Ieri è stata la prima giornata di pioggia ad Atene.
Diluviava.
Le strade sono diventate immediatamente dei fiumi che trascinavo con sé immondizia (sono giorni che non viene portata via), pietre, marmo, resti di oggetti distrutti, bottiglie vuote, mascherine antigas abbandonate, latine di birra, pezzi di plastica.
I volantini annacquati per terra e la gente a ripararsi sotto le pensiline del tram che porta alla spiaggia.
Io sono arrivata tardi, verso le 20. Ho corso per strada perchè non vedevo l’ora di arrivare. Ho ricevuto la telefonata della mamma preoccupata ma che ha “comprende” il mio desiderio di partecipare. La sua voce tremava. Lei aveva già visto la televisione. Io potevo solo immaginare…e più immaginavo, più correvo…
Ad accogliermi il suono dei gas sparati dalla polizia e il solito, consueto, irritante, odore dei lacrimogeni.
In piazza Syntagma la situazione si stava placando ma l’atmosfera era ancora carica di energia, di rabbia, di urla. Centinaia di persone sotto la pioggia da ore non ancora stanche, insoddisfatte, arrabbiate ed incapaci di andare a casa a dormire.
Emozionante davvero.
Tante urla davanti ai poliziotti schierati e tanta solidarietà. Con il buio ed il freddo ci si fa più vicini, e anche il semplice stare sotto ad una pensilina per ripararsi un attimo diventa occasione di scambio e di conoscenza. Una sigaretta condivisa, un sorso di birra. Poche parole ma riesco a capire ed ad esprimermi. E poi davvero in questi momenti non c’è bisogno di parlare: sappiamo tutti perchè siamo lì, ancora lì, e ce lo leggiamo negli occhi.
Agli angoli della piazza pezzi di semaforo e fuocherelli mai spenti. Qui bruciano tutto appena possono.
Il racconto di una telecamera del Mac Donald spaccata a più riprese da una bandiera anarchica ben stretta tra le mani di un ragazzo, con la polizia che guarda senza intervenire.
La polizia ha paura.
Davvero, lo si può percepire. Avanza ma mai troppo, tenendosi ben distante. Ovviamente appena può carica e si avvicina, però ha un atteggiamento diverso perchè comprende la determinazione della gente che protesta.
Uno scenario interessante, quello di ieri. La pioggia e la rabbia mi hanno regalato qualcosa di indimenticabile.
Dopo un paio d’ore raggiungo gli altri ad exarhia al Nosotros: ci scaldiamo con una serie di rakomeli (una specie di grappa calda con il miele) prima di dirigerci nuovamente a casa.
Ieri era il 7 novembre: sono qui da un mese esatto.
Un bel modo per festeggiare!