Squat! HC Resistance Fest – II Edizione

 
 

Tutt'altro che due semplici serate di musica – LEGGERE ATTENTAMENTE !!!

Seconda edizione del festival SQUAT!, gruppi nuovi nello stesso posto, la FOA BOCCACCIO, con lo stesso obiettivo molto chiaro: rivendicare la legittimità, il valore e la necessità delle pratiche di occupazione ed autogestione, opponendosi alle politiche repressive di sgombero e criminalizzazione degli spazi antagonisti.

La prima edizione di questo festival, in luglio, è stata un grande successo in termini di affluenza e partecipazione, numeri che ci hanno stupito e che ci piacerebbe si potessero ripetere anche in momenti di lotta. Da luglio ad oggi l'ondata di sgomberi che colpisce da tempo la metropoli milanese ci ha sottratto altri due spazi, molto diversi tra loro: a fine luglio è stato sgomberato lo studentato V33 di via Volturno, occupato da tre mesi dal collettivo ASSO, mentre poche settimane fa è stata posta fine alla trentennale esperienza del GARIBALDI, luogo importante della storia antagonista milanese.

Ma non solo qui si vive una stagione nera di repressione: il 20 agosto è stato sgomberato in CSOA LA CHIMICA a Verona, il 21 settembre l'INFERMERIA OCCUPATA di Bari, il 2 ottobre in neonato centro LA REALIDAD a Parma. Se il susseguirsi di questi episodi fa crescere in noi la rabbia e suscita la massima solidarietà nei confronti di chi si è visto privato dei propri spazi di lotta e progettazione, ciò che ci lascia più perplessi è constatare, soprattutto in ambito metropolitano , lo scarso seguito che le rivendicazioni dei militanti ottengono da parte delle tante persone che frequentano abitualmente questi spazi, durante le iniziative pubbliche. Quante persone si sono mobilitate per difendere i centri sotto sgombero ? Poche, pochissime. Questo fatto ci preoccupa e, se da una parte ci induce a riflettere sulla reale capacità coinvolgimento delle nostre iniziative, dall'altra ci spinge a tornare con forza a chiedere che la difesa degli spazi sociali non sia delegata soltato ai militanti (pratica da tempo dimostratasi fallimentare).

Quando le rivendicazioni degli occupanti si saldano con le esigenze di tante altre soggettività (politiche, sociali, artistiche) e la solidarietà attiva diventa un sentimento condiviso, è possibile opporsi a chi reprime: sabato 6 ottobre a Bologna, il corteo indetto dal laboratorio CRASH!, che Cofferati aveva fatto sgomberare il 20 agosto, ha portato, grazie alla partecipazione di 5000 persone, all'occupazione di un nuovo spazio, dando una risposta concreta a chi pensa di sopprimere con gli sgomberi l’esigenza vitale di spazi sociali .
Copenaghen, dopo lo sgombero dell'UNGDOMSHUSET a marzo, è stata per giorni teatro di violenti scontri tra attivisti e forze di polizia: la rivolta non si è sedata con il passare dei mesi e sabato scorso è sfociata in una manifestazione di 10000 persone, intenzionata, come a Bologna, a prendersi un nuovo spazio (www.aktiong13.dk). Altri scontri, 400 arresti e una mobilitazione che non intende fermarsi neanche davanti ad un enorme dispiegamento di forze messo in campo dalle istituzioni cittadine: già nuove iniziative sono in cantiere per raggiungere l’obiettivo prefissato.

E’ dunque chiaro che per nascere, crescere, resistere e rilanciare le proprie pratiche anche dopo uno sgombero, i centri sociali necessitano di un impegno costante, da parte di tutti. Siamo spazi pubblici, non locali privati. Hanno ancora senso spazi come il nostro? Oppure sono diventati per che li attraversa semplici luoghi di consumo, magari anche alternativo, ma del tutto incapaci di stimolare un coinvolgimento attivo nelle rivendicazioni politiche che stanno alla base di un'esperienza antagonista?

Avvalorare questa ipotesi significherebbe la sconfitta ed il declino del ruolo che i centri sociali (quelli veri, non quelli che nascondono sotto la maschera dei grandi ideali un intento di profitto) hanno sempre voluto svolgere nella società, un ruolo traducibile in termini di conflitto nei confronti di un mondo ed un sistema che tendono ad opprimere in tanti modi diversi le libertà dell'individuo.
Per questo motivo siamo sotto costante attacco, siamo spazi di conflitto, conflitti radicali che spesso possono trovare agibilità soltanto attraverso la pratica illegale dell'occupazione. Vogliamo riportare dunque l'attenzione sulle priorità di un progetto come il nostro: chi sceglie di attraversare i nostri spazi fa una scelta politica, non necessita solo di uno spazio per concerti o iniziative culturali.

Non vogliamo diventare un luogo dove semplicemente passare un sabato sera in compagnia, ma rilanciare l'idea originaria per la quale la nostra esperienza ha sviluppato il proprio percorso per più di tre anni: il BOCCACCIO come laboratorio sociale e spazio per progettare idee capaci di incidere sul contesto che ci circonda, dal quartiere alla città, fino alla metropoli e anche oltre.
Non sarà un festival a risolvere questo tipo di problema e a sciogliere i nostri dubbi, ma in attesa della III edizione, già in cantiere, speriamo che le due serate rilancino con forza una questione che ci sta particolarmente a cuore e che vorremmo condividere in profondità con le persone che attraversano i nostri spazi.

Occupare non è una moda, ma una necessità ben precisa.

FOA BOCCACCIO 003

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