurezza Ambrogio Moccia a dichiarare il lavoro del suo predecessore, Federico Arena, in merito a interventi di controllo sociale sulla “teppaglia” monzese ( Nost)
Per chi non sapesse, o avesse la memoria corta, anche le centinaia di euro di multa che regolamento di polizia comunale ancora in vigore prevede per chi è “beccatə” a bere una birra per strada
Inoltre, da almeno sei mesi tutti gli eventi organizzati dalla Foa Boccaccio vengono dal dispiegamento di un numero spropositato di posti di blocco nelle vicinanze: nel tentativo di raggiungere via Timavo 12 decine di giovani di Monza e provincia (sicuramente membrə della famigerata “teppa”!) vengono puntualmente fermatə e identificatə
Sarebbe ironico se non fosse così frequente, ma proprio mentre due di noi bevevano una birra di Via Bergamo, poco prima della presentazione di Le strade della teppa, la Polizia di Stato e la Polizia Locale sono entrate nel locale identificando le persone presenti per verificare, a detta loro, che non vi fossero pregiudicatə nel posto.
È per tutti questi motivi che alcune di noi ieri hanno partecipato a questa presentazione, chiedendo ragioni della presenza di un membro della giunta, e anche quali obiettivi politici reali o spunti di riflessione questo evento si proponesse. Non ci convincono le risposte date, per cui la presenza dell’assessora sarebbe stata legittimata dalla sua posizione di ricercatrice in università e da quella di essere una persona di cultura qualsiasi: infatti, crediamo fortemente nella “politica del posizionamento”, nell’importanza di parlare, dire, pensare ricordando il punto di vista da cui partiamo, che non è mai neutro. E ricordiamo che se i nostri posizionamenti non sono mai neutri, lo sono ancora meno se rivestiamo cariche pubbliche.
Ci teniamo a ribadire, come già detto ieri all’assessora, che non abbiamo partecipato alla presentazione del testo per aprire dialoghi con l’Amministrazione, o per avanzare richieste rispetto la nostra attuale situazione. La nostra comunità si costruisce su idee e pratiche che continueremo a portare avanti in modo autogestito e collettivo, con le persone che frequentano e animano il nostro spazio. Non esistono giunte a noi amiche e non crederemo alla favola, raccontataci durante il dibattito, della Questura che obbliga il Comune a mettere a disposizione la polizia locale per reprimere la socialità a Monza. Piuttosto, se davvero si vuole marcare una differenza tra questa giunta e quella precedente, che lo si faccia. Che ognuno scelga la sua strada. Noi, la nostra, l’abbiamo scelta da tempo.