15 maggio a Monza: forme di autorecupero e rivendicazioni

15 maggio a Monza: forme di autorecupero e rivendicazioni

 

Durante la giornata mercoledì 15 maggio 2013 abbiamo ribadito che l’emergenza abitativa a Monza è grave, dimostrando tuttavia che esistono soluzioni: ne abbiamo messe in pratica alcune. Continua a leggere

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Fotoracconto #15M a Monza

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R-esistenze dalla Palestina

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Occupata la sede dei servizi sociali di Monza in via Appiani 17.

AUTORECUPERIAMO MONZA!

Occupata la sede dei servizi sociali di Monza in via Appiani 17.

 

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Ore 15: CONFERENZA STAMPA E APERTURA SPAZI AUTORECUPERATI

 

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Oggi insieme alle famiglie del Comitato monzese per il diritto alla casa, Unione Inquilini e i collettivi studenteschi monzesi, siamo entrati nell’edificio di via Appiani 17 che ospita i Servizi Sociali. Stiamo trasformando una parte del secondo piano (completamente inutilizzato) in un appartamento vero e proprio che verrà consegnato alla prima famiglia che verrà sfrattata così da dimostrare che la pratica dell’autorecupero è possibile e praticabile.

 

Questo edificio appartiene al Comune che vorrebbe venderlo, privandoci di un pezzo di patrimonio pubblico. L’edificio fu donato da Bartolomeo Zucchi alla città vincolandolo ad un uso esclusivamente sociale, presupposto che verrebbe tradito dalla svendita. Nel 2011 il consigliere Faglia evocò il fantasma di B. Zucchi per impedire al borgomastro Mariani di alienare lo stabile dal patrimonio pubblico; ora cambiano i partiti al potere, ma la sostanza sembra rimanere invariata.

 

La nostra azione si inserisce all’interno di una giornata di lotta internazionale, 15 maggio 2013, in cui centinaia di comitati, gruppi, spazi politici si mobilitano contro l’austerity attraverso azioni coordinate nelle città di tutta Europa. In Italia i lavoratori delle cooperative della logistica e i movimenti per il diritto all’abitare sono in piazza con cortei, presidi, scioperi e azioni dimostrative.

 

A Monza abbiamo deciso di prendere parola sull’emergenza sfratti: nell’ultimo anno, a causa della crisi economica, della precarizzazione del mercato del lavoro e di una difficoltà sempre maggiore ad accedere al reddito, sono aumentate in modo esponenziale le famiglie che non riescono a pagare l’affitto e di conseguenza gli sfratti per morosità incolpevole.

 

All’inizio del suo mandato, l’amministrazione comunale di Monza aveva annunciato di voler inserire le politiche abitative e il problema della casa al centro dell’agenda politica. Dopo pochi mesi sono però emerse le prime difficoltà e contraddizioni: le istituzioni sembrano non essere in grado di affrontare il problema complessivo e di uscire dall’emergenzialità del singolo caso. Appare evidente che non ci si è resi conto che servono provvedimenti drastici e coraggiosi che mettano in discussione la gestione passata delle politiche abitative.

 

I bandi di assegnazione di case popolari (sia ordinario che d’emergenza) hanno trovato una soluzione solo per 50 famiglie su oltre 800 richieste: ad oggi solo una piccola parte degli appartamenti assegnati sono stati effettivamente consegnati agli aventi diritto.

Per gli sfrattati (si viaggia al ritmo di 2/3 sfratti a settimana) che non sono in graduatoria invece vengono adottate “non-soluzioni” in residence o comunità estremamente costose per il Comune e la collettività (fino a 2000 euro al mese a perdere versate a strutture private) e che rischiano la divisione dei nuclei famigliari.

Non solo la Giunta si affida al settore privato, ma delega un problema prettamente abitativo ai Servizi Sociali che non hanno a disposizione mezzi adeguati per affrontarlo. Questi uffici sono costretti ad andare al di là delle loro competenze ordinarie, trasformandosi di fatto nell’Ufficio Sfratti.

 

La carenza cronica di abitazioni a canone sociale non è da risolvere con nuove costruzioni private, ma, ad esempio, con la valorizzare del patrimonio pubblico esistente attraverso la formula dell’autorecupero. E’ una pratica che necessita l’attivazione diretta dei futuri inquilini, affinché edifici (anche non residenziali) come la sede del Servizio Sociale in via Appiani e Ex ASL di via Reginaldo Giuliani possano essere ristrutturati e adibiti ad abitazioni temporanee, anziché essere messi in vendita a privati. Questo progetto è stato da noi presentato a gennaio all’amministrazione comunale (http://boccaccio.noblogs.org/post/2013/02/01/autorecuperiamo-monza/): oggi ne diamo una piccola dimostrazione pratica.

 

Finchè non si trovino delle soluzioni strutturali, che mettano a sistema provvedimenti drastici come anche la requisizione dello sfitto privato, si devono bloccare con urgenza gli sfratti per morosità incolpevole. Serve considerare come primaria la risoluzione della problematica abitativa: in città la tematica è di scottante attualità e non è più possibile affrontarla con strumenti palesemente inadeguati.

 

F.O.A Boccaccio 003                                                                 Comitato Monzese per il Diritto alla Casa

 

boccaccio.noblogs.org

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banditi – reclaim space

banditi – reclaim space

 

“…sugli spazi a Milano non abbiamo nulla in Comune…”

 

appunti in divenire per un incontro pubblico giovedì 16 maggio ore 20.30 presso Arci Bellezza (Via Bellezza 16) e una manifestazione metropolitana sabato 25 maggio ore 15.00.

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LA VOLPE E L’UVA. Critical wine in Boccaccio

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Monza, maggio 1898

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MAYDAY 2013: RIPRENDIAMOCI IL FUTURO

Questa galleria contiene 4 foto.

Il mondo che conoscevamo solo fino a qualche anno fa è crollato davanti ai nostri occhi. La situazione italiana lo mostra in modo evidente. Il tessuto sociale è andato in mille pezzi. C’è però la possibilità che dalla rottura di … Continua a leggere

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Cena benefit per Marina e presentazione del dossier “Girotondo”

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TROPPA GENTE SENZA CASA…

TROPPA GENTE SENZA CASA…

TROPPE CASE SENZA GENTE…

TROPPA GENTE IN UNA CASA!!!

Oggi martedì 7 Maggio un ennesimo sfratto per morosità incolpevole rischia di compromettere l’integrità di un nucleo familiare “numeroso” per cui sembrano non esistere soluzioni capaci di ospitare genitori e figli sotto lo stesso tetto, anzi ad alcuni di loro è stato offerto un tetto fuori città e per gli altri la strada sembrava l’unica alternativa. Continua a leggere

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