LeCittàSottili – festival di teatro, danza e musica per un progetto sociale ed artistico

La F.O.A. Boccaccio ed il Teatro alla Scala pericolante, insieme ad una rete di altre realtà sociali delle metropoli, sostengono attivamente il progetto LeCittàSottili, un festival autorganizzato di teatro, danza e musica che attraverserà diversi luoghi di Milano e provincia, nonchè della Brianza con un obiettivo ben preciso (vedi progetto sotto). Presto online il calendario delle iniziative, che si svolgeranno a partire dal 10 aprile.   

LE CITTA’ SOTTILI 

[…] E’ inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere le città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati.  Italo Calvino, Le città Invisibili 

Leggi il progetto: 

Da dove partiamo

Il progetto nasce e si sviluppa a partire dall’incontro con Khosro Adibi, un artista che lavora nell’ambito internazionale della danza e delle arti performative. Un artista indipendente che, muovendosi da alcune tra le più importanti realtà del teatro e della danza contemporanei europei, è riuscito ad attivare e sostenere in Sud America progetti sociali di cooperazione ed educazione attraverso le arti sceniche (progetto I.P.L. e C.A.E./Fronteras). Un artista che, come tanti, crede nella possibilità di creare luoghi di incontro e appartenenza in cui l’arte divenga tramite di una possibilità di scoperta e relazione con sé e con la realtà cui si appartiene, e di cui sentirsi parte attiva.

ll primo passo è stato dunque il desiderio di ospitare a Milano, sostenendone lo spirito e le modalità d’azione, un progetto già avviato da un artista che alcuni di noi hanno incontrato, con cui hanno studiato e condiviso momenti di ricerca e sperimentazione intorno alla danza e al teatro.

Da qui si è sviluppata una progettualità più ampia e articolata che, pur nascendo da un’esigenza specifica e temporanea (ospitalità e condivisione di un progetto di arte/educazione già in atto), si plasma intorno alla consapevolezza di un’urgenza: creare uno spazio idoneo alle arti performative che possa ospitare, connettere e promuovere confronti e sostegni creativi e artistici e possibilità formative, dove diversi linguaggi ed esperienze possano incontrarsi e comunicare.

Partendo dal nostro linguaggio specifico, la danza contemporanea, in tutte le sue molteplici potenzialità espressive, e dalla metropoli milanese, con le sue multiformi contraddizioni, riconosciamo in primo luogo come risorse quegli spazi che non si reggono su logiche private o di profitto, quei luoghi in grado di accogliere e accettare la complessità e trasversalità dell’arte ed espressione contemporanea. Parliamo dunque di quegli spazi di socializzazione che, per costituzione e per scelta, riescono ad incontrare la natura del fare artistico come pratica di sperimentazione e ricerca che necessita di un tempo e di uno spazio svincolati da restrizioni di alcun tipo (siano le logiche di mercato, i tempi dei teatri “ufficiali” o degli spazi privati). Quegli spazi cioè che riescono a facilitare processi di scambio e di arricchimento reciproco, fondamentali per la crescita personale e collettiva di ogni soggettività (artistica e non).

 Il progetto

Consapevoli dunque di confrontarci con domande e questioni vicine a molti e già condivise in vari modi all’interno degli spazi sociali (negli ultimi 10-15 anni pensiamo alle esperienze del teatro presso il Leoncavallo, al laboratorio di teatro e arti circensi in Torchiera, all’attività artistica del Baraonda, alle  rassegne e festival promossi dal Teatro alla Scala Pericolante, al progetto del Teatro del Baratto dell’ Arci di Arcore e alla nascita della sala teatrale presso il S.O.S. Fornace di Rho e ad altre realtà indipendenti di vario tipo, tutte esperienze basate sull’autoproduzione e autogestione), ci troviamo oggi coinvolti in un nuovo tentativo di portare avanti concretamente un’idea e un desiderio: avviare un progetto di condivisione attraverso l’arte, in particolare la danza e il teatro, in alcuni spazi “aperti” della città. È un progetto ambizioso che può crescere solo nel tempo, un passo alla volta, un progetto che lavora sulla quotidianità, sugli elementi fisici dello spazio e sulle risorse disponibili, confidando in primo luogo sulle pratiche di autofinanziamento. E’ un progetto che nasce da una volontà di condivisione e di scambio, frutto dell’urgenza comune di un gruppo di danzatori e artisti indipendenti e dell’incontro con le realtà sociali presenti e attive sul territorio di Milano e provincia.

