Solidali e complici con Davide

Apprendiamo con rabbia e tristezza che nella mattina di lunedì 18 febbraio le porte del carcere di Castrogno si sono aperte per Davide Rosci, uno dei compagni di Teramo Antifascista costretti ormai da mesi ai domiciliari perchè condannati a 6 anni per i fatti di Roma 15\10.


La richiesta di carcerazione è stata giustificata per una sua presunta tentata evasione, avvenuta nella mattina di Sabato 26 gennaio quando Davide sbadatamente uscì per andare a lavoro nonostante i permessi fossero solo da Lunedì a Venerdì.
I nostri collettivi si sentono particolarmente vicini ai compagni di Teramo. Ci accomuna un’idea di sport popolare antifascista e anticapitalista, la stessa idea che il mese prossimo animerà il decennale di Dax, ci accomuna la stessa rabbia che ha portato in piazza 300.000 persone quel giorno a Roma, ci accomuna la stessa repressione che instancabile serpeggia in tutta la penisola da Nord a Sud.
Negli scorsi mesi abbiamo avuto modo già due volte di raccogliere fondi per le loro spese processuali e di ragionare pubblicamente sulla spropositata condanna da cui sono stati colpiti e sull’uso repressivo del reato di devastazione e saccheggio.
Con questo comunicato vogliamo invece ragionare sull’incoerenza di questa nuova vicenda successa a Davide e sull’insostenibile precarietà degli arresti presso il domicilio.
Una persona che ha sulle spalle 9 anni di pena detentiva, scesa a 6 con il rito abbreviato, non organizza di certo la sua evasione dai domiciliari passando di mattina per le Poste in una cittadina piccola come Teramo (è lì che è stato fermato dai Carabinieri).
È una pena troppo pesante e ingiusta per rischiare di scontarla in carcere infrangendo gli arresti domiciliari. Girando per le sezioni di qualunque carcere molte sono le storie di ragazzi tornati dentro perché accusati ingiustamente di aver infranto i domiciliari.
Ogni storia è particolare e assurda ma nella sua assurdità condiziona il futuro e la libertà di un uomo: chi era sotto la doccia e non ha fatto in tempo a uscire, chi aveva avvisato in questura di avere un guasto al citofono e di poter essere avvisato telefonicamente dagli agenti preposti al controllo, chi alle 4 di notte non ha sentito il citofono perché ovviamente dormiva.

Possiamo metterci nei panni dello Stato, sordo e malfidente, a cui queste storie non interessano, a cui sono sufficienti le parole di qualche ottuso e indolente appuntato che piuttosto di faticare un solo
minuto di più per assicurarsi dell’effettività dell’evasione, preferisce fare rapporto e incarcerare.
Oppure possiamo metterci nei panni di tutti quei ragazzi che rischiano di cadere dalla padella alla brace, quelli che devono dormire con un orecchio aperto, che devono uscire dalla doccia in cinque secondi, quelli che non possono parlare al telefono o ricevere amici, quelli per cui la libertà sarebbe a portata di mano e invece resistono sopportando la loro condizione di prigionieri.
Da che parte stare non lo scegliamo, ci viene naturale e spontaneo come ci viene naturale pensare che se l’evasione è un reato allora siamo tutti criminali in potenza, essendo l’evasione è una scelta consapevole e bellissima di libertà, un diritto naturale, una tendenza di fondo per qualunque essere vivente.

Vogliamo esprimere a Davide tutta la nostra vicinanza sia politica che umana, sperando in qualche modo che questo possa aiutarlo a resistere e non lasciarsi andare, a camminare in sezione a testa alta e non abbassarla di fronte a nessun secondino.

Complici e solidali F.O.A. Boccaccio e Cordatesa
Per scrivergli: Davide Rosci c\o Casa Circondariale di Teramo, strada Comunale Rotabile, loc. Castrogno, Teramo 64100

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