Grazie alla disponibilità e alla sensibilità culturale di alcuni spazi sociali (attualmente sono coinvolti il centro sociale Baraonda di Segrate, la cascina autogestita Torchiera, il Teatro alla Scala Pericolante e il collettivo del centro sociale Boccaccio di Monza, l’Arci Blob di Arcore), è stato possibile  progettare un percorso, che prevede la creazione  negli spazi stessi delle condizioni strutturali minime per essere fruiti dalla danza e dal teatro.

Nei mesi di aprile e maggio saranno dunque organizzati eventi, un festival itinerante tra i vari spazi,  aperitivi, cene e serate in cui danzatori, performer, musicisti, artisti di varia natura presenteranno e condivideranno il loro lavoro offrendo un confronto e un contributo a sostegno del progetto.

 

 […] Già il Gran Kan stava sfogliando nel suo atlante le carte delle città che minacciano negli incubi e nelle maledizioni: Enoch, Babilonia, Yahoo, Butua, Brave New World.      Dice: – Tutto è inutile, se all’ultimo approdo non può essere che la città infernale, ed è là in fondo che, in una spirale sempre più stretta, ci risucchia la corrente.

        E Polo: – L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazioItalo Calvino, Le città Invisibili 

 

Chi siamo

Siamo cinque donne che, attraverso l’energia creativa della danza, si muovono in una città spesso difficile cercando di dare spazio e respiro ad una pratica che è mezzo espressivo, di conoscenza e di azione sociale.

Alcune di noi operano nel campo dell’educazione, del disagio sociale e della promozione culturale da diverso tempo; alcune hanno fatto della danza la propria professione, altre l’hanno coltivata come mezzo conoscitivo. Per tutte l’urgenza di condivisione dei propri mezzi espressivi e di trasformazione sociale, che si concretizzano in questo progetto, è il frutto di esperienza, di maturità artistica e di una sempre più forte presa di coscienza delle potenzialità di creazione, trasformazione ed educazione che la danza, e tutte le discipline artistiche in generale, possono offrire.

Questa nostra prospettiva ha incontrato il sostegno di diverse realtà sociali della metropoli.

 Cominciamo dalla “base”

Come primo passo, il ricavato degli eventi di autofinanziamento sarà investito nella realizzazione di un pavimento in legno modulare, smontabile e quindi condivisibile tra le diverse realtà sociali coinvolte e a sostegno del progetto. Questo pavimento costituirà la “base” per rendere gli spazi sociali luoghi attrezzati allo studio e alla pratica fisica del movimento, sia la danza, il teatro o altro, uno spazio che accolga prove, lezioni accessibili a tutti, workshop di artisti e maestri italiani ed internazionali, spettacoli, performance e spettacoli di artisti emergenti e non…questa è la forma del nostro desiderio.

 Costi del pavimento

In relazione agli obiettivi de Le città sottili abbiamo progettato un pavimento modulare (1 modulo=1mq circa) di grandezza massima di 100mq.

La superficie trattata a parquet e la struttura flottante lo renderanno adatto ad un tipo di lavoro fisico in cui è importante una superficie elastica e liscia. La modularità ne renderà facile e veloce l’assemblaggio e permetterà di montare il pavimento in luoghi di diverse dimensioni.

La spesa prevista è di circa 5000 euro.

    

Rosa Lanzaro, Giulia Damonte, Emanuela Passerini, Eleonora Parrello, Paola Pizzingrilli

Sostengono il progetto

Centro sociale Baraonda di Segrate

Cascina Torchiera di Milano

Teatro alla Scala Pericolante

F.O.A. Boccaccio di Monza

Arci Blob di Arcore

CasaStrasse di Milano

 

per contatti

lecittasottili@decimopianeta.com

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